“Attraverso la tela”, raccolta di Marco Bellini – recensione di Rita Pacilio

Attraverso la tela“, di Marco Bellini, è una lucida raccolta di versi e narrazioni che ricorda le svolte dello spazio cosmico del destino dell’umanità già lette nei lavori di Elena Svarc.

 

Il lettore si trova di fronte ad una colloquialità  che dal ‘basso’ procede verso il ‘laterale’ perché le esperienze vissute e conosciute, di cui l’autore parla, sono condivisibili e donate in una forma di confidenza amicale, quasi confessate. Bellini sa che ogni elemento del reale appartiene al mondo e che nessuno ne può cambiare l’irreparabile fatalità.

Il tempo è localizzato nelle casuali intonazioni ideologiche e sociologiche: e allora ho chiesto di uscire dal tempo. Questa poesia ci consente di avvicinarci all’attività conoscitiva dei pensieri compiuti e all’importanza delle sue motivazioni.

L’autore esce ed entra nel reale, infatti, per trasformare in poesia gli attimi che si annullano quando la definizione psicologica diventa corpo-materia. Il ritmo lessicale e l’evidente estetica romantica delle visioni proposte si mescola ad un raro senso poetico: tutto viene partorito da un subconscio che vuole rivelarsi come razionale, ma che conserva ed evidenzia una forte pulsione emozionale.

La rifrazione del verso, espresso in una prosa poetica curata e coerentemente aperta, sprigiona una tensione fenomenologica che appare, a chi entra nel racconto poetico, come una sequenza di specchi sovrapposti.

Il senso metaforico presenta un’ ‘essenza parallela’ che può determinare un nuovo flusso vitale possibile, dettato da regole eterogenee, e una nuova filosofia dello spazio-tempo che ci catapulta nel monologo, assai profondo, che misura, nel nostro animo, la percezione delle cose sensibili.

In questa raccolta leggiamo, tra le righe, la consapevolezza della negazione filosofica del Novecento in cui Montale preferiva sottolineare il suo ‘non volere’ o il suo ‘non essere’. La lettura sincera del mondo, come straordinaria aderenza poetica, è l’elaborazione della fine del silenzio della perdita-assenza.

Bellini definisce in modo acuto le distanze temporali tra ciò che è stato e ciò che rimane: non sfugge la definizione dei parametri che indicano gli abissi e ci dona, con autentico rigore, i movimenti armonici tra l’esistenza morale e la sapienza dell’intelletto.

 

Written by Rita Pacilio

 

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