“A occhi chiusi. Il mio urlo di libertà” di Stella Toppan: la disperazione e i desideri di una donna coraggiosa
“Lui aveva alti e bassi. Quando stava bene era il pilastro del locale, un factotum impareggiabile e carismatico; quando stava male, mandava tutto all’aria, diventava violento, io tentavo di porre rimedio ed erano litigi. Lui scappava e io lo inseguivo, anche in piena notte, e tutto si concludeva in un amore travolgente e disperato, sempre più disperato.”

Ogni mattina si ritrovavano su quello stesso treno, a New York, fino a quando, un giorno, cominciarono a parlare e una delle due decise di confidarsi con l’altra, raccontandole ciò che non aveva mai svelato a nessuno, forse neppure a se stessa.
Nasce così “Ad occhi chiusi. Il mio urlo di libertà” (13Lab Editore, novembre 2016), lo sfogo di una donna che decide di ripercorrere la propria esistenza dolorosa, fatta però anche di momenti felici e piccole soddisfazioni.
Matilde è nata e cresciuta in piccolo paese della Sicilia, con due sorelle, due fratelli, una madre amorevole e un padre violento e scansafatiche.
Quando tutti si trasferiscono a Milano le loro vite cambiano, ma non esattamente in modo positivo.
Cominciano lì le giornate di lavoro, gli amori, gli uomini che si susseguono uno dopo l’altro, il desiderio di figli proprio. Con essi la ricerca di qualcosa di misterioso, che vada oltre il mero sesso, oltre l’uomo.
Proprio per questa ragione quando Matilde si trova a dover svolgere il lavoro più antico del mondo, a spingerla è la disperazione, ed è un po’ come fosse qualcun altro ad accogliere quelle persone.
Matilde è una donna coraggiosa, non desidera infondere alcun messaggio e tantomeno desidera essere giudicata.
Ciò che spera è invece di far comprendere alle donne quanto gli uomini possano essere subdoli, ambigui; in un atto di forza lancia il suo urlo di libertà che potrà essere quello di altre donne in cerca di emancipazione, fisica e mentale.
Ispirato a fatti reali “Ad occhi chiusi. Il mio urlo di libertà” è l’opera prima di Stella Toppan, scrittrice, attrice e regista, nata a Lecco e trasferitasi a New York per dedicarsi allo stile recitativo noto come “Metodo Stanislavskij-Strasberg”.

Un romanzo profondo, sconvolgente, erotico ed emozionante. Una storia che tocca le corde più sensibili delle donne, che forse scandalizzerà alcune di esse ma che senza dubbio le farà riflettere enfatizzandone la sensibilità.
“La nostra vita è piena di pericoli, se non tiriamo fuori gli artigli siamo finite. Avevo incontrato l’orco travestito da agnello. Sembro forte perché, facendo questo lavoro mi sono costruita una corazza per difendermi da individui del genere, ma in fondo sono fragile e spaventata. Sono incapace di lottare con un mondo che fingo di dominare, ma del quale non so quasi niente. Sarò contraddittoria, ma questo lavoro a volte mi fa sentire amata; alcuni uomini hanno il potere di leggermi nell’anima, mi fanno sentire importante, apprezzata, vedono la luce nei miei occhi anche quando non c’è, e solo sfiorandoli ho la capacità di accendere in loro il fuoco della passione.”
Written by Rebecca Mais
Info
Ssl ciao sono silvano conosco benissimo la storia di toppan stella , che in realtà la vera protagonista è la madre carlomagno mafalda di Lurate Caccivio como..io sono no l’uomo che lei descrive. Conosco l’orco. Ma vorrei esprimere la mia opinione grazie