Intervista di Alessia Mocci ad Enrico Rufini ed al suo “Pene d’amore – Dialoghi sull’impotenza e dintorni”

Pene d’amore. Dialoghi sull’impotenza e dintorni” è la prima pubblicazione letteraria di Enrico Rufini. Il titolo potrebbe fuorviare e lasciar pensare ad argomentazioni scientifiche ma non è così. Il libro consta di diversi racconti nei quali la costante è sempre una difficoltà nel rapporto amoroso, non solo maschile ma anche femminile.

È un testo di forte impatto e senza target di lettura in quanto anche entrambi i sessi dovrebbero documentarsi su come prevenire almeno “mentalmente” alcuni problemi di impotenza che si possono verificare. Rufini con ingegno ed ironia ha costruito così un libro utile ma anche divertente che vede il suo scopo nell’insegnare, o meglio, nel fornire una veloce consapevolezza dei vari perché dell’impotenza.

Abbiamo incontrato l’autore per conoscere meglio “Pene d’amore” e siamo rimasti sorpresi da alcune risposte davvero interessanti. Buona lettura.

 

 

A.M.: Chi è Enrico Rufini?

Enrico Rufini:  Descriversi non è una cosa facile. Si rischia di autocelebrarsi e di apparire diversi da come ci si sente e da come si è realmente. Diciamo semplicemente che sono un medico che un bel giorno si è messo in testa di scrivere un libro… un libro su alcuni casi clinici particolari che mi sono capitati e che potrebbero interessare molte persone, molte coppie e, anche, molti genitori. Un libro a cavaliere tra la narrativa e la medicina divulgativa, con un occhio rivolto alla prevenzione e all’educazione sanitaria.

 

A.M.:  “Pene d’amore. Dialoghi sull’impotenza e dintorni” è la tua prima pubblicazione?

Enrico Rufini:  Si. A parte le pubblicazioni scientifiche e qualche capitolo in alcuni testi di angiologia questo è il mio primo libro.

 

A.M.: Il titolo è molto particolare e sicuramente d’impatto. Come nasce?

Enrico Rufini: Il titolo è il frutto di una felice intuizione di un amico, Marcello Ciccaglioni. Inizialmente  avevo scelto un titolo sicuramente più noioso e meno accattivante:  “Storie di impotenza e dintorni, alcuni casi clinici felicemente risolti”. Il mio amico, che fa il libraio ed è anche molto in gamba, mi ha fatto notare che con quel titolo lì nessuno, ed in particolare nessun uomo, avrebbe avuto il coraggio di comprarlo e di presentarsi alla cassa delle librerie: nessuno vuole che neanche si sospetti che si possano avere dei problemi di quel genere. Quindi mi ha suggerito un titolo un po’ ironico che gioca sul doppio senso e che mi sembra molto azzeccato. Ho voluto comunque mantenere il riferimento nel sottotitolo perché si capisse l’argomento… ma non so se ho fatto bene. Temo che anche così sia troppo esplicito e che resti un po’ ostico ai più, temo che la gente lo consideri un testo di medicina o, comunque, troppo tecnico.

 

A.M.:  Invece, che cos’è?

Enrico Rufini:  Non si tratta di un testo scientifico e non è destinato ai medici. E’ destinato a tutti. Si tratta di storie, pezzi di vita che potrebbero essere di chiunque, di tutti i maschi del mondo e di chi gli sta intorno, a tutte le età. Una vetrina aperta in uno studio medico ed in quello che vi accade, uno spaccato sul mondo maschile e sulla sessualità, non più scontata, dei giorni nostri.

 

A.M.: Qual è la storia presente nel libro a te più cara? Quale invece quella che ritieni più interessante per un lettore?

Enrico Rufini: Per me sono tutte storie importanti che, in qualche modo, hanno segnato la mia vita professionale ed umana. Tutte mi hanno arricchito e di tutte conservo gelosamente il ricordo. La storia del soccombente, l’uomo che aveva rinunciato a cercare una donna perché si riteneva ripugnante… oppure quella del marchese che in tardissima età si preoccupa di non aver soddisfatto la moglie a sufficienza…o, ancora, quella degli inesperti che non sapevano proprio nulla di come si fa all’amore… Ogni storia è particolare, ma ognuna di esse contiene degli elementi di interesse generale. I lettori vi possono trovare delle informazioni utili per prevenire dei problemi relazionali ai propri figli, oppure per correggere alcuni comportamenti che minano la vita di coppia, la sessualità sia maschile che femminile.

