Dialogo tra Esse ed il fumettista Daniele Murtas

Nato a Cagliari il 24 maggio 1981, cresciuto a Settimo San Pietro, Daniele Murtas vive a Berlino dal 2008. Fino al 2007 suona il basso ed é la voce dei Klaus, band cagliaritana di alternative rock, ora é soprattutto fumettista e disegnatore.  

S.M.: Una passione coltivata sin da giovanissimo in casa e praticamente ri-esplosa negli anni berlinesi. Il grande Filippo Scózzari uno dei suoi miti assoluti, il mondo Burp Enterprise dei Piacenti quadernini (http://piacentiquadernini.tumblr.com/) il suo parco divertimenti…

Daniele Murtas: A Scòzzari aggiungerei pure Moebius, Druillet, Caza e Magnus: veri mostri sacri che adoro da sempre. Cose del genere non si trovano più nei giornaletti di oggigiorno… E che linee! Che segni!

 

S.M.: Ho notato che il mondo fantascientifico, surreale e un po’ trash sono gli ambienti narrativi ideali per le tue illustrazioni e per le tue storie. Ma molto altro popola il tuo universo grafico. Dico bene?

Daniele Murtas: Trovo la fantascienza uno dei generi più democratici mai esistiti… Se vuoi scrivere o disegnare un romanzo storico a fumetti ci sono migliaia di cose che devi tenere a mente: date, avvenimenti, fonti etc. Nelle mie storielle futuristiche invece, posso inventarmi quello che mi pare e nessuno mi verrà a bacchettare se la vicenda risulta improbabile o troppo bislacca… Chiunque, con un po’ di lacrime sudore e sangue, può tirare fuori dei racconti fantascientifici; ecco perché lo reputo un genere democratico! E pensa a quanti autori hanno “re-interpretato” in modi diversi il futuro: Dick, Asimov, Gibson, Ballard- solo per citarne alcuni. Parliamo di un campo vasto, in cui l’immaginazione la fa da padrona. A un personaggio dell’anno 4500 puoi far fare di tutto. Per quanto riguarda la connotazione trash… credo di capire quello a cui ti riferisci, e forse a volte esagero… Ma se il mondo di oggi è assurdo e volgare, nel futuro sarà cento volte peggio.

 

S.M.: Sí, infatti pensavo alle tue storie. Settore F, anni fa ad esempio, dove c’é la vicenda del mostro-stura-cessi, impiegato per liberare le condutture intasate di droga dei bagni di un club, che definire sui generis é poco. Una storia che, come tu confermi, si ciba di pane e cyberpunk.  Mi ha divertito moltissimo per il suo essere cosí sfacciatamente trash, ma desolante al contempo. Un abile riflesso caricaturale del mondo che già ora viviamo.

Daniele Murtas: La storia in questione doveva essere più grottesca… Ma non è sfuggita al finale amaro. Hai mai pensato a come molte delle grandi ere siano sempre finite in tragedia? Esempio: l’era hippie è finita con Charles Manson, con l’avvento delle droghe pesanti… Le ragazzine scappate da casa che venivano stuprate da loschi motociclisti e altre sfighe di questo tipo. Ecco, la storia parla di questo: grandi epoche con grandi menti finiscono in vacca e nessuno riesce a darsi una colpa, né a trovare una spiegazione esaustiva. Cosa rimane? Le belle memorie di quei tempi. Ci scommetto: nel futuro si rimpiangeranno le bagatelle degli hipsters.

 

S.M.:  (Risata) … Una specie di eterno ritorno intendi?

Daniele Murtas: Corsi e ricorsi della storia, nulla di nuovo sotto il sole. Ok, detto così sembra semplice trattare cose del genere in una storia a fumetti, ma in realtà richiede un sacco di tempo e concentrazione! Lacrime, sudore e sangue, come dicevo.

 

S.M.: Mi vengono in mente però anche le bellissime tavole di Raul, storia di uno screzio condominiale dove entra in scena un universo orwelliano di unità neurali che interferiscono nella vita privata delle persone, spie e squadre suicidi, addestrate per “convincere” i poveri malcapitati di turno a porre fine alla propria esistenza. Dick, Gibson, appunto. Flashforward in un mondo completamente anomico e abbandonato a sé stesso dove non ci sono eroi né spiriti ribelli e dove le vicende terminano laddove sono iniziate, nella decadenza e nello squallore.

Daniele Murtas: Sì, ma siamo alla distopia “individuale”: nessun despota, al massimo i poliziotti che abusano del loro potere e ti mettono a soqquadro la casa…In quella storia la realtà fa schifo perchè vista attraverso gli occhi di un vecchio annoiato e pieno di rancore. Nel finale, l’interrogativo: il protagonista voleva davvero spingere il vicino al suicidio o voleva solo spaventarlo? Poco importa, ciò che mi premeva era caricaturizzare l’antisociale fino a spogliarlo dal dramma fine a sé stesso e a renderlo, in un certo modo, buffo. Per quanto riguarda gli elementi “orwelliani” (come li chiami tu), fanno parte del mondo di Raul e per chi lo abita ormai è normale avere “squadre suicidi”… Insomma, ci si abitua anche al peggio, purtroppo.

