“Quando le cavallette vennero in città” secondo capitolo della trilogia degli insetti di Vincenzo Restivo
“All’inizio ci fu il rosso. In seguito sarebbero sopraggiunti altri colori ma penso che tutto ebbe inizio proprio col rosso. Ricordo che era dappertutto: ricopriva per gran parte lo zerbino della doccia e il pavimento di mattonelle bianche; le ditate di rosso erano sulla tendina, sul vetro dello specchio, sul lavello di ceramica bianca.”
Una città nella quale avvenimenti nefasti hanno luogo più spesso di quanto non avvenga solitamente. Un incantevole “Parco delle farfalle blu”; due adolescenti, Andy e Blu, i quali si innamorano l’uno dell’altro non appena conosciuti, uniti da un forte legame le cui ragioni sono a loro ignote; un suicidio misterioso e fatti oscuri che portano ad un’orribile e cruda verità.
Questi gli ingredienti principali di “Quando le cavallette vennero in città” (Watson, luglio 2014), secondo romanzo di Vincenzo Restivo (“L’abitudine del coleottero”, primo romanzo pubblicato dalla Watson Edizioni, 2013), che con una climax ascendente, ci mostra un ulteriore passo avanti nella maturazione stilistica dello scrittore.
La narrazione autobiografica si amalgama a quella romanzesca dando vita a un libro che al termine della lettura potrebbe essere classificato come un romanzo di formazione che sfocia in un giallo in piena regola con tanto di misteri, inchieste e morti improvvise e inattese.
Ancora una volta Restivo, classe 1982, mostra la sua capacità di delineare ogni singolo personaggio con naturalezza e singolarità facendo sì che il lettore abbia l’opportunità di rivivere in ognuno di loro. E ad ognuno non manca di fornire stravaganti cognomi che rendono ancora più vivida la descrizione degli stessi e donano loro un tocco di atipicità.
Elementi esoterici, caccia alle streghe, cavallette pestilenziali ed angeli demoniaci ci riportano indietro ai tempi dell’inquisizione e rievocano brani dell’Antico Testamento, ma questo libro ben poco ha a che fare con il fantastico. Viene infatti trattato un tema molto attuale e delicato concernente gli abusi nei confronti di minorenni da parte di uomini della Chiesa, in parole povere la pedofilia.
E connesso a questo vi è l’amore omossessuale dei due protagonisti i quali vi giungono in maniera differente ma scopriranno in questo modo un punto d’incontro che rappresenterà una novità per uno di loro ed un’ancora di salvezza e il ritrovamento della purezza per l’altro. Scorgiamo difatti la contrapposizione tra angelo e diavolo, tra violenza e dolcezza, tra sconforto e felicità.
Non è quindi complicato inoltrarsi nel mondo così misterioso, intricato e semplice al tempo stesso di questo libro che travolge, sorprende e fa riflettere. Perché prima di tutto si tratta di un romanzo di formazione, è la storia di un amore che nasce in modo innocente e disegna un momento di ritrovo e di risanamento, quasi a voler mostrare quanto un sentimento possa essere grande ed importante seppur nato in giovane età.
E quell’ “odore del dolore” che si perpetra lungo il corso di tutta la vicenda come a rammentarci quanto caduca ed effimera sia la vita, così come la macchina fotografica che il protagonista porta sempre con sé per immortalare momenti tristi e felici, nel tentativo di tenere viva, per quanto possibile, l’esistenza passata.
Vincenzo Restivo può senza dubbio essere incluso tra i pochi scrittori italiani capaci di trascinare totalmente il lettore in luoghi lontani donando se stesso, le sue passioni ed emozioni. I suoi romanzi possono inoltre essere definiti atemporali in quanto difficilmente intravediamo oggetti o fatti che ci permettono di collocarlo in un preciso periodo di tempo.
Uno stile diretto, privo di artifici ma ricco di simbolismi e significati, un romanzo da leggere tutto d’un fiato in attesa della prossima pubblicazione dell’autore di Marcianise.
Written by Rebecca Mais
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