"Tattile" di Alessio Laterza, casa editrice “La Vallisa” (Bari)

“ Latte bianco” così Josè Saramago,  scrittore, poeta e critico letterario portoghese, premio Nobel per la letteratura nel 1998,  definiva la strana forma di Cecità che colpiva una capitale senza nome. Una capitale qualunque, quindi,  o una città qualunque o  un paese qualunque.

Un’ epidemia che colpisce progressivamente tutti gli abitanti di questo luogo indefinito rendendo indefiniti loro stessi.

Le vittime sono avvolte da un candore luminoso  simile ad un mare di latte, da qui il nome “latte bianco”.

La copertina del primo libro di poesie del giovane Alessio Laterza mi ha riportato  a questa CECITA’- BIANCA che è la particolarità, il perno intorno cui ruota come una trottola impazzita tutta la storia del romanzo; così la copertina è il perno intorno cui ruotano come una trottola impazzita, a suon di jazz, le esperienze e l’animo del nostro autore.

Il suo romanzo in versi, trasformato ad ogni giro, ad ogni cambio pagina di libro, in una bottiglia di birra, in sorso di vino, in una nota blues, in un sasso, in demoni stanchi, in una nenia e in tanto altro che si può semplicemente definire: la sua poesia.

La copertina bianco candido ,come bianco è il mare di latte, con una bozza di scritta braille, come cechi sono coloro che vengono colpiti dalla strana patologia e il suo titolo “TATTILE”, lo stesso tatto, senso fondamentale per la popolazione del nostro Saramago.

Il tatto è il senso principale per il nostro giovane poeta, perché la vita si vive, la si tasta, la si sfiora e la si prende anche a calci nel sedere , percependo noi la nostra volontà di fare tutto questo.

Il TATTO lo si percepisce alla lettura di questa silloge di poesie, come quando leggiamo:

“DISCHIUDENDO/ FRA LE DITA/ BRICIOLE DI PENSIERI/ COME MOLLICHE DI PANE”

(pag 39)

O ancora quando leggiamo: “ E SAREMO L’INCONSISTENZA, IL VAPORE/ L’ALONE DI UN RESPIRO DIETRO UN VETRO/ QUANDO FUORI E’ FREDDO./ E SCRIVI VELOCE CON LE DITA CHE/ PASSATO IL RESPITO,/ NON RESTERA’ CHE IL TRATTO/ A LASCIAR TESTIMONIANZA” (pag. 42)…. Il “tratto” fatto dal

TATTO-…. Che lascia la sua testimonianza di ciò che siamo stati in quel momento.

E poi la poesia “Tattile” a pagina 13.!

Il tema fondamentale del romanzo di Saramago è quello dell’indifferenza che esplode con il dilagare della cecità. I ciechi, rinchiusi in un ex manicomio e costretti a vivere nel più totale abbruttimento, scoprono su se stessi ed in se stessi  la repressione, l’ipocrisia del potere, la sopraffazione, il ricatto e,peggio di tutto, l’indifferenza che nasconde una profonda solitudine.

« Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono »

(La moglie del medico)

Alessio questa solitudine la canta… “LE NOSTRE SOLITUDINI SI MISURANO IN DECIBEL OGGI/….”(pag 24)

“C’ERA POI IL RICORDO/ DI QUANDO LE PAROLE E LE IMMAGINI SUSCITAVANO/ SCALPORE/ CHE’ UN BAMBINO LO PRENDI SEMPRE SUL SERIO/ INVECE FRA ADULTI SI E’ TROPPO PRESI/

DALL’APPARIRE.!” (pag 39)

“SIAMO NOI AD ESSERE MANGIATI NELL’ASSENZA/ DI PAROLE…” (pag. 56)

Saramago conduce un viaggio di anime nella anime altrui. Il viaggio di una cecità che permette di vedere il mondo più di quanto fa la vista e che permette di conoscere chi sta accanto all’uomo.

Anche Alessio viaggia, come lui stesso racconta e anche per Alessio “E’ NEL VIAGGIO CHE SI CONOSCE IL MONDO E, ATTRAVERSO IL KILOMETRI PERCORSI E LE ROTTURE DI PALLE CHE SPEZZANO LA MONOTONIA, CONOSCIAMO TUTTI I NOSTRI COMPAGNI DI STRADA.”

Alessio dice “LONTANO DAGLI DEI, VICINI A NOI” (titolo poesia pag. 83) e anche i protagonisti del romanzo, nel vivere il loro inferno sono riusciti comunque a costruire il loro angolo di paradiso, di sopravvivenza.

Mi chiedo cosa sia il paradiso, solo un luogo dove far sopravvivere la nostra anima?

