“Stoner”, libro di John Williams: un uomo che scopre all’università la fascinazione della letteratura
Libro diventato di culto di recente, dopo essere rimasto a lungo in una zona grigia, Stoner racconta la vita di William Stoner, insegnante.
Proveniente da una famiglia di agricoltori, viene mandato a studiare da suo padre, e all’università scopre la fascinazione della letteratura. E decide di rimanere come ricercatore, andando contro l’intenzione dei suoi, che lo avevano mandato via senza pensare che non sarebbe tornato ai campi di famiglia.
Eroe insicuro, amante della vita attraverso la parola scritta, Stoner si sposa giovane, ma la sua vita famigliare non è come la immaginava. Matrimonio di amore autentico per lui, ma di facciata per lei, come a rappresentare l’istinto devozionale di chi si mette nelle mani nella letteratura, sapendo di incontrare le resistenze di chi non capisce un atteggiamento votato alla cultura.
Stoner si trova presto una moglie senza volontà, capace di dargli una figlia di cui suo padre si innamora ma il cui rapporto si incrina per la crudeltà della moglie, Stoner è un uomo integro ma poco capace di oltrepassare i limiti delle convenzioni per ricucire i suoi rapporti, e sembra anzi accontentarsi di una routine che è solo parte minore della sua vita, del suo vero amore, i libri.
Stoner è atto d’amore verso la letteratura, e in un certo senso rispecchia l’amore che John Williams vi ha dedicato nella sua carriera di insegnante. La vita di Stoner è un lungo romanzo che trascende il tempo e sopporta le flagellazioni e i sacrifici in nome della Verità, quando ad esempio rifiuta lo scatto della carriera per ostacolare uno studente raccomandato e arrogante.
La vita di Stoner è una linea che attraversa le fasi della vita dell’uomo, l’ingenuità giovanile, le scelte della coscienza, l’abitudine, la relazione extraconiugale con una studentessa, la sua improvvisa decadenza e vecchiaia, e in ogni momento il suo sguardo esiste solo attraverso le inquietudini e i giudizi del mondo dell’Università, microcosmo che non si esime anche dalle più bieche convenzioni e sotterfugi.
La vita di Stoner è una paziente narrazione che il protagonista fa di se stesso, quando ad ogni svolta, ad ogni caduta, trova ancora se stesso nel lavoro, nel libro, nell’abnegazione a un ideale, nella tensione a un’assoluto predominio della letteratura. La vita di Stoner è forse noiosa, fatta di convenzioni, di mancanze, di sacrifici, e viaggia parallela alla narrazione di Williams.
Ogni parola è al suo posto. Nulla è di troppo. Non ci sono colpi di testa, e per questo l’integrità morale del protagonista vince, anche se Stoner non è un uomo felice.
Ma anteporre alla propria felicità la volontà, la devozione verso la Letteratura, non può essere un errore, se l’ambiente sociale non permette la presenza di entrambe le possibilità. Stoner può tornare a se stesso nella Letteratura, ben sapendo che il libro può rispondere ai dubbi della sua esistenza, anzi rivolgendo ad essa la sua anima, fiduciosamente.
Il personaggio è il centro del libro, e ci si affeziona alla sua dolcezza, e la si lascia andare per la propria strada, proprio come un libro ben scritto non ha bisogno di noi per esistere: Stoner è senza tempo, assomiglia a Revolutionary Road, ha la stessa aridità nel dialogo con il lettore, perché là dove il sentimento non può arrivare, è la letteratura a colmare le lacune della vita.
Ha diversi piani di lettura, Stoner. Lo si può amare da un punto di vista storico, sociale, e ancora morale. La sua narrazione è talmente perfetta che la distanza dal personaggio rimane la stessa dall’inizio alla fine. La sola cosa che possiamo fare è osservarlo, ma non giudicatelo: non ve ne darebbe l’opportunità.
Così quando leggiamo un libro il nostro giudizio viene dopo. Prima il libro si è già spinto dentro la nostra coscienza. E non importa che la vita di Stoner sia insignificante, perché il criterio che dobbiamo usare non può essere la nostra visione delle cose. È solo la visione di Stoner a guidarci, qui, a volerci ricordare che ogni essere umano, prima di essere buono, bello, alto o felice, è solamente, esclusivamente, prima di ogni cosa, un essere umano, che esiste e può esistere assolutamente senza i nostri giudizi, proprio come uno dei capisaldi della letteratura americana da cui Stoner proviene ci ricorda: Il grande Gatsby, il capolavoro di Fitzgerald, dove si può leggere all’inizio che “non dovremo avere il diritto di giudicare nessuno, se non pensiamo alla nostra situazione, prima di tutto.”
Fortuna o sfortuna che sia, Stoner esiste, e così è per la letteratura. John Williams trova il suo posto nella Letteratura così, senza slanci, solo constatando, raccontando, quasi cronachisticamente, la vita e i sentimenti del suo alter ego.
Written by Alessio Barettini