Nota critica al pittore Maestro Marcello Meucci pittore a cura di Marzia Carocci
Marcello Meucci Artista Pittore Contemporaneo,Fondatore di Estrarte, nato a Tobbiana (Pistoia) nel 1943.
Come per ogni forma artistica, l’espressione introspettiva tende ad emergere e a delineare il carattere,cla sensibilità e l’acutezza dell’autore.
Nella pittura, arte evocativa e poetica di visioni e traduzioni /tracce del visibile, si ha un doppio passaggio introspettivo: la visione reale /fantasiosa/ onirica del pittore e la trasfigurazione personale rielaborata dall’inconscio artistico che rende poi quella concretezza materiale d’immagini, colori e di movimenti che solamente le arti visive sanno dare.
La pittura di Marcello Meucci, è un “urlo” di colore, quasi fosse una liberazione di un pensiero che fatica a restare imprigionato nella conca limitata dell’uomo.
Un’esplosione di energia, di patos, dove non manca il segno di accusa, di rabbia, di ricordi esasperati e angoscia, questo lo si nota particolarmente nelle sue pitture riferite ai “Celestini,” dove gli occhi dei bambini hanno la stessa espressione: sguardi ritirati nelle orbite, osservatori di un mondo che castiga e che inganna, mentre le espressioni dei “guardiani” hanno l’aspetto torvo e inquisitorio di un potere vigliacco.
Meucci ha la grande forza evocativa di un pensiero che va oltre la traccia pittorica, oltre le immagini , egli infatti con decisione del tratto, sprigiona una carica emozionale non indifferente, sa trasformare l’emozione in essenzialità rendendo la sua arte un incanto fra simbolismo e colore dove la voce della sua interiorità si posa ad ogni pennellata che è deposito di esperienze, di valori e di moniti.
Direi che il bagaglio artistico di Meucci è un encomiabile diario/riflessione di un uomo che prima bambino, poi adulto ha vissuto e che attraverso quell’espressione regina che è la pittura, rende visibile al mondo.
Marcello Meucci è un osservatore meticoloso dell’ambiente e dei personaggi, i suoi tratti hanno la capacità di catturare l’osservatore e di lasciargli una libera dimensione di pensiero in quel simbolismo assorbito nella tela come farebbe il poeta ermetico tra le sue righe.
Un artista che “parla” di sé attraverso il segno; egli scioglie, amalgama, smaterializza, costruisce e fa respirare quel suo pensiero che è continuo movimento, dove la vita stessa , le esperienze, i dolori e i sogni diventano giostra di colore e pennellate di uomini e donne, paesaggi, nascite e distruzioni, fra passato e presente in una continua ricerca di aspirazioni e contemplazioni dove il tratto ha subìto più volte una trasformazione così come la vita stessa, attraverso le esperienze, trasforma l’indole umana.
Written by Marzia Carocci
OGNI VOLTA CHE VEDO TALI QUADRI RIEMERGONO IN ME QUEI GIORNI PASSATI IN SOFFERENZA