Intervista di Emiliano Cocco al regista teatrale Fabrizio Catalano ed al suo “Amore intorno al vuoto”

Si è conclusa a marzo la tournée de “Il giorno della civetta”, tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia, primo testo in Italia a parlare di mafia, edito nel 1961,  per la regia di Fabrizio Catalano. Dopo il debutto a Taormina, avvenuto a luglio del 2010, lo spettacolo –per quasi tre anni- ha girato tutta l’Italia, riscuotendo grande successo di pubblico e di critica.

Oggi Catalano, giovane regista teatrale, nonché autore, sceneggiatore ed attore parla in anteprima del suo nuovo spettacolo intitolato “Amore intorno Al Vuoto”,  un thriller inedito che debutterà a giugno 2012 –in prima nazionale- a Fossano nell’ambito del Festival Mirabilia. “Lo spettacolo è ambientato in un teatro delle ombre giavanesi. Come due specchi, posti uno di fronte all’altro, moltiplicano le immagini all’infinito, così lo spettatore avrà la sensazione di essere seduto in un teatro, dentro al quale c’è un altro teatro, dentro la quale c’è un altro teatro…

Spettatori, attori, ombre, prosa teatrale e tanta passione.

 

E.C.: Quali sono le peculiarità del suo ultimo lavoro?

Fabrizio Catalano: Sono tante e diverse:  innanzitutto si tratta di un thriller, genere che si percorre poco a teatro, e poi ha un’ambientazione piuttosto inusuale, in un teatro delle ombre cinesi (quelle che in realtà sono ombre giavanesi,  per il mondo sono diventate cinesi). Dicevamo “Amore intorno al vuoto” tocca i sentimenti umani, il desiderio di vendetta e soprattutto la passione; un vantaggio che il teatro ha rispetto al cinema è che, anche attraverso la metafora, può toccare argomenti che sono nel cuore di tutti noi. In questo caso, attraverso questa metafora che è un mondo lontano, l’Asia, l’Oceano Indiano e l’ombra stessa-metafora fin dai tempi di Platone- noi sentiamo di denunciare la perdita di passione, nell’Italia di oggi. Parlo di passione come sentimento ma anche di passione politica, che si manifesta nel desiderio di voler cambiare le cose.  Una volta sentì una conferenza dello sceneggiatore  Vincenzo Cerami e lui spiegava come Edgar Allan Poe, intorno al quale massacravano gli indiani- non avesse mai raccontato niente di tutto questo, ma alla fin fine aveva raccontato l’America più di chiunque altro. In qualche modo, molto più modestamente, è quello tentiamo di fare noi con questo spettacolo: denunciare il fatto che l’Italia ha bisogno di una passione e  ha bisogno di cose nuove. Ho diretto per tre anni un teatro e mi sono reso conto che troppi – in Italia-  producono sempre Shakespeare, Pirandello, Goldoni, (che sono immensi capolavori della letteratura, nessuno discute questo) però il pubblico ha il desiderio di vedere qualcosa di nuovo. E’ molto semplice, se tu sai già come va a finire la storia, se ogni 5 o 6 anni  rifai  Dracula ed io la storia di Dracula già la so, non mi spavento più ed  alla fine con Dracula mi devo spaventare.

 

E.C.:  Come nasce questo testo scritto di suo pugno?

Fabrizio Catalano: Da tempo immaginavo di scrivere una storia ambientata in un teatro delle ombre.  L’idea di questo testo  mi è venuta  più di un anno fa quando c’è stato il terremoto ad Haiti (non che la storia sia ambientata ad Haiti), allora ho immaginato un paese che non viene mai nominato né identificato, sconvolto da un terremoto; ci troviamo in un mondo, a differenza di quello in cui viviamo noi, in cui chiunque è pronto a perdere il proprio freno inibitorio; è un po’ come in un film di  Peckinpah o in alcuni film Western all’italiana, elemento che accomuna quest’ultimo lavoro a “Il giorno della Civetta”, mia precedente regia.

 

 

 E.C.: Veniamo alla scelta del cast: per citare alcuni degli interpreti Gaetano Aronica, Roberto Negri, David Sef…

Fabrizio Catalano: Gli attori, ci tengo a dirlo, sono scelti per le loro capacità: alcuni di loro hanno un grosso passato teatrale, altri televisivo e cinematografico. Anche se nessuno è ‘un classico nome di richiamo’, sono tutti attori noti al pubblico e soprattutto fisicamente e proporzionalmente sono le persone giuste nel luogo giusto.

 

E.C.:  Entriamo nel merito del teatro delle ombre. Che cosa vedremo esattamente?

