Viktor Permiakov in un verso-ritratto di Anna Maria Carpi, tratto da "L’asso nella neve"
… tratto da “L’asso nella neve”, edito nel 2011, il verso-ritratto che Anna Maria Carpi ha dedicato a Viktor Permiakov, una descrizione ironica con una forte cadenza di realtà.
“Giù nelle steppe,
lungo la madre Volga,
Zarizyn si chiamava coi tartari e gli zar,
poi Stalingrado, Stalingrado di eroi,
ma lui è nato dopo nel 50,
Viktor di Volgograd.
Ballano i pantaloni sulle gambe secche,
e la giacchetta blu sul misero torace,
ha un ginocchio scassato, guai coi denti,
ogni poco una colica renale.
La sua luce è la moglie,
è nata nei 60, è bella, ha amici,
fa nuoto e fitness, ride volentieri,
e ogni mattina prima della scuola
gli prepara la kas’a.
Lo ama. Come fa? La gente è buona,
soprattutto le donne.
Nuda la terra sotto casa loro,
quartiere “Armata Rossa”,
qualche albero, in fondo
un mercatino di catapecchie.
Tra polvere e rifiuti
lui ci pianta le rose e dal balcone spia
che nessun vagabondo del quartiere
le manometta. Ma costoro berciano
fatti di birra sino a notte tarda
sulle panche, nel buio. Non si può dormire,
poi però se ne vanno e verso l’alba
vagano solo i cani.
Viktor insegna a scuola.
Scrive di poesia su un giornale locale.
Di poesia
ne ha gli scaffali pieni, ne ha per terra,
anche in bagno e in cucina:
è il grande amore.
Gli incarichi non mancano:
ora girono soldi e i vip locali
celebrano compleanni e anniversari
e ci vuole un cantore.
Lui li serva di rime, di quartine,
di paragoni con eroi del mito, lui solo sa chi sono,
ma ai piccoli di Putin basta l’osanna
e ai presenti la vodka e la serata.
E per te stesso, Viktor?
L’anima resta fuori.
E’ nei suoi occhi pallidi,
nella mano sul mouse.
Questo mio fratello
pensa a un poema, mille versi e più,
che ancora non gli viene ma si esalta
all’idea che verrà, ne ha il sentimento.
Crede ancora nei posteri
e nell’eterno della poesia.
“Viktor, mio caro, smetti, è ora di cena”.”
– Successivamente al verso-ritratto, “L’asso nelle neve” continua con la traduzione di un verso di Victor Permiakov a cui è legato il titolo del libro di Anna Maria Carpi:
“Dalle rovine sale un fil di fumo.
Ah stia qui, compagno generale,
e se fossero Fritz? Ma l’ufficiale
zitto s’accosta al muro di cemento.
S’affaccia e cosa vede:
nella fossa una lotta furibonda.
Tre Fritz: stanno giocando a preference
fumando con ardore.
“Mani in alto!”
Leva gli occhi il tedesco e a denti stretti
“Un momento…” mormora
e fa il suo asso in pezzi
e sparge l’asso
sulla neve fonda di Stalingrado.”
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