“Storia d’amore” di Rosario Tomarchio – recensione

Il giorno in cui ho ricevuto la raccolta “Storia d’Amore” mi sono sentita lusingata dalla possibilità di scriverne una presentazione, è molto interessante poter essere presente in absentia tra di voi e rendervi partecipi del mio modesto pensiero sul libro.

Storia d’Amore”, edito nel marzo del 2012 dalla casa editrice Aletti Editore per la collana editoriale “Gli emersi – Poesia”, è la seconda raccolta poetica di Rosario Tomarchio, il cui esordio  risale al 2010 con “La musica del silenzio”.

Ma cos’è esattamente “Storia d’Amore”?

“Storia d’Amore” è un excursus poetico su una tematica tanto cara agli scrittori, una tematica emozionale che ripercorre sin dalle origini ogni espressione artistica dell’uomo: l’amore. Un titolo, dunque, che suggerisce il suo interno: le vicende del sentimento amoroso.

Ma scrivere d’amore che cosa significa? Scrivere d’amore è scrivere di se stessi, è scrivere delle proprie emozioni nascoste, è aver il coraggio di mostrarle all’esterno, agli altri, per condividere un bene che da soggettivo diviene oggettivo per l’essere umano. L’esternare il proprio sguardo verso il mondo, il proprio vagare nella mente e nel cuore per garantire al lettore un cenno di solidarietà emozionale e razionale al contempo.

Trentuno liriche che indagano, secondo una struttura ben equilibrata, ogni argomentazione nella quale la tematica amorosa è vista come perno reggente della vita, come nastro che mantiene bilanciate le esperienze umane e naturali e, come sosteneva il filosofo e sociologo Theodor W. Adorno, amore come capacità di percepire il simile dal dissimile.

Aver tra le mani “Storia d’Amore” ci ricorda proprio la reale applicazione di questo impulso naturale che germoglia ogni giorno nella nostra vita e che, per la maggior parte del tempo, cerchiamo di evitare. “Storia d’Amore” ci palesa quanto questo cosiddetto impulso sia in primo luogo necessario ed, in secondo luogo, semplice da possedere.

Nella raccolta, Rosario, non si limita ad esplorare l’amore nella sua accezione di sentimento carnale tra uomo e donna, infatti, ogni sua esternazione è presa ad oggetto nelle liriche della raccolta. Ripercorrendo insieme “Storia d’Amore”, sperando che ognuno di voi abbia una copia in mano del libro o che perlomeno possa sbirciare nella copia dell’amico affianco, incontriamo con la prima lirica la definizione dell’autore dell’amore visto come “la musica silenziosa del cuore che ama il prossimo”. Un soave sussurro, dunque, presente nell’organo che più di tutti palesa questa emozione, un soave sussurro che chiede soltanto di poter donare all’altro, a chi si ha di fronte. E questa è una definizione da tener presente per comprendere la poetica di Rosario.

L’amore in ogni sua esternazione. Infatti, troviamo l’amore verso l’amicizia, quel sentimento che cresce a dismisura e che rende l’uomo spensierato. Ne “Il canto dell’amico” l’autore canta per “un amico che non lo lascerà mai solo”, l’amico come persona speciale che compare nei momenti non solo di bisogno ma anche di allegria, non solo una spalla su cui piangere ma anche un sorriso da condividere.

L’amore verso la solitudine. L’essere umano deve riuscire a convivere con la sua persona, con il suo esser solo e riflessivo. Ne “Penso a te” l’Io Poetico è solo ed in ricezione di ciò che il mondo ha da dire. In ogni istante della nostra vita la mente produce un’abbondante quantità di pensieri, la solitudine aiuta a mettere ordine nel groviglio caotico creando riflessioni fondamentali per comprendere se stessi e l’esterno. Un messaggio maturo che riprende l’antica produzione poetica del malinconico, un messaggio di interiore chiusura per poter poi germogliare in altre vesti.

L’amore verso la morte. Questa affermazione potrebbe sembrare quasi un’insensatezza ma non è così. La morte di una persona cara, come un figlio od un amico, provoca un dolore indescrivibile che rende intollerabili le giornate di coloro che restano in vita. Ma nessun dolore, neppure quello determinato dalla morte, riuscirà mai a cancellare un sentimento. L’odio col tempo si affievolisce, l’amore resta come possiamo ben vedere nella lirica “Morte dell’amica” e “Michele”; ed in contropartita l’amore verso la vita celebrata dalle parole della piccola “Rudy” che saluta i genitori sentendosi frutto del loro amore.

Ma questo impulso, questo sentimento si manifesta anche nella fratellanza che dovrebbe esser il pane di ogni giorno per l’essere umano. Nelle liriche “Africa” e “Nel mondo che vorrei”, Rosario ci presenta il suo sentimento filantropo con versi che nascono dall’Io e, dunque dalle proprie esperienze, ma che possono definirsi “universali”:

“[…]/ Storia di uomini come noi./ Un grido si alza nel deserto/ grido di fame e di passione./ E tu povero uomo che hai tutto e niente,/ alzati, dai la mano al tuo fratello,/ non guardare più quella mano diversa di te,/ guarda il cuore che ama con te.”  da “Africa”

L’amore verso l’arte, considerata in toto e non solo come poesia. Nelle liriche “Musica” ed “Il film dell’amore” troviamo un Rosario aperto ad ogni concezione artistica, conscio del fatto che senza musica non si ha la determinazione musicale del verso, e senza la settima arte non possiamo emozionarci vedendo città e storie lontane dalla nostra esistenza.

L’amore verso il luogo natio. Il luogo natio è sempre stata una delle tematiche più care ai poeti ma non solo, infatti ognuno di noi intrattiene un rapporto particolare e personalissimo con la città nella quale è nato; è come se ci fosse un filo misterioso che unisce l’individuo al luogo nel quale ha aperto gli occhi per la prima volta. Ne “Il mio paese” l’autore ci propone infatti il suo paese immerso “tra il cielo e il mare/ tra la neve e il fuoco degli dei”.

L’amore verso la religione. Una tematica scottante analizzata secondo i sacramenti cattolici: il battesimo, la cresima, il matrimonio; sacramenti per i quali Rosario sente un congiunzione morale ed etica.

L’amore verso la famiglia. Alcune volte è scontato che un figlio ami i propri genitori ma non ritengo sia scontato ricordarlo, tantissime volte ci si scorda di dire un “ti voglio bene” oppure un “grazie” alla propria madre ed al proprio padre. Rosario ne “La donna della vita” e “L’uomo del silenzio” ci emoziona con tutto il suo affetto verso la famiglia.

In chiusura vorrei aggiungere che “Storia d’Amore” presenta anche altre definizioni di questo sentimento ma, vorrei che foste voi a leggere la raccolta per trovarne di altri, per discutere con l’autore di ciò che ha suscitato in voi la lettura delle sue liriche e di ciò che vi ha ricordato.

Regalare “Storia d’Amore” ad una persona cara è una scelta che condivido.

Grazie per aver ascoltato il mio umile pensiero tramite la voce dell’autore, ed ora spero abbiate qualche domanda per Rosario. Vi saluto cordialmente.

 

Written by Alessia Mocci

(alessia.mocci@hotmail.it)

 

VideoLibro realizzato in collaborazione con LiberaIlLibro

 

 

Info

LiberaIlLibro

Per leggere un’intervista a Rosario Tomarchio clicca QUI

 

 

3 pensieri su ““Storia d’amore” di Rosario Tomarchio – recensione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

OUBLIETTE MAGAZINE
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.