“L’arbitro” un film di Paolo Zucca con Accorsi, Cucciari, Cullin: una geniale critica sociale sul nord Sardegna
Non immaginatevi il nord Sardegna delle coste paradisiache con l’acqua cristallina. No! “L’arbitro”, diretto da Paolo Zucca, è ambientato in montagna, in un entroterra eterno rimasto immutato durante i secoli, un luogo che ogni sardo conosce per i suoi silenzi e le linde vedute.
Una storia di calcio, di manfrine di arbitraggio, e di invidia. La corsa e l’impegno per diventare più bravi, per essere dei campioni in due diverse realtà, una capeggiata da Stefano Accorsi nella veste dell’arbitro ineccepibile con il sogno della grande vetrina: di una finale europea. Alla ricerca del prestigio e sicuro di se dovrà confrontarsi con la mala vita, quella del pilotaggio delle partite.
La seconda realtà è il campionato di terza categoria con due squadri rivali, Montecrastu e Pabarile, che mostrano la passione verso il gioco del calcio e nello stesso momento il lato oscuro del giocatore.
È sagacemente sottolineato l’odio tra i vari personaggi, odio generato da parole di uso comune, da brevi filastrocche che compaiono più volte, come ad esempio la scena nella quale la squadra Montecrastu si riscalda correndo sul campo e, che per incitarsi inneggia la sua superiorità screditando la squadra avversaria (“Pabarile matti, Pabarile tonti, Pabarile brutti, etc…”).
Oppure in ben due scene aventi come protagonisti Jacopo Cullin e Geppi Cucciari nel quale appare un detto del luogo del tipo: meglio morire a casa che aver uno di Montecrastu sulla porta.
La tangibilità del vedere l’altro come nemico.
Sottobanco, ma enfatizzato da uno scenario naturale di estrema bellezza, compare un personaggio enigmatico seduto sulla punta di una montagna, che come una pizia greca aspetta i viandanti per riferire ciò che sa.
Due giocatori si recheranno dall’uomo pizia, due cugini che presi dall’ira cadranno nell’errore della vendetta, ed il sangue lava sempre altro sangue.
Contrapposto al mondo maschile, il mondo femminile è compatto e risolutore. Questo aspetto si concretizza in un’anziana signora vestita di nero che, al pari del deus ex machina, innesta interventi che portano alla risoluzione della difficoltà.
Altra donna risolutrice è la cameriera che, durante il matrimonio di Brai (Alessio di Clemente), racconta la verità sull’arbitro interpretato da Francesco Pannofino.
Trama in breve con spoiler
La squadra del Pabarile, allenata dal cieco Prospero (Benito Urgu), ha perso tutte le partite del girone di andata del campionato sino all’arrivo di Matzutzi (Jacopo Cullin), emigrato in Argentina da piccolo ed ora di ritorno dopo la morte del padre.
Jacopo era il vicino ed il fidanzatino di Miranda (Geppi Cucciari) quando viveva in Sardegna, e nuovamente in patria si reca subito dalla bella per dichiarare il suo amore immutato.
La loro storia d’amore è divertente e non scontata. Intanto il campionato prosegue ed il Pabarile vince tutte le partite grazie al talento di Matzutzi. È in semifinale ed il dirigente della squadra nemica, il Montecrastu, chiede ad un arbitro corrotto (Francesco Pannofino) di eliminare dal campionato il Pabarile.
Intanto un altro broglio si stava svolgendo negli alti vertici del calcio, Stefano Accorsi è tratto in inganno dalla sua superbia e segue le direttive del responsabile nazionale degli arbitri. Ed a causa del suo errore, Stefano beccherà la punizione di dover arbitrare proprio la finale tra Montecrastu e Pabarile.
L’impronta nera è la morte di Pietro per mano di suo cugino e questo non è il solo riferimento cristiano dichiarato nella pellicola (“L’ultima cena” raffigurata dal Pabarile, il crocifisso nel fischietto di arbitraggio di Stefano Accorsi, una pecora crocifissa).
Questo film ha una vergognosa scena di maltrattamento ed omicidio di un animale in modo orrendo, sono rimasta traumatizzata, mai più vedrò un film di questo assassino, uomo schifoso lui e tutti gli attori che hanno girato e permesso un abominio simile. Fate schifo. adesso vedrò se ci sono gli estremi per una denuncia.
Barbara non sono stati uccisi animali per questo film, la pecora era già morta, ed i cani sono dei pupazzi, si può ben notare dal film!
Per avere una conferma che può tranquillizzarti prova a sentire il regista del film. Stai prendendo un buco nell’acqua questa volta, e vogliamo dirti che ti stimiamo moltissimo per la tua passione e la tua furia. Hai perfettamente ragione nel condannare questi atti disumani.