“Le querce non fanno limoni” di Chiara Francini: un affresco umano e sociale di spessore
“La Delia è seduta su uno sgabello davanti alla Sylvania e con un fazzoletto fa finta di sventolarsi. Lo tiene sempre dentro il reggiseno. Un posto, quello, dove ci entrerebbe qualsiasi cosa.”

Con il romanzo Le querce non fanno limoni, Chiara Francini, scrittrice e attrice di teatro e di cinema, firma un romanzo corale in cui il respiro della Storia si lega ai destini individuali dei personaggi del racconto, creando un affresco che attraversa cinquant’anni di vita italiana. Periodo che va dalla Seconda guerra mondiale agli anni di piombo.
Pubblicato da Rizzoli nel 2025, il volume, di oltre 400 pagine, vede passato e presente intrecciarsi all’interno di una comunità dove la vita di ogni persona racconta la storia di tutti.
La protagonista, Delia, è una donna che ha vissuto sulla propria pelle la Resistenza, l’amore, la perdita e la ricostruzione; per edificare poi, pietra su pietra, un luogo reale e al contempo simbolico: il Cantuccio, rifugio ideale quale spazio di condivisione, speranza e memoria.
È un affresco umano e sociale di spessore quello descritto dall’autrice, dove ogni dialogo, ogni descrizione, ogni gesto contribuisce a costruire un quadro realistico e insieme suggestivo. Ma è anche metafora di un mondo possibile in cui il dialogo e i legami umani rappresentano un valore aggiunto di non poco conto.
“A qualsiasi ora del giorno e della motte c’è sempre una ramaiolata di minestra, un po’ di finocchiona profumosa, un pezzo di pane, o una tazza di brodo.”
Il cuore del libro sta nella figura femminile di Delia, esempio di empatia e coraggio che con le sue passioni e contraddizioni rappresenta una donna capace di resistere alle avversità della vita. Delia, che diventa il filo conduttore di un pezzo di storia tutta italiana.
Accanto a lei si muovono altre figure che raccontano il loro vissuto e le esperienze di cui sono stati protagonisti. Figure altrettanto significative, come Irma, Mauro, Angela, Carlo, Sandro, Lettèria e Gigione, ognuno con la propria storia, le proprie cicatrici e i propri sogni, a popolare una narrazione tutt’altro che banale, seppur dal tono intriso di leggerezza. Figure, che non sono soltanto figure narrative, ma simboli di una generazione che ha conosciuto guerra, perdite e rinascita; che ha vissuto le trasformazioni sociali e politiche dell’Italia del Novecento, portando con sé paure, segreti e memoria, elementi tutti che si intrecciano in un intrigante mosaico narrativo. Il cui titolo del romanzo Le querce non fanno limoni, piuttosto originale, è metafora esistenziale nella misura in cui la narrazione è tesa a ricordare le inevitabili fatalità della natura, ma al tempo stesso ricorda l’opportunità di mutuarle in una crescita personale e collettiva. Perché, come comprovato, cambiare la natura delle cose non è possibile, ma si può imparare a viverle con forza e con saggezza.
Al di là del contesto storico il romanzo affronta temi universali: la forza delle donne, la famiglia, l’amicizia, la solidarietà tra le generazioni, il ricordo e le responsabilità legate al passato. Tematiche tutte raccontate con leggerezza e al contempo profondità: non ultima è l’importanza di accogliere le circostanze della vita e trasformarle in una visione d’insieme armonica.
“I piccoli fiori bianchi si arrampicano lungo le mura del cantuccio, pare corrano verso il cielo, quasi a proteggerlo, quel luogo che è nido e rifugio per tutti.”
Narrazione che si sviluppa con un ritmo fluido e accattivante, alternando momenti di grande intensità emotiva a scene quotidiane, la quale permette al lettore una completa immersione nel mondo raccontato dall’autrice. Un mondo dove s’intrecciano vicende personali e collettive, in un racconto sviluppato su più livelli: storico, emotivo e simbolico. Lì, dove ogni capitolo è un tassello che contribuisce a costruire il mosaico di una comunità e di un’epoca.
“Durante l’assemblea, il dibattito è sudato e caldo. Si parla di lotta di classe, dell’organizzazione del Partito comunista. Irma ascolta, sente le parole e cerca di afferrarle.”
La narrazione corale adottata dall’autrice ricorda lo stile di Elena Ferrante nell’abilità nel rendere palpabili le emozioni dei personaggi e le dinamiche di gruppo, pur conservando uno stile proprio. Più lirico e poetico.
In un’alternanza di punti di vista e flashback inseriti con naturalezza, il racconto mantiene sempre un ritmo calibrato che permette al lettore di immergersi nella storia senza perdere il filo delle vicende.
Romanzo dotato di una struttura narrativa apparentemente semplice, che rivela però la complessità della vita dei personaggi, che si riflettono l’un l’altro, mostrando la forza dei legami e il peso della memoria sul presente.
Le querce non fanno limoni non è solo un romanzo storico, ma un’indagine sui valori universali della vita, sul ruolo della condivisione, sulla necessità di trasmettere saggezza, e sul delicato equilibrio tra radici e libertà individuale.
Le querce non fanno limoni è un romanzo che sa emozionare e al contempo è fonte di riflessione sulla memoria storica ma anche sulla capacità di affrontare le proprie scelte e le conseguenze che queste hanno sulla vita degli altri. Invitando a guardare al passato non come a qualcosa di lontano e distante, ma come a una parte integrante dell’identità personale, da cui poter trarre insegnamenti per affrontare le sfide del quotidiano.

L’opera pone inoltre interrogativi profondi sul concetto di comunità e appartenenza, sul rapporto tra passato e presente e sul valore dei legami femminili, rendendo la lettura non solo piacevole ma anche stimolante sul piano intellettuale. E ciò, grazie a una scrittura densa e lirica, nonché ricca di sfumature che trasmette la fisicità dei luoghi, che non sono semplici scenografie, ma diventano elementi attivi della narrazione, conferendo spessore e autenticità al racconto.
Perché il registro di scrittura con cui Chiara Francini ha realizzato l’opera è accurato, così come la sua prosa, ricca e coinvolgente, capace di passare con naturalezza dal lirismo ad una sorta di leggerezza.
Dove momenti di grande intensità emotiva descrivono scene intime e quotidiane, in cui la vita dei protagonisti è rappresentata in modo concreto e reale, offrendo una narrazione forte e coinvolgente che celebra la vita, i legami, la solidarietà e la speranza, ma innanzitutto celebra la forza delle donne e il loro coraggio.
“Seduta sul bordo della fontana di piazza Santo Spirito, Irma bolle di tristezza. Si è allontanata da Angela e Letteria. Ogni tanto ha bisogno di stare da sola per ripassare la melanconia.”
Con Le querce non fanno limoni, Chiara Francini si conferma una delle voci più interessanti della narrativa contemporanea italiana, capace di coniugare la ricchezza storica con l’introspezione psicologica in un dialogo con la letteratura in cui il richiamo alla coralità emotiva ricorda altre autrici. Con la differenza però, che la voce della Francini è dotata di originalità, il cui pregio di saper fondere storia, memoria e profili psicologici di spessore non è affatto da sottovalutare. Semmai da apprezzare in toto.
“Il silenzio è rotto da una vespa che arranca sotto le finestre, da una radio accesa in una cucina vicina, e dal pianto di un bambino che si abbandona a quel luglio.”
Written by Carolina Colombi
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