Alla fine del romanzo tutti riacquistano la vista e chissà alla fine della lettura di questo bellissimo libro di poesie ognuno di noi possa riacquistare quel senso di tatto che gli occhi oggigiorno hanno perso.

“TATTILE” vive di suggestioni Beat! Beat come ribellione. Beat come battito. Beat come ritmo. Quello della musica jazz.

Charles Bukowski è indicato come uno dei maggiori esponenti della letteratura beat , anche se lui stesso rinnegava l’ affiancamento del suo stile e delle tematiche da lui affrontate al suddetto movimento , Alessio è influenzato, consapevolmente o inconsapevolmente da tali suggestioni e si riscontrano similitudini con quello che era il modus di raccontare la realtà di C. Bukowski. Tralasciando la sua schiettezza nell’uso di determinati termini che potrebbe, erroneamente, essere confusa per  volgarità che comunque in Alessio non ritroviamo, aspetti della sua poesia riportano al grande autore.

Passaggi come quelli che leggiamo nella poesia “SCAMPO”,pag 35 , ricordano il verso di B. :”L’AMORE E’ UN CANE CHE VIENE DALL’INFERNO”

La poesia”DI RITORNO” pag.38

I versi della poesia “CHIUDENDO GLI OCCHI” pag. 62 : “CREDO CHE LE UNICHE COSE CHE MI ACCOMUNANO A/ CERTI SCRITTORI SIANO I BRUCIORI DI STOMACO DEL POST/ SBRONZA”.

“QUELLO CHE”pag. 76, in cui leggiamo: “BISOGNA AVERE COSCIENZA DEL BERE/E ANCHE DEL VIVERE A VOLTE”

O la poesia “ISTRUZIONI”.

Nella sua poesia ”SWEET MUSIC” C. Bukowski omaggia la musica dolce di Brhams, Ives, Stravinsky e Mozart, che dalla radio accompagnano l’inizio del suo giorno tra uova, sigarette, scotch e l’immancabile donna, una delle tante. L’inizio di un giorno qualunque, per lui, come diversi elementi ma che possono essere riportati ad  un giorno qualunque è cantato da Alessio in “EVERYDAY BLUS” accompagnato però da un sottofondo Blues.

Chi anche solo un po’ conosce C. Bukowski  non può non respirare in determinate poesie di Alessio l’animo di questo autore. Il suo quasi menefreghismo e allo stesso tempo la voglia forse inconsapevole di un riscatto attraverso le parole.

Alessio soprattutto in 3 delle poesie della raccolta e precisamente: “NOI E NESSUN ALTRO” (pag 45); “NENIA” (pag. 56) e “BOYS’ DON’T CRY” che forte risente dell’influenza Beat, racconta il quadro della società di oggi e  la poesia “SCENEGGIATURE, SCENOGRAFIE” sembra l’epilogo personale dell’autore alle tre precedenti “situazioni”, infatti leggiamo

“I NOSTRI INSUCCESSI SARANNO I PUNTI FERMI CHE CI SOSTERRANNO IN CASO DI SOSTA DEL VIAGGIO…/…”  a voler trovare un ancora di salvezza nel personale sostegno di se.

Ed il ricordo di Nazim Hikmet . “Lui quello che voleva dire di più bello non l’ha ancora detto”, in Alessio leggiamo in “CONCENTRICITA’” (pag. 69)   “LE SUE PAROLE MIGLIORI/ NON LE HA ANCORA SCRITTE.”

Il poeta è anche colui che “presuntuosamente” cerca di raccogliere, racchiudere in unica frase, verso, parola, l’essenza di quel momento per spiegarlo a suo modo. Per lui l’attimo in quell’attimo è il mondo. Alessio non fa una poesia lampo, non immortala il momento in un momento poetico ma lo sviscera e lo srotola, abbiamo diversi momenti di prosa poetica in cui il lettore ha il tempo di respirare a pieni polmoni la poesia perché ha tutto il tempo di inspirarla, farla circolare ed espirarla come più gli piace ma tre sono le volte in cui Alessio cerca di carpire l’attimo, e mi riferisco a tre poesie e non per la poesia in sè ma per il titolo.

“MALINCONOCROMATICO”

“INTIMITANGO”

“FOTOLGENICO”

Parole inventate che possono essere loro solo Poesia. Lampo. Che racchiudono l’essenza e di questo  forse Alessio neanche ne è consapevole.

Ligabue nel 1995 cantava “Hai un momento Dio?…”, nel 2010 Alessio scrive: “TI HO LASCIATO UN MESSAGGIO IN SEGRETERIA, DIO” (pag. 65) e mi chiedo se Dio abbia trovato un momento per AscoltarLI e se abbia risposto loro, in poesia.

Written by Teodora Mastrototaro

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