“Senza rete”, silloge poetica di Fiorella Carcereri – recensione di Rebecca Mais
“Il bacio è un confine./ Ci può far intravedere/ verdi vallate/ e mari quieti/ o aride distese/e acque tempestose.// Il bacio è una soglia./ Ci può aprire/ la porta del paradiso/ oppure/ quella dell’inferno.”
Prima silloge poetica della scrittrice Fiorella Carcereri, dopo la pubblicazione della raccolta di aforismi “La vita in sintesi” (Libro Aperto Edizioni, 2012)e dei racconti di “Zeroventincinque” (Aletti Editore, dicembre 2012), “Senza rete” (Edizioni Ensemble, marzo 2013) raccoglie ottantanove liriche suddivise in due parti, Tu ed io e Io e il resto.
Tema centrale della prima parte è l’amore, un sentimento che si districa tra passione, rimpianto e riconoscenza per i bei tempi andati e per chi le è stata accanto nonostante le mille incertezze della vita. Un amore certamente profondo e nato talvolta in modo spontaneo, altre quasi forzatamente ma con la piena consapevolezza che “amare non è mai un errore”.
Anche nella seconda parte l’amore è un aspetto rilevante ma si aggiungono altre importanti componenti dell’esistenza dell’autrice come l’amicizia, l’amore per la natura, lo stupore per le bellezza e la fugacità della vita ed il disorientamento generato dalla ricerca di un senso nella confusione che talora ci circonda.
Versi che con un linguaggio naturale ma diretto definiscono un animo sensibile e delicato in grado di esprimere senza troppi giri di parole le sue emozioni e di diffonderle con purezza ad ogni lettore che rimarrà inevitabilmente coinvolto in una sconfinata rete di sensazioni.
Fiorella Carcereri, come si evince dal titolo della raccolta, scioglie ogni rete abbandonandosi ad un saliscendi di emozioni, liberandosi dai ricordi spiacevoli e dai tormenti del passato in uno sfogo poetico, donando al lettore versi leggeri come il vento che tuttavia sovente celano sofferenza e dolore.
Il senso del nulla.
“Passiamo una vita/ a cercare/ il senso delle cose,/ ma non lo troviamo mai.// Allora,/ per non impazzire,/ per non morire/ inventiamo/ un surrogato di senso/ che attribuiamo/ al nostro esistere.// Ma, in fondo,/ nulla ha senso/ e solo il nulla/ ha senso.”
Written by Rebecca Mais