 

A.M.: Qual è il target dei lettori? Solo uomini o ritieni che possa essere anche una lettura da “donne”?

Enrico Rufini: I problemi dell’erezione non sono problemi solo maschili. E’ ovvio che i soggetti che ne soffrono siano dei maschi, ma è altrettanto ovvio che, di conseguenza, ne soffrano anche le loro compagne, mogli, fidanzate. Alcune volte sono i comportamenti femminili a causare quella che, tecnicamente, si chiama “impotenza partner specifica” oppure “ansia da prestazione”. Capita sempre più spesso di incontrare ragazzi giovani, perfettamente sani, ma totalmente impreparati ad affrontare rapporti sessuali con ragazze molto, ma molto, più disinibite di loro. Capitano anche uomini di mezza età ma ancora giovanili e sani che, dopo una separazione o di fronte ad una nuova partner che non conoscono, non sanno che pesci pigliare e da che parte ricominciare. Insomma, le donne sono interessate all’argomento come, se non più, dei maschi stessi. Senza considerare che esiste anche una forma di impotenza sessuale femminile che si chiama “dispareunia”, vale a dire “penetrazione dolorosa”, più comunemente nota come “vaginismo”. A questo argomento dedico un capitolo speciale nel mio libro e credo che sia molto importante parlarne perché ancora quasi sconosciuto.

 

A.M.:  Qual è la percentuale di ironia presente nel  libro?

Enrico Rufini: La percentuale, veramente, non la saprei calcolare. Oltre che nel titolo, sicuramente ne ho messa. L’ intento era di “alleggerire” l’ argomento, renderlo più digeribile. Raccontare casi anche difficili cercando di sdrammatizzare, per far capire che spesso ci creiamo da soli problemi che non esistono e che, talvolta, piccole cose, inezie, se trascurate, possono generare complessi e difficoltà insormontabili. Nel libro racconto anche ciò che può capitare ad un medico nell’esercizio della sua professione: pazienti sgradevoli per non dire peggio, imbarazzi per avances di signore avvenenti e senza pudori, comicità involontarie e quant’altro utile a rendere la lettura vivace e scorrevole. Le storie, quasi tutte, contengono, come sempre nella vita, una percentuale di comicità che non va nascosta ed io, quando era il caso, ho cercato di metterla in evidenza.

 

A.M.: È stato complesso trovare una casa editrice interessata ai tuoi scritti? Hai qualche consiglio per un’aspirante scrittore?

Enrico Rufini: Questa è una domanda alla quale non posso rispondere. Non ho trovato una casa editrice per il semplice motivo che non l’ho cercata. Ho scelto da subito la strada del self-publishing. Ho trovato il sito www.ilmiolibro.it , mi è piaciuto e, dopo una serie di prove di stampa che mi hanno convinto, ho pubblicato on line. Ho preferito questa strada a quella, a volte lunga e frustrante, della ricerca di una casa editrice, malgrado molti amici mi consigliassero diversamente. Vorrei spiegare meglio il mio modo di procedere senza, con questo, avere la presunzione di “consigliare” un aspirante scrittore, prima di tutto perché faccio fatica a considerarmi uno scrittore e poi perché, ancora, non so se la mia è stata una scelta giusta o sbagliata. Dunque. Prima ho scritto il libro. Poi l’ho letto e riletto, correggendolo ogni volta, almeno cento volte. Poi ho fatto stampare una dozzina di copie del libro. Ho costituito un “gruppo di lettura critico” fatto di amici intellettuali e forti lettori, gli ho dato il libro e ho atteso il loro giudizio, le loro critiche e tutti i suggerimenti. Da questo gruppo ho avuto spinta, sostegno ed incoraggiamento a volte perfino entusiastico oltre che incredibilmente affettuoso. Nessuno mi ha detto: « Lascia perdere… », cosa che in realtà poteva anche accadere. Quindi, sono andato avanti e ho rivisto il libro apportando alcune correzioni laddove necessario, recependo i consigli di tutti. Ho ristampato una copia e l’ho data ad una editor professionista che mi ha ulteriormente incoraggiato. Ultimata la revisione sono andato in stampa con la copia definitiva. Staremo a vedere. Si parla tanto della “potenzialità della rete e delle vendite on line”… spero di aver scelto bene. La speranza è di riuscire a vendere qualche centinaio di copie. Poi, forte di questo eventuale successo, potrei anche presentarmi da qualche editore importante. Meglio così che con il cappello in mano.

 

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– Intervista del 2010

 

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