“Rosso Parigi” di Maureen Gibbon: la musa dimenticata di Manet e il fascino della Parigi degli artisti e dell’eros
“Sono come sono io alla luce del giorno. Non del tutto io, però, perché il giorno in cui l’ho conosciuto sono diventata una persona diversa. Così come lo sono diventata dopo aver baciato il mio soldato, o essere stata fuori tutta la notte con un ragazzo contro la volontà di mia madre. È un cambiamento continuo. Un continuo desiderio di cambiare. Ragazze con le mani ruvide e i vestiti sporchi: lui vuole questo e non l’immagine che avevamo voluto dargli al ristorante.”

Parigi, 1860. Victorine e Denise sono giovani e belle e lavorano come operaie in una fabbrica in cui si lavora l’argento. La paga è misera così come la piccola stanza che si possono permettere.
Il tempo libero è poco ma quando possono si divertono a disegnare ciò che capita e si dilettano con giovani uomini attirati dal loro fascino. Fino a quando non si imbattono, sulla strada, in un trentenne che vorrebbe intrattenersi con entrambe ma che ben presto si rende conto di prediligerne una e di essere ricambiato. Lui è l’impressionista Édouard Manet, lei la sua musa, la rossa Victorine Meurent.
Rosso Parigi (Einaudi, settembre 2016, traduzione di Giulia Boringhieri), primo romanzo tradotto in Italia (dopo “Thief”, 2010 e “Swimming Sweet Arrow”) della statunitense Maureen Gibbon, ripercorre un periodo della vita dell’amante e musa del grande Édouard Manet, pittore francese che faceva fatica ad inserire le sue opere in un movimento artistico preciso, contrario com’era all’accademismo che pareva voler levare la libertà di esprimersi come si desiderava.
La stessa libertà amava mantenerla nelle relazioni amorose e sono numerose quelle che intrattenne durante la sua esistenza. Quella con Victorine è senza dubbio tra le più importanti, la musa che ritroviamo in alcune tra le tele più importanti di Manet, la musa troppo spesso dimenticata che aveva tanto da raccontare.
Gibbon le ha dato una voce, l’ha portata fino a noi con tutta la sua ingenuità, la sua intelligenza, la sua bellezza e il suo fascino, ricreando dei bellissimi dialoghi ricchi di arte, di vita quotidiana, di Parigi.
Una Parigi lasciva, attraente, mai stata così rossa come tra le pagine di questo romanzo erotico in cui le sensazioni sono le vere protagoniste. Le emozioni di una giovane donna cresciuta troppo in fretta che in Manet trova un maestro pronto ad introdurla in un’arte che lei ha inconsciamente sempre amato.

Di rimando lei insegna a lui l’arte di amare, di godere dei momenti più intimi senza fretta. Un dare e ricevere che si tingono dei colori dell’impressionismo che entrambi amano e coltivano nel profondo riuscendo ad esprimersi attraverso questi.
Un viaggio nel tempo in un passato che spesso ricordiamo per i salotti eleganti, gli artisti famosi, che anche qui non mancano, senza però pensare a chi trascorreva le proprie giornate in modo differente, in fabbrica, lungo le strade, dentro le case meno abbienti, tra i vestiti lavati e rilavati e cuciti a mano.
Una visione differente da quella che appartiene comunemente al nostro immaginario, pezzi di storia non troppo felici che si contrappongono alle tele più note e meravigliose dell’artista francese.
Duecentoquarantotto pagine che si fanno divorare, una storia per chi ama Parigi e i suoi artisti senza tempo, un amore dalle mille sfumature da ricordare nel tempo, un’occasione per ammirare ancora una volta alcune tra le tele più affascinanti della storia dell’arte.
Written by Rebecca Mais
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