Intervista di Emanuele Bertola al quartetto palermitano Akram

Voce, chitarra, basso e batteria. Quattro elementi, la formazione base di una band, semplice ma estremamente efficace, ed è con questa formazione che si presentano gli Akram, quartetto palermitano con la passione per il rock e per la musica italiana.

 

Dalla loro Sicilia i quattro si spostano dopo pochi anni nel milanese, dove, coadiuvati da Massimo Vecchi – bassista dei Nomadi nonché loro scopritore, amico e produttore – consolidano un sound personale composto da una musica di stampo americano ed una composizione tipicamente italiana.

Durante la permanenza a Milano la band ha la grande occasione di conoscere e collaborare con musicisti di classe e fama come Gabriele Lorenzi, già tastierista di Lucio Battisti nella Formula 3, Luca Volontè, sassofonista di Francesco Baccini e Gianluca Grignani, Patrix Duenas, bassista e percussionista di Edoardo Bennato, e Graziano Rampazzo, grande batterista di Eugenio Finardi, esperienze che fanno crescere i palermitani e che aggiungono un tassello al percorso verso il debutto ufficiale della band, debutto che, anticipato dal singolo “Carpe diem”, si avvicina sempre di più e che si preannuncia un album decisamente interessante e ricco di collaborazioni illustri. Una buona occasione per conoscere meglio questi quattro ragazzi e la loro musica…

 

E.B.: Ciao ragazzi! Cominciamo con le presentazioni, chi sono gli Akram e come nascono?

Akram.: Nasciamo nel 2007, sulle Madonie, in provincia di Palermo. La voglia è sempre quella di dare un segnale forte proveniente da una terra così difficile da gestire anche artisticamente parlando. Ci siamo trovati “facilmente”…Beh sulle Madonie non è difficile rintracciarci. Ci conosciamo tutti e tutti sappiamo tutto di tutti. È stato semplice unire i nostri ideali, le nostre forze, la nostra voglia a modo nostro di amare la musica. Siamo in 4: Mirko Pellicane voce; Francesco Pantano  basso; Domenico Inguaggiato batteria; Max Piro chitarre.

 

E.B.: Siete nati in Sicilia, terra fertile del cantautorato italiano, ma forse un po’ ostica per quel che riguarda una musica di stampo più moderno e internazionale, quanto pesa la tradizione e quanto è difficile portare avanti un progetto come il vostro?

Akram: Le difficoltà che si riscontrano giornalmente in territori stupendi ma allo stesso tempo difficilmente gestibili come i nostri sono diverse. La tradizione, intesa soprattutto come genere musicale non è un ostacolo, anzi forse una fonte pura e selvaggia dalla quale attingere forza e coraggio. I problemi sono la scarsa raggiungibilità dei centri più grossi dove proporsi, per esempio; la politica che, più ti interni più pensa soltanto all’uovo di oggi piuttosto che alla gallina di domani e purtroppo la pressa del governo nazionale che preferisce isolarci piuttosto che valorizzare le risorse della nostra terra: arte in generale, musica, teatro ecc…ecc…

 

E.B.: Massimo Vecchi, bassista dei Nomadi, vi ha scoperto, è il vostro produttore artistico e in qualche modo anche vostro mentore, parlateci del vostro rapporto con Massimo.

Akram: Beh, Massimo è a tutti gli effetti un fratello. Un padre musicale e consigliere. C’è grande rispetto reciproco a livello musicale e personale. Ci ha messo alla prova qualche anno fa, soprattutto per stimolarci ma lo ha sempre fatto con dolcezza e positività. E’ sempre attento e presente su tutto ciò che facciamo, anche nella vita privata. E’ stata una fortuna conoscerlo. E’ un grande artista, un grande musicista e un grande uomo.

 

E.B.: Oltre a Massimo nel vostro curriculum potete vantare molte altre collaborazioni illustri, da Patrix Duenas a Luca Volontè, quanto sono importanti esperienze come queste per il percorso della band?

Akram: Sono fondamentali!!! Conoscere chi della musica è riuscito a farne veramente vita è come conoscere la Dea in persona. Il confronto continuo con personaggi del loro calibro è motivo di velocissima crescita artistica. È sempre un’emozione immensa quando lavoriamo con loro ma quella stessa emozione si trasforma in forza e convinzione. Un giorno con loro equivale ad un anno trascorso a studiare.

 

E.B.: Di cosa parlano le vostre canzoni? E Come nascono?

Akram: Le nostre canzoni nascono dalla voglia di gridare al mondo intero che c’è qualcosa che non va. Che è sempre giusto reagire alle ingiustizie ma bisogna farlo con il massimo rispetto della persona. Scriviamo solitamente i testi e da lì si parte insieme verso un percorso che comprende l’arrangiamento e poi la produzione definitiva. Siamo una squadra che si mette a confronto giornalmente e che, musicalmente parlando non litiga mai. Come si può litigare su un’emozione, uno stato d’animo personale che si trasforma in ritmo, armonia e melodia?

 

E.B.: Nel vostro sound si sente un’indole rock che pesca dal filone americano, ma anche un attaccamento alla musica italiana nella composizione e nella melodia, quali sono le vostre “muse ispiratrici” in questo senso?

Akram: Quello che abbiamo deciso di seguire è il senso di freschezza e l’impatto che si usa in America, per dire e trasmettere qualcosa. Siamo 4 ragazzi che abbiamo ascoltato di tutto: rock 70, dance, pop, musica leggera in generale, rap, rock contemporaneo ma se dovessimo identificarci o dire che l’ispirazione è venuta perché abbiamo ascoltato “x” artista, questo non possiamo farlo. Non saremmo in grado di farlo. Il cuore batte e noi seguiamo il suo ritmo. L’attaccamento alla melodia e al testo italiano è obbligatorio. La melodia italiana è la più dolce in assoluto e anche la più difficile da organizzare.

 

E.B.: È da poco uscito “Carpe Diem”, il vostro nuovo singolo che anticipa l’uscita del primo album ufficiale, cosa significa per voi “Carpe Diem”, e quali sono le vostre sensazioni all’avvicinarsi del debutto?

Akram: Per noi significa cogliere tutto ciò che la vita ci da senza soffermarsi troppo sui lati negativi. I lati negativi ci sono ma devono essere immagazzinati, rielaborati e gettati fuori sotto forma di idee positive e innovative. La vita, in un singolo istante può regalarci qualcosa che ad altri invece non basterebbe una vita per raggiungerla. Noi siamo pronti e al momento giusto la afferriamo e la teniamo stretta con tutta la nostra forza. Questo è il periodo più bello e complesso della nostra esistenza. Siamo ansiosi di farci conoscere e soprattutto di conoscere tutti coloro che avranno la pazienza di ascoltarci e seguirci. Siamo ansiosi di metterci a nudo di fronte al mondo intero.

 

E.B.: Che progetti avete per il futuro? E, visto il periodo natalizio, cosa vorrebbero trovare gli Akram sotto l’albero?

Akram: Beh aspetteremo l’inizio del nuovo tour che sarà dedicato alla divulgazione del nostro album. Saremo in giro per l’Italia, in piazze, teatri e locali vari. E in giro per le radio nazionali e tutti potranno seguirci collegandosi al nostro Sito. E per Natale sinceramente sotto l’albero vorremmo trovare un’Italia nuova. Un’Italia fatta ancora di sogni e speranze. Perché il nostro Paese è sempre stato ricco di tutto ciò e non di povere illusioni.

 

Written by Emanuele Bertola

 

 

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