“Bruges la morta” di Georges Rodenbach: chi vive nel culto della perfezione è pronto a compiere un crimine
“Viveva così da cinque anni ormai, da quando si era stabilito a Bruges, all’indomani della morte della moglie”.

In principio “Bruges la morta”, il romanzo scritto dal belga Georges Rodenbach, è apparso a puntate dal 4 al 14 febbraio 1892 sul longevo quotidiano francese “Le Figaro”. Essendo un romanzo breve, potremmo definirlo un piccolo classico della letteratura, anche se i classici hanno dalla loro di essere sempre attuali, e quindi non si classificano.
La casa editrice Fazi ha curato, nel gennaio 2013, una nuova edizione, con la presentazione di Marco Lodoli e la traduzione di Catherine McGilvray. Nel giugno 2016, anche in edizione digitale, esattamente quella che ho letto io. Quest’opera pare anche avere ispirato il capolavoro di Alfred Hitchcock, “La donna che visse due volte”.
Rodenbach ha compreso l’importanza d’inserire un contesto in una città che lo portasse essa stessa ad agire. Bruges, in Belgio – esattamente nelle Fiandre occidentali – è una città crepuscolare: che esorta alla malinconia. Ben fa da cornice alla storia di un vedovo quarantenne che, dopo dieci anni di matrimonio felice, si è ritirato proprio in questa località per vivere appieno il suo lutto. Bruges s’identifica quindi nella donna morta, diventano una sola cosa.
Ofelia è morta da cinque anni, ma Hugues Viane vive nel suo ricordo. E nei cimeli che ha raggruppato in casa; oggetti appartenuti alla giovane perita non ancora trentenne, non ultimo una lunga treccia bionda che egli le ha tagliato subito dopo il decesso. In una teca di vetro, posta sopra all’ormai muto pianoforte, quei capelli “vivono” di luce propria. Strappati alla morte, non sono finiti nella tomba con lei. D’altra parte, l’autore ci fa presente che una “forza misteriosa” sia quella che pervade la chioma, unico elemento a non andare incontro alla decomposizione.
E proprio quella treccia, gli servirà per uccidere Jane, una ballerina che egli ha incontrato andando a spasso per i canali di Bruges – la grigia Bruges –, e che tanto somiglia alla moglie defunta. Ma Jane non è Ofelia. Ama i bei vestiti, la vita mondana. Pretende di truccarsi, viaggiare e spendere soldi.

Chi ha vissuto nel culto della purezza, come Hugues, non può reggere il paragone. Le chiede di vestirsi con gli abiti della moglie, ma addosso a Jane quelle vesti risultano volgari. Allora, sopportando i tradimenti e gli sberleffi di lei, cede alla richiesta della donna, che va a trovarlo a casa. Non capisce Jane, non comprende nulla di quell’ambiente e del dolore di quel vedovo inconsolabile, divenuto d’improvviso “allegro” e ora sulla bocca di tutti.
E, mentre fuori passa la processione religiosa del paese, con le beghine schierate in prima fila, all’ennesima derisione di lei, l’uomo la uccide strangolandola proprio con la treccia della morta.
Un romanzo particolare, ricco di simboli e gente malpensante, non tanto diversa da quella di oggi. Un’idea tradita, quella della fedeltà eterna, che non trova riscontro in una reincarnazione. Una conferma: che sia meglio accettare l’ineluttabilità di una vita, sempre imperfetta, piuttosto che vivere in un’illusione che inutilmente congela il tempo.
Written by Cristina Biolcati
Invito l’autore di questo commento a Bruges la morta a rileggere il libro, in quanto è stato commesso da parte sua un grosso, fondamentale errore! Il nome della moglie di Hugues non è affatto Ofelia! Il nome della defunta moglie non viene mai fatto da Dorenbach: al massimo, la morta è Bruges e Bruges è la morta! Ofelia a cui si fa riferimento è la ben nota Ofelia dell’Otello di Shakespeare con la quale Hugues in un paio di passi del racconto fa il paragone con la sua morte per certi aspetti che la legano all’acqua del fiume, ecc… Invito a rileggere prima di tutto Otello e poi Bruges la morta con più attenzione.
Ringrazio per la spiegazione e per i consigli di lettura. Rileggere i classici fa sempre bene, quindi credo proprio che lo farò. Per quanto riguarda la questione del nome, devo darle ragione e assumermi la responsabilità di essere stata superficiale. Solo mia è la colpa. Però, la moglie del protagonista viene ovunque citata come Ofelia, e io mi sono fidata. Alludo alle sinossi di Amazon, Wikipedia e della stessa casa editrice Fazi, che ha pubblicato questa edizione. Se tutti sbagliano, perseverare è grosso errore, sono d’accordo. Ma le cose che ha detto a me, forse dovrebbero essere riferite anche ad altri.
Grazie ancora per il commento. Un saluto.