“Figli dello stesso fango” di Daniele Amitrano: la difficoltà del vivere e la ricerca di un’esistenza serena
“Ritiene di aver fatto la figura dell’imbecille. Dell’impacciato, ciò che non doveva apparire. Lei ha fatto il primo passo, anche se con un semplice bacio sulla guancia. Accende una sigaretta mentre lo scooter lo riporta a casa dalle vie interne che costeggiano la ferrovia. Le luci sono spente, fortunatamente Maurizio è tranquillo e dorme. Andrea ripensa alla serata appena trascorsa. È in bilico sul filo invisibile che separa il vivere dal sopravvivere: la felicità.”

Dopo poco più di un anno torniamo con piacere a parlare di Daniele Amitrano, autore di “Figli dello stesso fango” (13Lab Editore, 2016) che qualche tempo fa era stato pubblicato da un’altra casa editrice ma che torna ora rivisto e decisamente migliorato. Non che prima non valesse la pena di essere letto ma vi erano delle piccole mancanze, dei buchi narrativi che ora sono stati colmati.
Siamo nell’estate del 1999. Andrea Amato, da qualche anno trascorre le vacanze lavorando come aiuto parcheggiatore nello stabilimento balneare Golden Rock di Scauri, località turistica in provincia di Latina. Il lavoro è inframmezzato al tempo trascorso con gli amici e tutto cambia quando intravede Nancy, una bella ragazza romana inizialmente occupata con un altro ragazzo ma che ben presto lo lascia in quanto attratta da Andrea.
La loro sembra essere una bellissima storia d’amore, la prima così intensa per entrambi ancora così giovani. Potrebbe essere la loro estate più bella se un giorno Nancy non decidesse di lasciare Andrea e qualche tempo la stessa non fosse di nuovo in giro con l’ex.
Torna così con l’autunno la scuola e quell’ultimo anno che riporterà Andrea e i suoi amici all’esame di maturità, tra indecisioni, scelte sbagliate e quel fratello che a casa rende la situazione così complicata. Fino ad un tragico epilogo ed un finale a sorpresa davvero imprevedibile.
Daniele Amitrano è riuscito a ricostruire perfettamente l’atmosfera di quegli anni, il mare tranquillo, i primi cellulari, le nuove esperienze. Da una parte abbiamo infatti la spensieratezza della giovinezza e il desiderio di una vita felice e differente da come si crede potrà essere, dall’altra l’oppressione famigliare data dai problemi con il fratello affetto da schizofrenia, che spesso aggredisce i familiari combattuti sulle decisioni da prendere nei suoi confronti.

La droga la fa da protagonista nella vita di Andrea e gli amici, come una sorta di passatempo o forse ancora di più un modo per sentirsi più adulti. Droga come diversivo da tutte le incomprensioni e dalla difficoltà ad esprimersi, soprattutto tra ragazzi che troppo spesso amano vantarsi tra di loro per nascondere i reali sentimenti e ciò che vorrebbero invece dire con libertà.
“Figli dello stesso fango” è un romanzo scorrevole che si fa divorare, è la storia di una generazione, una tra le tante che nel tempo spesso si ripetono. Ma è anche un cammino di redenzione, è la speranza, che accompagna ogni pagina, secondo cui tutto può essere modificato se lo desideriamo e se ci impegniamo. Non esistono destini già scritti, ma solamente esperienze che si vivono e che possono essere modificate in qualsiasi momento.
“Figli dello stesso fango” parla anche di disabilità e delle difficoltà che le famiglie si trovano ad affrontare talvolta in solitudine, imbrigliati in complicate decisioni che potrebbero irrimediabilmente modificare l’esistenza dei nostri cari.
Written by Rebecca Mais
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