 

S.M.: D’accordissimo con te. A volte oggi sembra che non ci si allontani di molto ad alcuni dei piú mostruosaberranti scenari fantascientifici. Molti peró credono si stia arrivando a un punto di non ritorno e che qualcosa si appresti a cambiare…

Daniele Murtas: Cambiare in meglio? In peggio? Non credo ci sia dato saperlo… Comunque, se a certi aberranti scenari ci si arriva, ci si può anche benissimo abituare – perlomeno in linea teorica – e in un prodotto di fantasia come può essere una storiella a fumetti, in cui i personaggi sono liberi e contenti di sguazzare in questa melma.

 

S.M.: … Personalmente voglio continuare a sperare che un giorno riusciró a ribellarmi almeno alla melma in cui sguazza il mio appartamento! (Si ride). … Passiamo ad altro. Nella tua produzione, quasi interamente consultabile sul tuo blog LARDO (http://dmurtas.blogspot.de), la fanno da padrona le illustrazioni singole. Ne abbiamo alcune pure qua. C’é un motivo per questo?

Daniele Murtas: Nulla di nuovo neanche qui: l’illustrazione è solo un altro mezzo per raccontare. Insomma, se un’illustrazione è ben studiata, ben congeniata diciamo, ci puoi trovare tutta una storia dentro… Deve funzionare, tutto qua. Sono molto severo nei confronti di me stesso, non hai idea di quanta robaccia ho disegnato e poi buttato via. Se un’illustrazione non funziona sin dalla partenza, è inutile cercare di salvarla con colori accattivanti e trucchetti vari; semplicemente, va buttata via!

 

S.M.:  Come ti approcci al foglio di carta quando inizi a disegnare e in base a cosa scegli le tecniche da utilizzare (ti si vede alle prese sia coi pantoni che col colore digitale o col bianco e nero)?

Daniele Murtas: La tecnica da utilizzare è parte integrante di ciò che si vuole raccontare. Il colore in digitale è facile e veloce, perfetto per le idee istantanee, quelle per le quali non vale la pena ricamarci troppo sopra. Purtroppo, è anche il mezzo che presenta più limiti, nel senso che a volte ti allontana troppo dalle intenzioni iniziali e quindi ti obbliga a ricominciare tutto da capo. In questo senso, i limiti sono anche i pregi: hai sempre una piccola speranza di apportare miglioramenti al disegno con pochi click. Per quanto riguarda i pantoni: sono difficilissimi da usare! Tuttavia, arrivano ancora laddove nessun computer può ancora arrivare… Rimangono ancora una delle mie tecniche preferite in assoluto. Il bianco e nero lo utilizzo invece soprattutto per le storie a fumetti, anche se quella a cui sto lavorando sarà tutta a colori.

 

S.M.:   Vuoi anticiparci qualcosa? … E magari finalmente sapremo se si potranno sfogliare le tue tavole su bella carta zigrinata…

Daniele Murtas: Sarà una storiella su un poveraccio costretto a vagare per un deserto roccioso su cui battono due soli; una specie di parabola sulla sfiga e sulla vita, narrata da una voce narrante ignorante. Tutto a colori, una vera americanata. La mia ragazza dice che sembra una porcheria cristiana tipo Bibbia a fumetti e in effetti ci sta benissimo. Per quanto riguarda la stampa su carta: per ora non ci ho mai davvero pensato, a parte qualche disegno che ho riprodotto su carta fotografica. Al giorno d’oggi sembra che per far leggere le tue cose a molta gente la carta non sia il mezzo più indicato… Purtroppo! Appartengo a quella razza di maniaci che, da piccolo, amava sniffare la carta dei giornalini a fumetti e mi piacerebbe davvero avere l’opportunità di pubblicarne uno, anche se autoprodotto, ma dove lo promuovo? Vedo talenti strabilianti pubblicare le loro opere gratis sui propri siti… Io, come ho sempre fatto, imito quelli bravi e faccio come loro. Ma, ripeto, poter pubblicare le mie cose su carta sarebbe grandioso. 

 

S.M.:   Attenzione, scatta la domanda su Berlino. Perché hai scelto questa cittá, cosa mantiene di speciale che altri posti non hanno? Dai, diglielo ai lettori di Oubliette.

Daniele Murtas: Domanda inevitabile! È una città fantastica; ancora mantiene intatta la sua aria “provinciale”. Dopo anni riesce ancora a farmi uscire dai gangheri! Certo, ci sarebbe tutto un discorso infinito da fare su come ti vendono questa città e su come veramente è, su quanto sia inutile e stupido tirarsela solo per il motivo di viverci e bla bla bla… Ma rimane sempre e comunque un posto da vedere almeno una volta nella vita.

 

S.M.:   Una parola sull’Italia. O ti puoi salvare con un pensiero a piacere.

Daniele Murtas: Se ci vivessi ancora, avrei materiale per altre mille storie a fumetti. Per quello me ne sono andato.

 

S.M.:  Olé! … Grazie Daniele, a presto!

 

Written by Silvia Meloni in autonome Esse

meloni.silvia@gmail.com

 

Info:

Sito Dmurtas

 

 

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