“Sul lato oscuro della luna” di Francesca Masante: la problematica comunicazione tra figli e genitori

Sul lato oscuro della luna“, edito da Paola Caramella Editrice, è il secondo romanzo pubblicato dall’autrice torinese Francesca Masante. Immagine di copertina e titolo sono fortemente allusivi e rispecchiano, sintetizzandoli, i contenuti della storia, che si srotola, rapida, nella trama e nell’intreccio, con una semplicità, genuinità e apertura totalmente coinvolgente.

Dalle prime pagine di una storia narrata sempre dal protagonista, Giulio, in prima persona e, dunque, con un punto di vista sempre interno, si entra prepotentemente nelle vicende di un quindicenne sballottato dalla vita che pare travolgerlo sempre e comunque, suo malgrado, senza possibilità d’appello. Quasi un diario che registra le fasi di crescita e presa di coscienza della propria affettività, sessualità, socialità, in veste via via più decisa, nitida, coraggiosa e consapevole.

Giulio è, forse, il pretesto dell’autrice per ritrarre il quadro vario, ma apparentemente invariabile, di una società che affastella, senza metabolizzare: famiglia tradizionale, naturale, disgregata e famiglia acquisita; figure genitoriali assenti o problematiche; figure adulte di riferimento, dalla nonna agli insegnanti, al parroco; amicizia e solidarietà tra pari, bullismo, deviazioni e devianze, spiritualità, religiosità e religione tradizionale, quella cattolica. Tutto vissuto e raccontato semplicemente, senza giri di parole, con la schiettezza propria dell’adolescenza che non conosce le mezze misure, che abbraccia in pieno o rifiuta radicalmente.

Attorno al tema centrale delle vicende personali del quindicenne Giulio, ribelle, solo e arrabbiato, perennemente alla ricerca del suo spazio, del suo vero volto, ruota un mondo che costituisce, nel bene e nel male, il sostrato e il nutrimento al difficile percorso di autodefinizione del protagonista. Il cane Tai, prima, e Chris, dopo, saranno un’altra vita, una vita parallela e come nascosta, sulla faccia opposta della luna.

Se qualche limite si può trovare nel libro, può stare solo nell’iniziale editing frettoloso della prima edizione cartacea (ora affiancata da quella elettronica) che nulla toglie alla piacevolezza e importanza di un testo che va letto e fatto leggere per andare, insieme, verso una società libera da piccolezze e pregiudizi.

La storia di Giulio è così vera che potrebbe essere quella di tanti ragazzi che incontriamo ogni giorno, mentre vanno a scuola, al parco o a una festa, i figli di famiglia che tante madri hanno vicino ogni giorno, ma non abbastanza da capire, anche per troppo e distorto amore, che c’è sempre un momento in cui i figli vanno oltre e attraversano un qualche confine oscuro di cui le madri non sanno niente, neppure che esista. Posto che almeno lo intuiscano, tuttavia il vero coraggio è accettare di non poterli seguire e rimanere indietro (…)

Il problema della comunicazione, primariamente in ambito familiare, tra figli e genitori, adolescenti e adulti, indubbiamente percorre tutto il romanzo e, più che la tematica dell’omosessualità, scoperta ma ancora incerta e piena di contrastanti emozioni, spesso difficili da decifrare, proprio questo sembra essere il nocciolo del messaggio dell’autrice, contro ogni tentativo di controinformazione, di campagne mediatiche strumentalizzate, di immagini negative dell’altro che rimandano irrevocabilmente indietro al mittente immagini negative del singolo, del gruppo, della comunità e della società che le produce.

Tutto il romanzo in sé, con le sue microstorie che si affacciano e si nascondono continuamente, ha una notevole rilevanza formativa, a ampio spettro, e il valore educativo, emozionale e culturale insieme, che la Masante attribuisce ai libri passa anche attraverso la citazione letteraria: Zanna Bianca è il testo che avvicina Giulio a Tai, lo strumento magico che fa scoccare un legame profondissimo, senza pari, fino a quel momento, nel cuore del protagonista.

Tai non è solo e non tanto la pet therapy o la rieducazione sociale di Giulio, ma metafora reale e concreta del male che opera la società, attraverso singoli o gruppi, non importa, su un individuo, lacerandolo, talvolta annullandolo. La violenza e la sofferenza che producono odio, rabbia, ribellione, sfiducia, isolamento. In quest’animale, ormai reietto, Giulio trova un naturale interlocutore che, senza bisogno di parole, capisce e si fa capire: Giulio e il cane Tai, due cuori che si aprono, faticosamente, ma inscindibilmente, l’uno all’altro.

Con la personale scoperta di un profondissimo dolore e della perdita dei punti di riferimento, Tai e la nonna, il giovane sperimenta la crudezza dell’evento luttuoso, della separazione, della privazione. Ma questo diverrà occasione non di chiusura in se stesso, bensì di apertura a nuove opportunità, nella ricerca del proprio personale laboratorio della felicità che, sebbene si realizzi, in parte, durante la veglia in piazza San Pietro nelle ultime ore di vita di Giovanni Paolo II, nulla ha a che vedere con la religione o con un fatto di fede. Semmai in quella direzione l’autrice lancia un messaggio, tutto racchiuso nel dialogo tra Giulio e Marisol, intriso di semplice saggezza, pura e semplice umanità.

Il ritorno a casa, alla vita di tutti i giorni, non sarà per i lettori più attenti un lieto fine, perché nella testa d’adolescente del protagonista, ormai sedicenne, la Masante ha messo i semi di un presentimento, quasi una sorta di sapienza esperienziale intuita, che ha molto da insegnare a tutti noi che abbiamo percorso questo viaggio e, tornando indietro con la memoria, abbiamo potuto trovare un po’ di noi in Giulio.

 

Written by Katia Debora Melis

 

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