“Le dee del miele” di Emma Fenu: un mosaico di vite, storia che si fa storie

Di Emma Fenu, originaria di Alghero, ma residente ormai da diversi anni a Copenhagen, avevo letto diversi articoli in rete e mi attraeva il suo lungo e accurato studio, oltre che in campo prettamente letterario e critico, rivolto alla storia delle Donne.

Le dee del miele

Così ho curiosato tra le sue interviste e recensioni, nel suo blog “Cultura al femminile”, per poi scoprire che aveva pubblicato, oltre a un saggio su Maria Maddalena, anche due libri: “Vite di madri. Storie di ordinaria anormalità” e il recentissimo “Le dee del miele” che ho avuto occasione di leggere e apprezzare a pieno.

Il libro, edito da Milena Edizioni, con introduzione della stessa Autrice e nota critica di Maria Saccà, è corredato anche da una nota linguistica che rende avvertito il lettore della presenza di espressioni e citazioni in Lingua sarda e in differenti varietà dialettali, per aderenza linguistica alle parlate dei protagonisti, presentando quindi varianti diatopiche. L’autrice precisa anche il duplice uso della grafia del Sardo: sono presenti sia quella fonetica e quella normalizzata.

Le dee del miele di Emma Fenu è stato per me una continua scoperta, una bella e fascinosa lettura, che avvolge dalla prima all’ultima pagina in un gorgo di emozioni viscerali: è l’epopea della Femminilità, come essenza sacra atemporale, trasversale a ogni vicenda storicizzatesi in incarnazioni che prendono i nomi di Caterina, Lisetta, Marianna, Lavinia, Eva e tante altre con loro.

Rosso, tanto rosso, che brucia come fuoco, che forgia e purifica, che si accompagna alla vita che nasce come a quella che si spegne. Rosso fuoco che avvampa sulle gote e tra le gambe, che scorre più fluido o più denso, così come il miele, tanto, tanto anch’esso.

Rosso di sangue e biondo di miele dalle diverse trasparenze, dai mille aromi, delicati o intensissimi, capace di nutrire, ammorbidire, accarezzare e blandire, curare e gratificare, questo libro è fatto di tante storie che si riallacciano, si rincorrono, si aggrovigliano legate da un filo sottile, invisibile, fatto di legami intimi e profondi come la terra sarda che li accoglie, li genera, li custodisce e li rinnova nel vortice del suo mito, dei suo ventre, tra magia, rito, fede, mistero e fantasia.

È un impasto di chiaroscuri magici e magnetici che porta il lettore a uscire dal tempo corrente, ordinario, per entrare in un tempo speciale, fatto sì di stagioni, ma che hanno uno scorrere differente e a volte vanno più lente, a volte fin troppo veloci. Stagioni di Vita che travalica le singole esistenza, che si spande a profusione, senza risparmio.

Il ritmo della narrazione segue abilmente e amabilmente il variare di questo flusso perenne, che è garanzia di continuità di ciò che vale, di ciò che porta senso, che dà senso alla vita stessa di ognuno. Ci si adagia, ci si fa abbracciare e cullare tra le braccia di una Madre che si incarna in una prosa che seduce e incanta, capace di ammaliare con una maja antiga, coi ritmi del canto sardo che sostengono una narrazione già di per sé carica e vibrante di passaggi lirici.

Gli inserti in Sardo, a volte tratti dalla tradizione popolare orale, a volte dalla Letteratura e/o da testi ormai consolidati in forme grafiche standardizzate, sono naturale voce delle figure ancestrali che dal passato continuamente ritornano e che spesso, proprio nella lingua, nelle sue espressioni formulari, vivono.

Emma Fenu

Non di pastiche linguistico si tratta, ma di canto a più voci e a più livelli che si intersecano, si alternano, si fondono e si confondono, come in una pittura aquarellata per velature successive: così si compone la storia delle donne protagoniste, nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore, dalla nascita alla morte, entro un ciclo senza fine, il cui fine ultimo e supremo sembra essere quello dell’apprendimento del Mistero, della vita, in primis, e della morte.

Canto e narrazione che seguono il ritmo di pensiero e cuore nella sua spontaneità e immediatezza, con una maggiore vividezza proprio grazie al bilinguismo così ben padroneggiato e saggiamente usato dall’Autrice.

Così, nello scorrere delle vicende e nel trascorrere della vita delle protagoniste, vere e proprie eroine o, meglio, Dee, nella loro semplice grandezza umana, ci si muove con delicatezza tra temi spesso non semplici da trattare, ma consustanziali al vivere stesso femminile di ogni tempo: dal mondo infantile e fanciullesco, con le sue paure e debolezze, al passaggio, talora traumatico, più o meno consapevole, all’età adulta connesso alla maturazione fisica nella sua dirompente portata di limite-possibilità; la scoperta e il vissuto della sessualità; il tema della fertilità, delle gravidanze, il parto, nella sua naturalezza e nella medicalizzazione, dall’esito fausto o infausto, sino a toccare il tema dell’aborto, della genitorialità biologica e adottiva.

Ove sembra regnare un senso profondo di rottura e perdita, bidirezionale, genitori-figli, col dramma e le cicatrici a volte inguaribili nel profondo di animo, mente e corpo, ecco che altri fili soccorrono, suturano, saldano e legano per sempre. In tutto questo, tanto spazio ha la bellezza: essa si profonde sui volti e sui pensieri, sulle descrizioni di luoghi e di gesti, sui sentimenti più intimi che Emma Fenu, con grande maestria riesce a rendere così vivi, quasi palpabili, in un’analisi psicologica dei personaggi che, accanto all’ampia e approfondita conoscenza di un millenario patrimonio di storie e tradizioni, grazie alla felice penna e alla fantasia creatrice, da vera Mater, ha contribuito alla straordinaria riuscita di un’opera che merita un posto importante nelle nostre letture.

 

Written by Katia Debora Melis

 

Info

Emma Fenu nel mese di settembre 2016 sarà in Tour in Sardegna, clicca QUI.

 

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