"Sur l’humain création de la mort" di Riccardo La Valle
“Sur l’humain création de la mort”
ELLE:
Da freddo sangue a tremante vita,
la mano sfiorò l’essenza rappresa
che viva mi rese in quel placido antro,
poiché violato il vincolo e perduto il figlio,
nulla più fu salvezza ancora,
e il mio lento sorgere
s’insinuò tremendo
nella pesante aria…
Nel vagar tra queste natural dimore,
gremite di lignee colonne
e fruscianti cieli,
potei sentire per un istante immobile
le infinite meraviglie,
corrose dall’imperdonabile e sfrontata fruizione
di quel abietto fare
proprio delle logiche creature,
gridar vendetta e la propria fecondità alienata.
E vidi che ogni cosa
parea esplicare il perché del mio ritorno,
e con triste andare
mi diressi dal mio più caro fratello,
con la consapevolezza che presto
sarei divenuta nuovamente
regina di questo secolo buio.
NOUS:
E dimorante tra le rovine della terra,
Ella si destò ancora
ricolma di nuova linfa
e preda dell’inebriante stupore
di ritrovarsi nuovamente ghermita
dalla morbosità dell’umana forma rifiutata,
nonostante la realtà materica
gli venne negata in tempi ormai dimenticati.
Così attratta dalle innumerevoli ombre del giorno
andò inseguendo quel violento odore
sgorgante dal nero altare,
che con abile fare
andò scovando con il solo percepir della sostanza
quel flebile eco d’una fraterna supplica d’aiuto,
silenzioso grido
che ancora permeava le forme del luogo,
distorcendo ogni speranza vitale
che andava dal terreno fiorendo:
poiché tutto sembra ormai indifferente,
poiché tutto era ormai inerme
poiché la necrosi era già in corso.
Sentendo così il tutto scorrere al di sotto della reale sentenza di comune bene
percepì in lei il dovere della specie
di ferir con mano
ciò che in verità non potrà più venir sanato;
e leggera Ella si pose alla destra del fraterno Figlio
e divenendo sua estensione propria,
chiudendo gli occhi,
si calò nel suo nero manto
e ciò che non era stato dal tempo vanificato
fu mestamente epurato
con la meticolosa dedizione
che un’antica madre userebbe
nel donare alla sua amata creatura
l’ultimo abbraccio
prima della più naturale dipartita:
disarmonica fioritura
di un’anima imperfetta.
RLV
Sito dell’autore: http://www.riccardolavalle.com/