“Francesca” di Manuela Raffa: la storia d’amore di Dante diventa un romanzo storico sull’amore travolgente
“Francesca” di Manuela Raffa, giovane scrittrice milanese, è un romanzo storico edito da Piemme a marzo 2017, ispirato alla vicenda di Francesca da Rimini e Paolo Malatesta, resa celebre da Dante Alighieri nel canto V dell’Inferno.
“Ma Paolo e Francesca, quelli io me li ricordo bene/ perché, ditemi, chi non si è mai innamorato/ di quella del primo banco,/ la più carina, la più cretina,/ cretino tu, che rideva sempre/ proprio quando il tuo amore aveva le stesse parole,/ gli stessi respiri del libro che leggevi di nascosto/ sotto il banco”. – Antonello Venditti
La relazione proibita di Francesca e Paolo ha catturato la nostra attenzione sui banchi di scuola. Le vicissitudini politiche, se pur imprescindibile scenario a uno dei più intensi dialoghi della Divina Commedia, si fanno da parte, lasciando il centro del palco all’amore.
Amore peccaminoso: è vero.
Amore adultero: è vero.
Amore, secondo i dettami della Chiesa del tempo, incestuoso: è vero.
Ma amore. Amore.
Quello che fa tremare, a seguito di uno sfiorarsi di mani.
Quello che fa sognare a occhi aperti, percorrendo con le dita l’immagine d’aria del volto agognato.
Quello che gonfia le labbra di baci e le mani di carezze.
Quello che spezza il cuore con un “no”e lo resuscita con un “sì”.
Quello che rende la vita un’altalena di attesa e ricompensa.
Quello che è per sempre, oltre la contingenza corporea, anche nella morte. Anche dopo di essa.
Manuela Raffa ci narra di un sentimento senza connotati temporali: lo fa con bravura, pur contestualizzando perfettamente la vicenda alla fine del XIII secolo. Il suo romanzo è, infatti, uno storico accurato, ricco di descrizioni dettagliate e basato su una ricerca bibliografica scrupolosa.
Ne emerge una donna di grande fascino, soprattutto intellettuale. Conosciamo Francesca quando ancora è ragazza nubile a Ravenna, presso la domus paterna, e ne scopriamo la passione per i romanzi cavallereschi, per i trattati in latino, per le questioni politiche e per le imprese avventurose che esulano dalla vita da gineceo allora destinata alle donne.
Eppure una donna, Francesca, lo è. E, in quanto tale, sarà ceduta, per accordi diplomatici, a Giovanni Malatesta di Rimini, detto Gianciotto per la gamba claudicante e il viso deforme.
La giovane combatte a lungo, per poi ad arrendersi, contro l’attrazione fisica e intellettuale che la porta verso Paolo, il cognato, il quale ricambia questo sentimento folle e totalizzante che, come sappiamo, porterà entrambi alla morte.
Se ci è dato di conoscere i turbamenti dell’animo della protagonista, non ci è negato di essere messi a parte dei deliranti pensieri, espressi in prima persona, di Giovanni Malatesta, che, poco prima di morire, ripercorre con la memoria ogni evento, esprimendo un desiderio di possesso malato e ossessivo verso la propria consorte che, purtroppo, non ci pare scomparso nell’epoca contemporanea.
E così, accecato dalla gelosia e dalla competizione con il secondogenito, Gianciotto compirà un duplice assassinio a cui le famiglie nobili coinvolte, per evitare scandali e turbamenti politici, decidono di non dare risonanza, affinché se ne perda il ricordo.
Ma Dante scaverà con la penna sulla terra ancor fresca della tomba comune dei due amanti, regalando loro fama imperitura: abbracciati, in balia della bufera senza pietà nel secondo cerchio dell’Inferno, essi diventeranno simbolo della lussuria che trascina verso il peccato chi non sa domare i propri sentimenti.
Eppure, anche grazie al romanzo di Manuela Raffa, non possiamo esimerci da provare empatia per due persone costrette a sposarsi senza provare amore, in mera ubbidienza a ragioni di stato, e poi condannate a logorarsi nella falsa interpretazione della maschera di se stessi.
Galeotti furono molti libri, perché essi sono la voce di chi non la ha più e raccontano la verità che la storia ufficiale tiene sotto chiave.
Written by Emma Fenu