“Ciò che inferno non è” di Alessandro D’Avenia: un omaggio dello scrittore alla sua Sicilia

Questo il titolo del terzo romanzo, uscito un mese fa ed edito da Mondadori, del giovane scrittore Alessandro D’Avenia. 37 anni, dottore di ricerca in lettere classiche, insegnante di lettere al liceo, scrittore e sceneggiatore.

Ciò che inferno non è

Ricordiamo, infatti, che dal suo romanzo d’esordio Bianca come il latte e rossa come il sangue è stato tratto un film di successo tra il pubblico dei giovani nel 2013. Anche il suo secondo romanzo, Cose che nessuno sa, ha avuto molta notorietà tra gli adolescenti.

Romanzi dedicati agli adolescenti che incontra a scuola ogni giorno, di cui ne racconta le storie e che rende protagonisti. Per aiutarli a crescere e a diventare migliori della vecchia generazione.

Ciò che inferno non è  è un omaggio dello scrittore alla sua Sicilia, a Palermo e ad un personaggio importante nella lotta alla mafia: don Pino Puglisi. D’Avenia ci racconta l’ultima estate di vita del prete, quella del 1993, nella quale accadono tanti avvenimenti e vengono coinvolti nell’opera che egli compie molti bambini, ragazzi e giovani studenti.

Come il diciassettenne Federico che si sta preparando ad una vacanza studio in Inghilterra ad Oxford per imparare l’inglese. Ma interviene il caso e Federico  incontra il suo professore di religione che lo invita a dargli una mano con i ragazzi del suo quartiere: Il Brancaccio. Una sola visita e Federico decide di non partire ma di trascorrere l’estate a dare una mano al prete e ai ragazzi. Perché vuole veramente essere utile agli altri, a Lucia, la ragazza del Brancaccio, a cui darà una mano per preparare uno spettacolo in onore di don Puglisi. E perché ha capito il messaggio del don. Infatti ,anche se gli uomini del Brancaccio hanno soprannomi come il Cacciatore, Madre Natura, voluti da Cosa Nostra, il parroco non si arrende e si dà da fare per preparare una nuova generazione di palermitani in grado di combattere la violenza e la cattiveria del quartiere. Don Puglisi salverà una bimba, alla quale insegnerà a nuotare.

E Francesco, un bambino che non va volentieri a scuola e che per far parte del gruppo dei più grandi è costretto ad uccidere un cane. Frequentando il prete  e Federico capirà quanto è più bello suonare una chitarra e cantare. Il giovane studente riuscirà a coinvolgere anche la sua famiglia nella sua opera di redenzione del quartiere Brancaccio. Infatti avrà alle sue spalle il fratello Manfredi, che comincerà a dare una mano a don Pino al centro, insegnando ai bambini a suonare la chitarra.  E i suoi genitori. Che comprenderanno che Brancaccio non è sinonimo di inferno.

Prova ne è il sentimento che sboccerà tra Federico e Lucia. Infatti laddove due persone si trovano insieme per guardare nella stessa direzione e per migliorare una realtà non può essere considerato inferno.

Alessandro D’Avenia

L’Inferno, quello vero, è nel cuore degli uomini di Cosa Nostra, che attenderanno gli ordini per distruggere e dissotterrare il seme gettato da don Puglisi. Uccideranno il prete, l’uomo ma non il sogno di don Pino. Federico, Manfredi, Lucia  e gli altri continueranno il suo lavoro nell’oratorio. Lo scopo è quello di creare una nuova generazione capace di stare alle regole dello Stato e della società, con amore, dedizione , sacrificio e solidarietà.

Perché Brancaccio non sia più inferno. Perché vi regni l’amore e la solidarietà tra i suoi abitanti. Amore in don Pino Puglisi fino alla fine. Come il suo sorriso, emerso dal profondo del mare, quando la superficie è in tempesta. Sorriso che manterrà anche nel momento del trapasso. Quasi a far comprendere ai suoi assassini che hanno vinto solo una battaglia. Non la guerra. Perché questa, per rieducare il quartiere, l’ha vinta lui. Perché ha creato un posto dove possono sbocciare sentimenti veri come l’amore e l’amicizia. Perché ha insegnato ai suoi giovani a volere un mondo migliore e che per ottenerlo è necessario lottare. Come lui ha fatto. E che l’autore, Alessandro D’Avenia, condivide. Infatti in una postilla ci informa che la scuola media, tanto voluta dal prete in quel quartiere, è stata a lui dedicata il 13 gennaio 2000. E che i quartieri per l’oratorio sono stati bonificati nel 2005.

Quindi il sogno di creare un posto migliore al Brancaccio non si è spento con la sua morte. Anzi. È andato avanti. E va condiviso, come ci racconta Alessandro D’Avenia con questo suo terzo romanzo.

 

Written by Maria Romagnoli Polidori

 

Info

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