"Il Grande Notturno" di Ian Delacroix – recensione di Alessandro Vigliani
Elettra osservò allibita una ragazza, poteva avere la sua età – anche se era difficile dirlo, vista la pelle grigiastra del viso – che con costanza si scagliava contro una vetrata. A ogni colpo pezzi di carne le si staccavano dalle mani, ma lei continuava con furia cieca a battere.
Chi è questa figura macabra, oscura ma affascinante, ce lo spiega l’autore, il burattinaio nero, Ian Delacroix, che per 150 pagine che scivolano via come niente, riesce a tenere viva la narrazione e l’attenzione attraverso espedienti da scrittore navigato del genere.
Snodi cruciali all’interno della trama, cambi di prospettiva nei personaggi, colpi di scena che non guastano mai e mantengono desta l’attenzione. Poi di colpo tutto cambia e Milano non è più Milano, città ridotta all’osso, nel pieno del caos; sotterranea nell’ambientazione raramente alla luce del sole, dal sapore claustrofobico di scale che scendono sempre verso il basso ingabbiando i personaggi in luoghi chiusi, impolverati, pregni di morte e abbandono.
Tutto cambia, dicevo, perché Ian Delacroix ci porta all’interno della leggenda e allora la narrazione si fa più intensa, a tratti richiama una struttura degna di Lovecraft, e la voce narrante diventa proprio quella del Grande Notturno, fascino secolare di immortalità che trapassa il tempo nutrendosi di bellezza.
In questo momento particolare del libro, forse, la scrittura del Delacroix perde un po’ del suo ritmo, il romanzo sembra stentare a riprendere la corsa. Il cambio di velocità è netto, improvviso, e se a prima lettura può stonare, andando avanti ci si rende conto di come il tutto diventa invece avvolgente, nelle volontà, palesi, dell’autore che vuol dar un tono diverso alla seconda parte del romanzo, incentrata sulla conoscenza e la genesi del personaggio principale della storia.
Per concludere, a beneficio di coloro che dovessero avvicinarsi a Il Grande Notturno, è bene spiegare che sebbene l’archetipo è vicino a quello dei Non Morti/Zombie, la storia è differente e per diversi motivi: in primis perché ambientata in una città italiana, poi perché il tutto si sorregge su un plot narrativo che inquieta, affascina e offre innovazioni in un tema dove è facile cadere nel già scritto, già sentito.
Ian Delacroix è bravo in questo, sceglie la via più impervia e ci riesce, seppur dispiace, come già detto, che a lungo andare il romanzo perda il suo ritmo per un momento più riflessivo, quasi, per l’appunto, notturno.
Consigliato.
Il Grande Notturno, Ian Delacroix
Edizioni XII
Collana Eclissi, N. 15
pp. 210, € 14,50
Ian Delacroix è da diversi anni tra i protagonisti nell’underground letterario dark-horror italiano, che l’ha visto collaborare in qualità di redattore e articolista con diversi tra i maggiori siti di genere (The Gate – il Cancello, Scheletri, LaTelaNera) e con la rivista Necro. Lavora anche come editor e traduttore freelance. Esordisce con la raccolta di poesie Erato Svelata nel 2004; nel 2007 escono autoprodotte due sue raccolte di racconti: (De)Composizione di Viole ed Epifanie. Con Edizioni XII pubblica nel 2007 la raccolta di racconti Abattoir ed è tra gli autori delle raccolte Tarot – Ludus Hermeticus (2007) e Archetipi (2009). Nel 2010 ha contribuito alla raccolta Carnevale con la traduzione del racconto di Michael Laimo e con una cornice narrativa.
Fonte:
http://www.alessandrovigliani.it/recensioni-libri/178-novita-il-grande-notturno-ian-delacroix.html
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