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Selfie & Told: la band Spleeners racconta il primo album “A storm from a Butterfly”

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“I’ve just opened wide my eyes ‘cause I’m searchin’ for a sign/ To reinforce my faith in this old world shining lonely in the universe/ I just want to come back home leave this place I don’t belong/ Nice and peaceful good old friends running in circles above my head” – “A place to belong (on the wings)

A Storm From A Butterfly

Ciao gente! Siamo alienanti, melanconici, sagaci, naifs, in impudente e perenne stato alterato della percezione, mai troppo seri ma mai troppo scanzonati: siamo gli Spleeners, una band alternative indie/snob pop rock.

Ci siamo formati verso la fine del 2011 inizi 2012. Ognuno di noi proviene da un background musicale differente, che varia dall’indie british pop passando per il rock e il punk.

Siamo Vincenzo Firrera (Voce e chitarra), Tommaso Angelini (Voce, chitarra, basso in studio), Stefano Caniati (Batteria e cori).

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Tempo dopo la nostra formazione, potevamo contare già 13 canzoni nel repertorio, cosa che portò all’autoproduzione della prima demo, nell’attesa di poter registrare un lavoro più definito e professionale, più vicino alle sonorità e alle potenzialità della band.

Il nostro sound si ispira soprattutto a band come Blur, Radiohead, Beatles, Pink Floyd, Travis, Serge Gainsbourg, anche se non abbiamo mai posto un limite alla nostra creatività.

All’attivo in questi anni un buon numero di live, nella provincia di Varese e in Milano, cosa che ha permesso di migliore l’affiatamento e la coesione sonora della band.

Finalmente nel Marzo 2017 è uscito il nostro primo album “A Storm from a Butterfly registrato al CRONO Sound Factory di Vimodrone con Simone Sproccati e contenente 8 tracce.

Ed ora beccatevi la nostra Selfie & Told.

 

S.: La domanda più ovvia: perché Spleeners?

Spleeners: Innanzitutto, spieghiamo che Spleeners è un nome di fantasia che deriva dallo “spleen” genere letterario (uno dei più grande esponenti è Baudelaire) apprezzato da tutti i componenti  della band. Lo spleen è un genere melanconico, meditativo ed esistenzialista, caratteristiche che spesso si possono trovare nella nostra musica. Ci sembrava quindi divertente immaginarci come una band portatrice di “spleen” cosa che a piccole dosi non è male, no?

 

S.: Siamo sicuramente 3 personalità distinte, che cosa ci lega, che ci spinge a trovarci a suonare a tutt’oggi?

Spleeners

Spleeners: Potrà sembrare una risposta di maniera, ma quello che ci lega è la voglia di far musica insieme, partire con un riff, una canzone accennata, suonarla e vedere cosa succede e dove ci porta.

 

S.: Come nasce il nostro video “Burn up the flag”?

Spleeners: Il video ha avuto una discreta gestazione, volevamo qualcosa di semplice, immediato, come la canzone del resto, era anche la prima volta che giravamo un video. Abbiamo scartato parecchie idee e opzioni, vuoi perché poco attinenti, fattibili per danaro o mezzi. Per finire, fortuna ha voluto che ci è stato messo a disposizione l’ex cartiera di Fagnano Olona ormai in disuso, pieno di murales di ottima fattura, la location era perfetta. Abbiamo girato il video in un giorno solo grazie al nostro amico Paolo Pandroni che oltre a fornici la mano d opera, ha utilizzato il drone per rendere le riprese certamente più interessanti, il montaggio è stato fatto da Alessandro Caniati. Ci siamo divertiti un sacco a girarlo e pensiamo che il video rappresenti perfettamente l’energia che trasmette la canzone “Burn up the flag”. È scanzonato, divertente e allegro.

 

S.: Il disco si intitola “A Storm from a Butterfly” un titolo che richiama la teoria del caos, cosa possiamo trovare di caotico nell’album?

Spleeners: Verissimo, il titolo si rifà chiaramente alla teoria del caos, anche se non vi sono eccessivi suoni dissonanti o comunque caotici nell’album, ma più semplicemente sta a significare che da un’azione minima (come il battito d’ali di una farfalla per esempio) si può dar vita ad una serie di eventi che possono portare a grandi cambiamenti. Ed è più questo concetto che esprimono le nostre canzoni, sia melodicamente che da un punto di vista di liriche. Sembra banale ma ogni azione ha la sua conseguenza… sempre.

 

S.: Qual è il filo conduttore che lega le canzoni del disco?

Spleeners

Spleeners: Le canzoni hanno come elemento comune, di essere una sorta di piccole finestre delle nostre vite, una sorta di piccola psicanalisi creativa, che ci permette di rivedere in modo evocativo, sensazioni, ricordi, emozioni…

 

S.: Ok, facciamola sporca, un pregio ed un difetto del disco??

Spleeners: Arghhh!! Seriamente?? Dunque, un pregio è che se il genere ti appassiona, le canzoni sono orecchiabili dal primo ascolto e difficilmente si dimenticano… Un difetto è che di sicuro (al momento) non abbiamo inventato niente di nuovo, stiamo percorrendo a modo nostro, il percorso musicale, tracciato dai nostri gruppi di riferimento. Ma questo non significa che non meritiamo un ascolto, anzi è altamente consigliato contro il logorio della vita moderna.

 

S.: Ok, possiamo salvare una sola canzone: quale?

Spleeners: Credo che ognuno di noi abbia la propria canzone favorita, ma penso che salveremo “A Storm from a Butterfly“, la title track, forse perché la più rappresentativa del gruppo, non solo per una questione di suoni ed intenzioni musicali, ma anche perché è stata una tra le prime ad essere provata agli esordi del gruppo e perfino della registrazione… 

 

Written by Spleeners

 

 

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