“Se ho paura prendimi per mano” di Carla Vistarini: una complessa storia metropolitana
Ci si lega per le mani, costruendo insieme il destino di ognuno. Sempre, tutti. È la consonanza necessaria all’esistenza, la vera preparazione al suo significato: un grado del perfezionamento spirituale.
E le storie si intrecciano si ossificano tra di loro, formando alla fine quella che noi chiamiamo percorso terreno. “… questo è il momento in cui un essere umano che non ha niente da nascondere e vive una vita normale, con l’albero di natale a Natale, l’uovo di pasqua a Pasqua, la dichiarazione fiscale regolare, le lezioni di nuoto per i figli e il calcetto al venerdì, sa cosa va fatto …”.
Nulla è affidato al caso, piuttosto tutto è inevitabile: accade perché così doveva essere. “Se ho paura prendimi per mano”, di Carla Vistarini, riporta questa essenza con una semplicità disarmante, ma proprio per questo rivoluzionaria per chi ancora non vi si fosse soffermato. La bambina lui l’altro, l’altro ancora, i monumenti i ponti il piombo tutto è messo in comunicazione per indicare una via, nuova, imprevedibile, magari non considerata.
È una trama armonica, perfetta negli sviluppi e nelle addizioni: sia dei personaggi che degli adattamenti ambientali.
Osserva la Vistarini che “scrivere è come trovare la chiave di una porta chiusa. Leggere è come girare la chiave nella serratura, aprire la porta e attraversare il mare sconosciuto che si ha di fronte”.
Riduttivo scrivere che si tratta di un romanzo che coinvolge, e ciò indipendentemente dalla forza narrativa che tutta c’è, se non lo si valuta nel suo segreto, nel messaggio autentico: agli intimi sentimenti di ciascuno è indispensabile venga porta la mano “sentiva profondamente che il massimo rispetto per un uomo consiste nel ritenerlo massimamente responsabile di sé e delle proprie azioni”.
Facessimo a meno della presunzione di infallibilità, che abbiamo riposta nella mente, ci metteremmo più vicini, vivremmo in una comunione compiuta con i cuori. E concluderemmo l’unione con la nostra origine celeste. Porteremmo sulla terra il nostro essere entità d’amore.
Questa opera ci permette di affacciarci in una nuova e più elaborata dimensione, e la notizia è che lo fa traendo spunto da una vicenda quotidiana: in quelle pagine vi è un atto filosofico “… e ora Anna sentiva che non stava morendo, come aveva sperato. Al contrario, stava meglio. Stava quasi bene. Quasi come si sentiva in un’altra vita, in un passato che non ricordava ancora con chiarezza, ma sapeva che c’era stato, tanto tempo prima …”.
No, non è solamente una comune e complessa storia metropolitana, non è neanche la fiera delle difficoltà dei disadattati, non è neanche la marcia delle falsità dei raggiri delle ipocrisie; “se ho paura prendimi per mano” è un invito religioso a esserci l’uno per l’altro.
Written by Michele Caccamo