“Senza nessuna pietà” di Michele Alhaique: unico film italiano in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia
Un’attenta analisi eseguita dal direttore della fotografia, con macchine manuali, permette alla regia un completamento pieno di pose davvero di grande classe. È anche questo il tratto che contraddistingue il film di Michele Alhaique: “Senza nessuna pietà”.
Alla 71ma mostra internazionale del cinema di Venezia è stato l’unico film italiano in concorso e sta partecipando, nella sezione Discovery, al Toronto Film Festival proprio in questi giorni.
Il regista al suo primo lungometraggio, da giovane attore arriva dietro la macchina da presa dopo poche apparizioni che però lo riempiono di questa forza che guida quasi tutto il film. La scelta di avere Pierfrancesco Favino nel ruolo del suo Mimmo corona quel suo sogno di dirigere un buon film, e ci riesce. Scelta piuttosto indovinata anche per l’interpretazione di Tanya, scegliendo Greta Scarano.
Noi siamo abituati a vederla nei panni dell’agente anti-mafia o intenta a scoprire la quale di qualche crimine nelle fiction in tv, e qui sul grande schermo interpretando una squillo che sogna di diventare la preferita di qualche ricco disgraziato, diventa davvero credibile. Certo la sensualità di Tanya è enfatizzata dalla interpretazione di Mimmo: due esseri disperati, che si credono forti mentre invece sono entrambi alla deriva, fondono la loro disperazione in una coppia che nasce, fondendoli, nonostante loro.
Mimmo è il nipote di un delinquente dell’edilizia romana; per riscattarsi del bene che gli ha dimostrato lo zio da quando è mancato suo padre, lo aiuta in cantiere ma talvolta anche nel recupero crediti. Si sa, la riscossione quando non si è troppo educati, avviene con maniere forti, sporcandosi spesso le mani, e Mimmo non trova la forza per staccarsi definitivamente da questo clan del quale sente di non avere più nulla a che fare.
Ci pensa Tanya a corroborare questa esigenza di Mimmo, anche se nemmeno loro due sanno che il loro incontro, trasformerà completamente le loro vite.
Un film duro, dove i dialoghi sono quasi superflui e molto si svolge con passaggi di fotogrammi silenziosi, che accompagnano verso il degrado, e questa vacuità di parole accompagna dentro, dove il respiro si accorcia per quelle scene a tratti crude.
Certo anche in questo riuscitissimo noir c’è almeno una scena nella quale si resterà contrariati: perché far compiere a Mimmo quel ritorno a casa? Ma tutta la trama è sostenuta da una costante idea di sano riscatto, qualunque sia l’espediente. E poi un profumo: di amore sorgente. Oltre il sesso, che non si vede ma si immagina soltanto. E nemmeno di romanticismo, non è questo il luogo.
Amore che nasce, addirittura per loro stessi, perché un attimo prima che scelgano inevitabilmente di amare l’altro, si innamorano (finalmente) della vita. Se poi la vita fa il suo giro, e apparentemente non ha senso imparare ad amarsi, questo è il fascino dell’inimmaginabile e dell’indiscussa, stessa vita.
Ottima la fotografia delle scene, eccellente l’interpretazione di Pierfrancesco Favino. Che la proiezione nelle sale abbia inizio!
Written by Daniela Montanari
Un pensiero su ““Senza nessuna pietà” di Michele Alhaique: unico film italiano in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia”