Nadia Turriziani vi presenta "Diecidita" di Jacopo Ninni
Titolo: Diecidita
Autore: Jacopo Ninni
Pagine: 66
Edizioni Smasher
Prezzo: 10,00 euro
1a edizione maggio 2011
ISBN 978-88-6300-027-6
“Diecidita” è la prima raccolta di poesie di jacopo Ninni.
Comprende poesie che vanno dagli anni 90 a oggi. In particolare sono contenute le due sillogi “Chromethica” e “Innatur/ale”.
Chromethica, fa parte di un progetto multimediale sulla “denominazione e de-aggettivazione” del colore, che viene presentato live.
Innatur/ale è un omaggio alla compagna morta improvvisamente e immotivatamente in ospedale dopo una semplice operazione.
La raccolta è introdotta da uno scritto di Natàlia Castaldi e salutata
con un OUTro di Alessandra Pigliaru.
Jacopo Ninni nasce a Milano nel 1964. Cresce dove i libri sono sacri tanto quanto le pipe del nonno. Trascorre una faticosa adolescenza in campagna: in un tema descrive tristi giardini milanesi dove razzolano i cani, viene deriso perché razzolare è tipico delle galline; se ne frega e scopre che gli è più
facile scrivere poesie piuttosto che impararle a memoria.
Dopo diversi fallimenti abbandona il liceo classico e incontra chi riesce a
risanargli la frattura tra scrittura e lettura. Trascorre l’anno di servizio civile con il poeta A. Inglese che tra sbronze e una fuga a Parigi gli consiglia la lettura di “Andare a piedi in Cina” di G. Giudici.
La distanza lo scoraggia; si laurea in architettura e si ferma per dedicarsi ad altre arti come musica e architettura dei giardini. Anni dopo segue il fratello nell’Anonima scrittori e riprende il cammino grazie ai consigli di Antonio Pennacchi, con cui collaborerà in seguito nella stesura di un romanzo collettivo.
Dopo l’eclissi del ‘99 arriva a Firenze. Oggi vive a Vicchio dove è padre, scrive per il settimanale locale, suona, e collabora con la biblioteca.
Ha pubblicato diversi racconti in antologie della casa editrice Perrone e in riviste come Toilet e Prospektiva. Alcune sue poesie sono state selezionate per alcune antologie e segnalate o premiate in concorsi. Da qualche anno
viene invitato a reading collettivi, contemporaneamente porta avanti il
progetto CSP.
Collabora con l’attrice Agnese Leo, fa parte della redazione del Blog Poetarum Silva.
Dalla prefazione di Natàlia Castaldi
Di tutte le impronte possibili su diecidita.
Intraprendere la lettura di una raccolta poetica necessita sempre un passo doppio, che nello scarto letterale rintracci tutte le possibili connessioni che fanno di quest’arte la voce più intima ed immediata dell’universalmente meravigliosa e colorata, dolorosa e cruda parabola spazio-temporale, che convenzionalmente chiamiamo vita e di cui, invano e consapevolmente, tentiamo di decifrare le aporie.
Ma, in modo direi quasi prepotente, prescindere l’esperienza vita da quella poetica, nel caso di Diecidita, apparrebbe un’operazione forzata, innaturale, quasi priva di fondamento, giacché pensiero e parola appaiono cesellati e “musicati” per essere espressione l’uno dell’altra, senza mai perdere di tono, senza cadute né abbandoni, ma con un alta e spontanea delicatezza, che si fa ricerca nella scelta di ogni nota, di ogni singolo suono.
La scelta del verso libero affida al ritmo intrinseco al verbo, alla sua naturale espressione fonetica, il compito di “cantare” e “tra-durre” ogni sfumatura emotiva che pensiero e immagine esprimono, lasciando al lettore il compito di sussurrarne la verità senza dover ricorrere ad artifici declamatori, ma abbandonandosi ad una semplice lettura piana, che in sé rivela tutti i colori e le possibili intersezioni di luci ed ombre, consoni ad una vera sinfonia.
In questi versi a pulsare è la vita, intesa come percorso gravido di colori, speranze, sogni, umori, aspirazioni; dunque imprescindibile dagli schianti, dai dolori, dalle inevitabili mancanze.
La morte stessa acquista movenze sinuose e nitide, ed il dolore trova dignità nuova, lucida e sensibile che non può lasciare indifferenti dinanzi alla sua tensione mai melensa, mai languida ed abbandonata, ma – paradossalmente – vivida, vera, intensa, che sembra gridare la necessità del ricordo, la volontà di memoria, nonostante tutto, nonostante la speranza, che rigenerata dei sogni e delle movenze di dieci piccole dita, sussurra che c’è ancora percorso, che c’è ancora vita.
Dunque perché Diecidita?
Dieci sono le dita bambine che tattilmente scoprono come giocare col mondo, dieci sono le dita che ancorano Jacopo alle stelle di una creatura da crescere, e dieci sono le dita di due mani che si intrecciano insieme, tenendosi per mano.
E Diecidita perché attraverso dieci dita attuiamo la nostra prima ed infinita missione alla scoperta dello spazio che ci ospita e ci “dà luogo”, tastando e definendo le distanze tra tutto ciò che oggettivamente ci circonda e ciò che soggettivamente sentiamo di essere: materia di sogno, materia di sentimento, materia d’istinto e bisogno, materia di curioso esplorare, materia di conoscenza.
La caparbia volontà di sopravvivenza in Ninni supera ogni acredine attraverso la delicatezza d’animo sua propria, che traspare nella ponderatezza di ogni termine, che si rivela soppesato, calibrato ad esprimere i colori di ogni singola esperienza.
Ed il colore, difatti, è protagonista indiscusso di tutta la raccolta, dacché in essa si può perfettamente distinguere un piccola silloge Chromethica, attraverso la quale Ninni sembra rispondere alla fatidica domanda “qual è il tuo colore preferito?”, con una paradossale risposta: “il suo calore”.
Ma cosa significa, “il suo calore”?
È semplice: il colore, lo studio pittorico del colore che Ninni effettua attraverso la parola, tende ad affermare l’imprescindibile tra percezione visiva e affezione emotiva, che lega ogni esperienza sensibile alla sua interiorizzazione. Dunque il rosso, sarà calore nella dimensione del fuoco, della passione, del desiderio, della rabbia; ed il bianco espressione percettiva della neve e dei silenzi, ma anche assenza di inchiostro, di suono, ed ancora luce, trascendenza ed inspiegabile memoria; poi ancora i blu e le svariate gradazioni dal cupo al trasparente azzurro che legano indissolubilmente elementi vitali quali acqua ed aria, alla materia di terra e cielo, reale ed ideale,
tangibile ed “in-spirabile” nel calore dell’irrimediabilmente infinito, etereo,
inafferrabile.
Un lavoro complesso Diecidita, su cui scrivere è intraprendere lo stesso naturale percorso dell’autore, col rischio di perdersi, senza saper mettere un punto finché ci sia inchiostro per poter dire. Un lavoro del quale mi preme sottolineare il messaggio ultimo e complessivo di una speranza tutta terrena e vitale, ancorata al senso semplice di tutte le piccole impronte di un cammino, che ci sia concesso trattenere su diecidita.
Nadia Turriziani
Grazie mille. Spero che queste diecidita possano sfiorare il cuore di qualcuno qua dentro questo bel luogo :-)
:D