“Il Secondo Sesso”, di Simone de Beauvoir: la sfida delle donne di ieri per le donne di oggi
“Donne non si nasce, lo si diventa”. Questo scriveva Simone de Beauvoir (1908-1986) nel suo libro più celebre, “Il Secondo Sesso”. Una frase intensa, di grande significato intellettuale. Per dirla tutta questa è anche una delle citazioni più usate e abusate sui social network.
Ripetuta così tante volte da finire per svuotarla di significato, slegarla dal suo contesto sociale fin quasi a impoverirla.
Queste poche parole, infatti, sono ancora attualissime, figlie di un pensiero complesso, geniale e attento alla realtà, di un intelletto vivace e mai stanco, sempre pronto a lottare. Poche parole che riassumono una vita e, nello stesso tempo, non riescono a contenerla tutta, per quanto è stata piena e dinamica.
Simone de Beauvoir, infatti, è stata una donna capace di pensare e prendere posizione da sola, senza seguire la massa, subendo perfino l’isolamento ma rifiutandosi di tirarsi indietro.
Sembra scontato dire ciò, tuttavia oggi, forse, di esempi di donne in grado di perseguire il cammino prescelto con tenacia e senza paura delle conseguenze, spesso imposte proprio dall’immagine femminile dettata dalla società, non ne abbiamo moltissime.
Alcune di queste sono note, altre no, ma poco conta. Quelle che non sono famose rappresentano, comunque, un piccolo “esercito” di donne divenute tali attraverso le esperienze vissute, giorni belli e terribili, studi e convinzioni portati avanti con forza, catene di pregiudizi e convenzioni di cui si sono liberate poco a poco.
Come la nostra grande intellettuale, che ha vissuto e respirato il Novecento, le sue guerre e i suoi progressi, schierandosi a favore di ciò in cui credeva; nata in una famiglia in declino dell’alta borghesia, la giovane Simone si appassiona ben presto allo studio e questo rappresenta uno dei fattori fondamentali della sua vita: la conoscenza come base imprescindibile per capire il mondo, progredire e formarsi un’opinione.
Gli anni alla Sorbona sono anche quelli del primo amore per il cugino Jacques Champigneulle che, però, distrugge i suoi sogni e la lascia per un’altra. Un colpo durissimo per Simone, dal quale si riprenderà solo dopo aver attraversato il tunnel della depressione.
Durante la buia epoca della Seconda Guerra Mondiale entra a far parte della Resistenza, mentre all’alba della Rivoluzione algerina (1954-1962) si schiera a favore dei ribelli. Simone assiste con coraggio e spirito critico anche all’epoca che sancisce lo sviluppo dell’Unione Sovietica e alle difficilissime fasi della guerra arabo-israeliana che hanno coinvolto la comunità internazionale, prendendo sempre posizione a favore della libertà e delle donne.
Il suo saggio più celebre rimane “Il Secondo Sesso” (1949), a cui si è già accennato. Un’opera che porta a Simone de Beauvoir molte critiche ma, nonostante tutto, l’intrepida saggista non arretra di un passo dalle idee che propugna con serie argomentazioni e determinazione.
L’immagine della donna viene scandagliata dal punto di vista biologico, psicologico, sociale e antropologico. L’autrice descrive ogni tappa della vita femminile, dall’infanzia al matrimonio, ogni scelta o situazione subita, ogni ruolo liberamente accettato o imposto.
L’idea che sta alla base del libro riguarda la discussione attorno alla presunta inferiorità della donna, che porta quest’ultima a rimanere ingabbiata in categorie già assegnate e strutturate, ad abbassare le proprie aspettative in relazione a ciò che la società le richiede (e talvolta esige) e a stereotipi vincolanti che la concepiscono esclusivamente come moglie e madre devota; come se non ci fosse altra possibilità di scelta, come se tali ruoli ne escludessero altri a priori.
L’inferiorità femminile, Simone de Beauvoir lo spiega, non esiste, è una convinzione errata, un pregiudizio potente e duro a morire in parte ancora oggi.
Nel suo saggio la scrittrice e femminista chiede che le donne non rimangano relegate nelle case ma, con l’aiuto della società diventino indipendenti, conquistino il loro posto nel mondo, proprio come fanno gli uomini. Solo così si potrà eliminare una frustrante differenza di genere che non ha motivo di esistere.
“Donna non si nasce, lo si diventa” scriveva Simone de Beauvoir.
Sì, essere donna è un percorso esistenziale che si dipana giorno dopo giorno, “un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai” come sostiene Oriana Fallaci in uno dei suoi capolavori, “Lettera a un Bambino Mai Nato” (1975).
Un’avventura, una sfida, per il rispetto dei diritti, ma anche per i doveri.
Possiamo dire, oggi, di avere davvero raccolto questa sfida?
Written by Francesca Rossi