“Destinati a morire” poesia di Alda Merini: quando tace il rumore della folla
Di seguito si potrà leggere la poesia intitolata “Destinati a morire” di Alda Merini ed una breve biografia della poetessa.
“Destinati a morire”
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
Alda Merini è conosciuta ai più come la poetessa che cantò il dolore degli esclusi. Lei, donna dalla vita controversa ed emarginata dalla società, ha dedicato se stessa alla poesia e alla difesa della donna e dell’umanità.
Nata a Milano il 21 marzo del 1931 e deceduta nella stessa città il 1° novembre del 2009, fin da giovanissima conosce il dolore e la perdita: il dolore per le molte difficoltà di una condizione familiare modesta e la perdita per quel poco che aveva di cui vivere, spazzato via in una volta sola.
Il padre, Nemo Merini, svolgeva il ruolo di dipendente presso le assicurazioni la Vecchia Mutua Grandine ed Eguaglianza del Duomo; mentre la madre, Emilia Painelli, era casalinga. Seconda dei tre figli avuti dalla coppia, dedicherà al fratello Ezio alcuni dei suoi versi poetici, seppure con un certo distacco.
La passione, nutrita e viscerale, per la letteratura si manifesta fin da subito; tanto che, a soli quindici anni, esordisce come autrice e nel 1947, a sedici anni, conosce i primi momenti bui della mente e l’esperienza dell’internamento.
Alda era una giovane fragile e sensibile, dal carattere che spesso la conduceva alla malinconia più assoluta, e perciò simile a un’altra donna celebre della letteratura: Virginia Woolf.
“Anche la follia merita i suoi applausi”, recita uno degli aforismi più conosciuti della poetessa. La follia, infatti, diventa il tema principale in cui si rivolge nei suoi versi: intingendo la penna in quel «calamaio nel cielo», che la porta a essere una delle stelle più brillanti del firmamento poetico.
Perfino la follia assume le sembianze di una cosa sacra, forse tra le più sacre che esistano sulla terra: è un dolore purificatore, che scandaglia l’anima, in grado di trasmettere tutta la realtà del cosmo.
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Che dire di questi versi?… Grazie Alda… ovunque tu sia… per averceli donati!
Se questa è follia, viva l’irrazionale. Produce meno male della politica, della logica quotidiana e del quotidiano della nostra logica. Abbiamo bisogno di bagni e di docce di Merini!
Come non darti ragione Massimo?! :)
W la Follia
W Alda Merini
Da piccolo pensavo che la sofferenza ed il dolore fossero la privazione del piacere e così era nel contesto. Adesso capisco che la maturazione reale è un trapasso ed il piacere risiede nella mutazione. Del resto non esistono solo tre dimensioni ma anche di più!!!!!!!!!
Sì, è vero, anche io lo pensavo. Ci hanno insegnato (e costretto) a pensare che fosse solo esclusivamente spiacevole.