“Fondamenta degli incurabili” di Iosif Brodskij: fluire di un’acqua limacciosa

Incurabile è la mobilità inquieta dell’occhio, che senza posa, per sua natura acquatico, guizza come pesce sulle fondamenta della memoria, intangibili e irreali nel loro costitutivo elemento: la Cathédrale engloutiee che è Venezia. Debussy non ne aveva contezza, ma la sua mirabile composizione sull’inabissarsi onirico d’ogni certezza racconta lo sprofondare dell’ondivaga flâneurie di chi s’accosta a un’(ir)realtà sfuggente come la città “nell’angolo remoto dell’Adriatico selvaggio”.

Fondamenta degli incurabili Iosif Brodskij
Fondamenta degli incurabili Iosif Brodskij

Il lettore che ne “Fondamenta degli incurabili” cercasse un canonico resoconto di viaggio, o che si aspettasse un elogio puramente estetico della città lagunare, rimarrebbe deluso. Iosif Brodskij non ha alcuna pretesa di comporre un testo strutturato e organico: nel labirinto della memoria non si può che “perdere l’orientamento”, trasportati alla deriva dal “fluire di un’acqua limacciosa nella stagione sbagliata dell’anno”.

Fluttuante come una gibigianna, moltiplicato all’infinito da un gioco di specchi ossidati, il racconto è il tentativo di catturare, in una “rete impigliata nelle alghe sotto zero”, l’elusivo riflesso di una città immateriale, che affiora alla superficie della memoria attraverso squarci e visioni, sospinta da branchi argentini di metafore acquatiche, marine, zoomorfe, mostruose.

Di fronte a una topografia che si scioglie in una miriade d’ineffabili rivoli, è quindi necessario postulare la suprema autonomia dell’occhio. Impossibile soggiogare alla ragione le viscide squame della fenomenologia lagunare, che per un paradossale procedimento inverso è materia d’immaginazione che si fa marmo e carne.

La percezione, seppur mediata dalla membrana osmotica del ricordo, precede la riflessione: “le superfici ‒ cioè la prima cosa che l’occhio registra ‒ sono spesso più eloquenti del loro contenuto”.

La ragione si offusca, è annebbiata: l’istanza cosciente dell’uomo cede di fronte all’incalzare del meta-conscio, né “sub- o inconscio”, che avanza come “il lento procedere del vaporetto attraverso la notte”.

L’inabissarsi onirico verso il primordiale, il mitologico, l’oscura notte fondativa dell’umano, non lascia tuttavia alcuno spazio per qualsivoglia indagine psicanalitica: i sogni si ribellano al grande Inquisitore, Sigmund Freud, il sostrato inconscio dichiara la propria refrattarietà all’esegesi coerente della ragione, del dialogo, della dialettica.

Non c’è interpretazione perché la cornice supera il contenuto e poiché il contenuto è avvolto dalla nebbia di calli campi canali, che conferisce alla città stessa una dimensione di atemporalità.

Simulacro di non-esistenza, Venezia è dominio dell’immaginario, estuario al quale confluiscono in gorghi, e si confondono, le correnti marine di passato, presente, futuro.

Iosif Brodskij citazioni libro
Iosif Brodskij citazioni libro

L’unico riferimento temporale ne “Fondamenta degli incurabili”, ossia l’inverno, stagione elettiva dei soggiorni di Brodskij a Venezia, sembra farsi espediente di un inconscio desiderio/tentativo di ancorare, nella rigidità inclemente del ghiaccio, una città dalle fondamenta illusorie, dove una poderosa risacca diluisce, travolge e infine spazza via, trascinandole in alto mare, le categorie di spazio e tempo.

E “mentre ti aggiri per questi labirinti, non sai mai se insegui uno scopo o fuggi da te stesso, se sei il cacciatore [il pescatore, NdA] o la preda”.

L’autore, tuttavia, pare a proprio agio in questa sostanza sfuggente, effimera, salmastra come una lacrima, perché “il pensiero stesso ha la trama dell’acqua. Come del resto la scrittura; come le emozioni, come il sangue”.

E quasi fosse una rètina, Brodskij “ammette la propria incapacità di trattenere la bellezza”, sereno nella certezza che “non posseder[à] mai questa città”.

 

Written by Michela Pistidda

 

Bibliografia

Iosif Brodskij, Fondamenta degli incurabili, Adelphi, 2012

 

Info

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