“L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza, orgasmo di rinascita in un romanzo che attraversa il Novecento
“L’arte della gioia” è un romanzo della scrittrice catanese Goliarda Sapienza, edito postumo, dopo il rifiuto di molti editori nostrani e il successivo apprezzamento in Spagna, Germania e, soprattutto, in Francia. Le prime copie italiane furono stampate solo nel 1998, dopo circa vent’anni dalla stesura, da Stampa Alternativa e, in seguito, nel 2008, da Einaudi, nella collana Supercoralli.

“Nemo propheta in patria”: in questo contesto la celebre locuzione latina ben descrive le peripezie dell’opera.
Modesta, la protagonista de “L’arte della gioia”, nasce il 1 gennaio del Novecento.
Si tratta di una scelta narrativa decisamente eloquente che ci prepara ad attraversare una vita e un secolo, in cui si intrecciano, tramite nodi continui, persone e personaggi, privato e pubblico, tradizione e innovazione, vita e morte.
Tale danza frenetica di pensieri e emozioni e parole e date si sintetizza nel termine “gioia” che dal titolo penetra tutto il romanzo fino all’epilogo e oltre esso, in un’eco, che risuona nel tempo e nello spazio.
Cosa si intende per gioia, dunque?
Orgasmo.
Ma anche questo termine deve essere sviscerato oltre l’accezione più letterale: non è solo godimento sessuale, è intensità di azione, piacere di conoscenza, volontà di potenza, anarchia di essenza, moralità (o amoralità) che si erge oltre confini e modelli.
Modesta è una donna complessa, femminile e maschile, sincera e prudente, passionale e calcolatrice, in una continua altalena di orgasmi intesi come una petite mort da cui ripartorirsi e rinascere, fra il sangue del dolore e il vagito di ribellione.
Nel corso delle vicende, infatti, la protagonista, vitale all’estremo, cade talvolta in sonni che si protraggono un paio di giorni: non si tratta di pause che mascherano un escamotage letterario, ma di chiara capacità di morire al mondo per tornarvi pervasi da nuova linfa.
Tutt’altro che modesta, dunque, ma impudente e affamata di ossimori, la creatura ribattezzata la “gattoparda”.

Lo stile di Goliarda Sapienza rende la lettura un’esperienza che coinvolge totalmente. Il continuo passaggio dalla prima alla terza persona, che oggettiva il flusso di coscienza, inizialmente destabilizza, poi seduce, irrimediabilmente. Il medesimo intento straniante è perseguito dai dialoghi intensi e corposi che si svolgono durante l’azione o in un’improvvisa proiezione in un passato che, da adulto, diventa feto nel grembo di una madre memoria.
La stesura dell’opera ha interessato quasi decennio della vita della scrittrice, che lo portò a compimento nel 1976, cercando nell’evolversi di quella Storia, che due anni prima Elsa Morante rese romanzo e denuncia, le origini di una realtà che molti intellettuali percepivano come castrante e anti-orgasmica.
Del resto, se è vero, e lo è, che Modesta non è l’alter ego di Goliarda, ma un’osmosi di figure femminili, e se è vero che Goliarda è nell’osmosi di tutte le voci del romanzo, non si può comprendere appieno “L’arte della gioia” senza conoscere la biografia intensa di una donna che della vita ha fatto scrittura.
Written by Emma Fenu