“Agostino Arrivabene – Vesperbild” in mostra presso la Galleria Giovanni Bonelli, sino al 26 luglio, Milano
Agostino Arrivabene è presente con una ricca personale di opere inedite alla Galleria Bonelli di Milano, dove chi non conosce ancora l’artista cremonese potrà accostarsi alle sue opere misteriose e ricche di simboli, che parlano di trasfigurazione e rinascita.
Arrivabene ama partire dal mito classico per rileggerlo in chiave contemporanea, e la sua dote più grande è che la sua arte appare evidente anche a chi non abbia la cultura per cogliere i rimandi con cui gioca in ogni suo quadro, sia per tematiche, che per stile pittorico.
Vesperbild sarà visitabile sino al 26 luglio, e già il titolo è fortemente Arrivabene. Infatti le vesperbilder sono le immagini del vespro, che raffiguravano la Madonna con in grembo il corpo di Gesù morto e che puntavano l’accento sulla trasfigurazione della carne e del volto, che diventavano quasi deformi. Una caratteristica ben nota a chi segue Arrivabene da tempo: le – le chiama lui – nubi batteriche erano presenti già in opere del 2009 come Autoritratto con nube batterica, Uomo fiorente, o in Nuotatore d’abissi del 2012.
Dal corpo si staccano microorganismi, a volte simili a batteri, appunto, a volte a vene (Il sogno di Saffo), altre a fiori trasparenti o a piccole meduse. Questa caratteristica di Arrivabene è presente anche nei quadri visibili da Bonelli, come Prefica Mutante II o Il monatto e i muti campanelli o, ancora, Peana. Essi simboleggiano spesso la sofferenza, ma non solo o non esclusivamente. Marcano il passaggio, il mutamento, nei personaggi.
Il già citato Monatto dai muti campanelli, che si ispira al personaggio ovidiano di Ciparisso, ritrae un appestato che si trasforma in creatura vegetale.
Un’altra caratteristica di Arrivabene, molto evidente da Bonelli, è la frammentazione del corpo o del volto, a formare trittici nella stessa tela come in Dioscuri o Ninfetto – il profilo è frontale, la pelle si ribella, le dita diventano piante e la testa sembra appesantita dai fiori – o Odisseo – che ha gli occhi sullo stesso lato del volto – ma già in passato in Uomo fiorente II, Lo spavento di Proserpina, Rea et Ade Majestatis l’esperimento era stato provato.
Spesso poi la tela e il corpo che vi sono raffigurati (Arrivabene non fa mai solo paesaggi, ma il paesaggio, spesso leonardesco, è parte integrante del messaggio lanciato dalla figura) sono ornati di fiori, simili a quelli di Bruegel (che per atmosfere revocate ricorda tanto il pittore di Rivolta d’Adda), che si staccano dai corpi quasi con dolore, o li sommergono, o li trasmutano come in Germinata Exit o in Prefica Mutante II o La paura del budello genera fiori. L’artista dà vita a creature arcimboldesche in cui le ombre divorano l’identità rivestita di soli fiori che divengono catalizzatori di pollini generativi.
Le tecniche usate sono numerose: usa per rendere solido, ruvido, pieno e grumolare il quadro la foglia d’oro (La Santa, una tela coperta di fiori e tentacoli che si staccano dalla figura), che spesso sembra soffocare addirittura le figure rappresentate. Dipinge su legno (antico, in Il sogno di Asclepio); copre mosche di foglia d’oro e le fissa alla tela, usa punta d’argento, punta di piombo, grafite. Porta disegni a matita e carboncino eseguiti su una base stesa a tempera, usa olio e polvere di muffe (Peana, una delle opere più interessante in mostra: un volto femminile a metà tra il pianto, il dolore e l’orgasmo).
Lo studio del corpo ricorda i quadri di Clive Barker con i suoi microorganismi acquatici bianchi e la schiena aperta (si veda Prefica mutante). Il viso è spesso in ombra (Rhitmus de die mortis), coperto da copricapi (L’elmo d’oro, La santa, Velario, Secondo martirio di San Sebastiano), non dipinto (Gestazione della polvere, La pietra del filosofo), mutante (La nebbia, La paura del budello genera mostri), nel buio (Le mosche d’oro): la mancanza di volto non ci permette di afferrare l’io del rappresentato.
Meritano infine un cenno tre opere: i gemelli da polso (D osciri) realizzati in alluminio, avorio fossile, rubini e diamanti, che rappresentano due teschi con la corona; l’erotico Endimione in polluzione, che in orizzontale occupa tutto il quadro: il volto è nascosto, l’erezione è centrale, lo sperma macchia d’oro la tela, mentre dal petto come straziato si staccano i soliti microorganismi e il pene irradia luce; la Medusa realizzata in oro su legno: ha un polipo in testa, le sue braccia diventano fiori, la parte sottostante dell’opera sembra pesare, quella in alto è eterea.
Scheda della mostra
Titolo Agostino Arrivabene. Vesperbild
Sede Galleria Giovanni Bonelli, Via Luigi Porro Lambertenghi 6 – 20159 Milano
Date 23 maggio – 26 luglio 2014
Inaugurazione giovedì 22 maggio, ore 18.30
Orari martedì – sabato h. 11-19. Lunedì su appuntamento.
Ingresso libero
Written by Silvia Tozzi
Info
info@galleriagiovannibonelli.it