“Tango sul fango”, libro di Julka Caporetti: una lunga confessione che danza come un tango
“Sono silenziosa oggi. Volevo, quasi quasi, incontrare un altro amore per strada, per le vie di quella città dove nessuno mi conosce. Incontrare un amore senza pretese, di quelli che gli vai bene così, con la tuta larga color asfalto e la camicia da zingara e nessuna intenzione d’esser altro nei passi.”
“Tango sul fango” di Julka Caporetti è una lunga lettera di amore e odio, di riconciliazione e di addio. Ossimori teatrali, che vibrano tra una pagina e l’altra capovolgendo più e più volte il capo e la coda. Punteggiature personalizzate, niente rime baciate e tanti inviti: a ricordare il passato, a far trasloco, ad ascoltare il rumore della diversità.
Una poesia che riempie una storia di amore e di non-amore. Dove la trama non è tracciata, e si sviluppa, e va a capo, e finisce in un capoverso qualsiasi. La trama siamo noi, chi legge, chi subentra tra i covoni di paglia, baci con dentro i giorni e mozziconi di ricordi spenti. Noi che abbiamo – e chi non ne ha – conti sospesi con nostra madre, ci sentiamo additati, è per noi che sono certe parole tra quelle pagine.
Non glielo abbiamo mai detto, a nostra madre, che ci ha ferito o umiliato, e resi così impauriti. È tempo che gliene diciamo quattro, andiamo da lei oggi stesso così, ecco, sì, così… Così potremo riuscire finalmente a comprendere che è di lei che abbiamo bisogno, che è incredibile il potere delle madri.
Una lunga confessione dunque, che spazia, che danza come un tango, con le gambe che s’intrecciano e non si urtano, si sfiorano e la musica palpita. Con coraggio si sveste e si confessa: nessuno e niente sono come sembrano. Nemmeno la protagonista di questo tango sul fango.
Molto particolare è l’uso che ne fa l’autrice, della punteggiatura: si leggono talvolta righe nelle quali appare soltanto un punto. Si osservano puntini di sospensione che fanno davvero trattenere il fiato e nonostante sia disarmante collocare l’ortografia, si resta piacevolmente sorpresi di come siano eleganti – e addirittura indispensabili – tutti quegli equivoci grammaticali.
Restano al lettore le parole e i colori come se si divincolassero dal libro, dall’autrice stessa, e riuscissero a colmare vuoti di luce come quando il sole filtra dalle persiane andando a creare autostrade e girotondi sul soffitto della camera avvolta dal buio.
“Pensavo… domani? Magari rileggerò, forse è meglio, che adesso mi potrebbero scappar poesie…”
Julka Caporetti è nata a Imola e vive in provincia di Bologna. Giovane donna, madre di tre bambini, educatrice d’infanzia, è una poetessa per davvero: scrive e vive le sue poesie. Partecipa e vince numerosi premi letterari nazionali e internazionali, e ha già pubblicato un primo di libro di poesie particolari, come è lei, che gridano odi alla vita in “Nel guscio”.
Written by Daniela Montanari
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