Crazy: Clonano un gatto con una fotocopiatrice modificata da due bidelli bolognesi candidati al Nobel
BOLOGNA – Quello che vi presentiamo è un fulgido esempio del genio italico, defunto da secoli secondi alcuni catastrofisti, ma vivo e vegeto secondo noi, anche se ben nascosto nella sempre imprevedibile provincia, in quello che possiamo definire il sottobosco della scienza, dove veri e propri geni fanno scoperte eccezionali nel silenzio assordante della stampa di regime.
È il caso di Leonardo Calzolari e Niccolò Menegatti, due bidelli della scuola media Galileo Galilei di Borgonuovo-Pontecchio, frazione di Bologna.
I due ingegnosi bidelli bolognesi sono riusciti a clonare un gatto utilizzando una fotocopiatrice modificata. A spiegarci la genesi dello sconvolgente risultato è uno dei due, Niccolò Menegatti, di anni 34: “Passavamo giornate intere a fare fotocopie” ci spiega. “Quella macchina la conoscevamo come le nostre tasche. Così, visto che entrambi abbiamo il pallino dell’elettronica – io ho fatto un corso come elettricista, qualche anno fa – ci siamo divertiti a smontarla e rimontarla, modificandola.”
Un giorno, quasi per caso, come nella migliore tradizione delle scoperte scientifiche rivoluzionarie, i due decidono di tentare quello che inizialmente sembra l’assolutamente impossibile ma che poi si rivelerà solo l’altamente improbabile: clonare un gatto.
“Abbiamo messo Linus, il gatto della nostra scuola, dentro la fotocopiatrice modificata. E quello che è successo dopo… Beh, diciamo la verità: non ce l’aspettavamo nemmeno noi”.
Cos‘è successo dopo? Ve lo diciamo noi: è successo che dalla macchina prodigiosa sono saltati fuori ben due Linus, molto simili tra loro. “Non sono identici, è vero” spiega Niccolò. “Ma nessuna fotocopia è identica all’originale, questo si sa.”
Un comitato cittadino ha immediatamente provveduto ad inviare la candidatura al Premio Nobel, ma nel frattempo i due bidelli, entrambi non laureati (il Calzolari ha il diploma Isef, Menegatti invece la terza media), hanno spedito i risultati della loro scoperta alle principali riviste scientifiche, non ricevendo – per il momento – alcuna risposta. Ma peggio: sono stati ignorati anche dalla politica e dalle istituzioni.
Questo dei due bidelli si trasformerà nell’ennesimo caso di cervelli in fuga di cui si sente sempre parlare? Lo chiediamo a loro.
“No, assolutamente no!” ci rispondono all’unisono. “Intendiamo continuare con il nostro lavoro di bidelli, un lavoro umile e onesto che ci ha sempre dato grandi soddisfazioni. Continueremo però a portare avanti le nostre ricerche scientifiche. Proprio in questi giorni ad esempio ci stiamo concentrando sulla macchinetta del caffè. Ma lasciare l’Italia per questo? No, impossibile. Noi restiamo qua!”
Che dire, cari lettori. Una bella lezione di umiltà per quei figli di papà viziati che lasciano il nostro Paese e vanno all’estero per fare “gli scienziati”.
venerdì giugno 3, 2011
Fonte:
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