Fabrizio Catalano: Vedremo una commistione di attori ed ombre  nel senso che, da una parte si snoda il giallo – il thriller vero e proprio- dall’altra uno dei personaggi -il marionettista- gestirà gli interventi delle marionette che interagiranno con gli attori. In qualche modo si dovrebbe creare una struttura in cui, nel  momento dell’apertura del sipario,  lo spettatore si troverà dentro un teatro nel quale si trova un  altro teatro, dentro al quale c’è il teatro delle ombre; è proprio un gioco di specchi,  un gioco di scatole cinesi. Le ombre giovanesi, nella fattispecie, sono marionette molto sottili di cuoio che il marionettista manovra e che agiscono dietro ad uno schermo bianco:  lo spettatore vedrà  solo l’ombra delle marionette. Queste ultime sono una forma d’arte molto sofisticata rispetto, per me che sono siciliano, all’opera dei pupi, per esempio. Vedremo marionette molto stilizzate che rappresenteranno uomini, demoni e animali,  ma non riproporranno la realtà, dandone un’ immagine, appunto, molto stilizzata. Il teatro delle ombre è stato impiegato spesso anche nell’industria cinematografica, mi viene in mente l’inizio di “C’era una Volta in America”  ambientato proprio in un teatro delle ombre.

 

E.C.: Lo spettacolo è prodotto dalla Laros di Gino Caudai. Come si lavora oggi con i produttori privati?

Fabrizio Catalano: Devo dire che io e Caudai ci siamo trovati a vicenda! Anche nei miei precedenti spettacoli, nei quali abbiamo lavorato insieme, ho trovato una dimensione di libertà, un produttore che investe sul prodotto senza condizionare il regista nella scelta di attori e quant’altro. Si lavora con molta difficoltà, perché i soldi sono sempre meno, ma coraggiosamente Caudai investe denaro in uno spettacolo che, a pensarci bene, è un rischio. Io credo, però, che sia il momento di rischiare, tanto -citazione di Sergio Leone per citazione di Sergio Leone- : “Dove c’è confusione un uomo che fa ciò che vuole, ha tutto da guadagnare” ed in questo momento in Italia di confusione ce n’è tanta, a teatro come altrove. È il momento di azzardare, come dire, di non essere vecchi: l’Italia è un paese in cui molti non hanno il coraggio di osare; bisognerebbe farlo partendo dal teatro e finendo nella politica italiana.

 

E.C.:  Quando, in Italia, opere come il “Giorno della civetta” diventeranno inattuali?

Fabrizio Catalano: Quando abbiamo fatto  “Il giorno della Civetta” a Roma, mi è capito di lavorare a stretto contatto con la ragazza che cura l’ufficio stampa del Teatro Parioli, la quale aveva un fidanzato che lavorava in Danimarca. Lei mi raccontò che camminando per strada, in quel luogo, tutti si dichiaravano orgogliosi che la Danimarca sia un paese attento all’ecologia, lo stato meno corrotto del mondo: alla fin fine noi ed i danesi apparteniamo alla stessa razza, quindi, come è possibile che loro riescano a vantarsi di queste cose che per molti italiani risultano essere elementi marginali della società?  Falcone diceva: ”La mafia è un fatto umano e come ogni fatto umano ha un inizio ed una fine”, forse anche lo squallore che c’è in Italia avrà una fine.

 

E.C.: È di circa un mese fa la notizia dello scioglimento della giunta del paese di Racalmuto (di cui la sua famiglia è originaria e dove suo nonno Leonardo Sciascia  risiedeva) cosa è successo esattamente?

Fabrizio Catalano: Il comune di Racalmuto, come altri comuni in Sicilia e nell’Italia meridionale,  è stato sospeso perché c’erano infiltrazioni mafiose in giunta, cosa che indubbiamente era vera. Conosco il sindaco di Racalmuto e non era colluso con la mafia, anzi. Però in un piccolo paese capita di aver conoscenze con le canaglie e lui è rimasto vittima di qualche debolezza, il problema è che questa cosa, continuando a parlare di teatro, ha prodotto effetti collaterali a dismisura: io dirigevo il Teatro di Racalmuto le cui stagioni riscuotevano grande successo di pubblico, uno dei pochi teatri in attivo dell’Italia meridionale. Oggi, con i commissari che si susseguono da quando il comune è stato sospeso, vengono ostacolate tutte le attività del teatro e la popolazione viene privata di un bene prezioso. Qualche settimana fa c’è stata la visita del ministro dell’interno, mi auguro che le persone recentemente nominate siano più sensibili ed evitino di distruggere  qualcosa che funziona.

 

E.C.:  Leggevo qualche mese fa in una sua intervista che, profeticamente, raccontava (parlando di mafia) di ammanicamenti leghisti in questioni solitamente rinfacciate dal Carroccio al lacunoso Sud e a Roma ladrona. Che mi dice oggi?

Fabrizio Catalano: Mio nonno l’aveva detto: ”La  palma va a nord”, la linea della palma, se il clima è propizio alla vegetazione della palma, sale di 500 metri verso il nord ogni anno e con la linea della palma sale la linea della corruzione e degli scandali. Ci sono banche che hanno agenzie in provincia di Bergamo ed in provincia di Agrigento, cosa fanno queste banche?  La Lega nord  aveva legami con la ‘ndrangheta, d’altronde lo stesso Castelli disse che bisognava conviverci con la mafia.  Quello che mi sconvolge è che la classe politica non se ne renda conto, dà un po’ l’impressione di  Maria Antonietta che diceva: “Perché chiedono il pane, non sanno che esistono le brioches?

 

Written by Emiliano Cocco

 

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