“La figlia sbagliata” di Raffaella Romagnolo: quando la follia irrompe nella quotidianità
“La morte arriva in fretta, e alla fine gli avambracci di Pietro Polizzi restano dove stanno ogni sera, dopo cena, da quasi otto anni: sulla tovaglia cerata del tavolo in cucina, le dita a contenere i confini della Settimana Enigmistica, il temperino, la gomma e la matita appoggiati lungo il bordo superiore della rivista, accanto al bicchiere di citrato quasi vuoto”.
Sembra un sabato sera come tanti, per una coppia sposata da 43 anni. Lui al tavolo della cucina sta facendo un cruciverba facilitato; lei gli dà le spalle e sta lavando i piatti. In realtà è la linea di confine dove tutto cambia, dove normalità e follia diventano la faccia della stessa medaglia.
Sto parlando del nuovo romanzo di Raffaella Romagnolo “La figlia sbagliata” (Frassinelli, 2015), la storia di Ines e Pietro, una coppia di coniugi attempati, genitori di Vittorio e Riccarda, due figli ormai adulti.
Una famiglia come tante, se non fosse che l’uomo ha appena avuto un infarto fulminante – mentre la tv è sintonizzata su un popolare show televisivo – e che, quando sua moglie se ne rende conto, non chiede aiuto. Non avverte nessuno e lo lascia lì, esattamente dove si trova.
Ha così inizio un “viaggio” nella vita di questa famiglia, con quello che possiamo definire un romanzo d’introspezione, in cui gli apparenti contorni di normalità portano, a mano a mano che si procede nella lettura, allo svelamento di segreti che ci fanno appassionare.
Per quanto agghiacciante, l’immagine di questo settantenne accasciato in cucina, il cui corpo, giorno dopo giorno, imputridisce e si corrompe, non ruba la scena ai racconti di vita.
Un figlio maschio molto amato, talentuoso nel nuoto; una figlia femmina sempre un po’ in secondo piano, che ha avuto un nome maschile – Riccarda, la figlia sbagliata -; le vacanze al mare, già indice dei primi turbamenti che accompagneranno Vittorio.
Si tratta di una normalità “imposta”, quella che per 43 anni ha vegliato sulla vita di questa coppia, che invece nasconde rancori e rimpianti mai sopiti. Giorno dopo giorno, in quell’appartamento al quarto piano la morte s’impadronisce della scena, e il confine fra normalità e follia diventa sempre più labile.
Nel clima surreale che si viene a creare, il dolore si fa strada e giunge allo scoperto. Esso “grida” in tutta la sua drammaticità, e diventa protagonista della scena.
“La figlia sbagliata” è un romanzo toccante, che fa riflettere. La prosa è evocativa, tanto che sembra di vedere un film. Quanto conta nella vita avere un talento? O meglio, coltivare una passione? Se non si ha il coraggio di inseguirla fino in fondo, questa passione, ogni sforzo è vano. Perché è soltanto provando ad assecondare le proprie inclinazioni che si può aspirare ad essere felici.
In Ines, la protagonista, rimane il rimpianto di non avere avuto abbastanza coraggio di osare. Così come il rimorso di aver soffocato col troppo amore i figli. Anzi, mi correggo, il figlio. Perché proprio Riccarda, quella “figlia sbagliata”, colei che ha sempre voluto fare l’attrice contro il parere dei suoi genitori, in realtà risulta la più solida della famiglia Polizzi.
Tutti nella vita subiscono dei traumi e vivono delle tragedie. Quello che fa la differenza è il modo in cui si reagisce alle sventure. Ma questa è retorica, perché in realtà la vita presenta dei singoli casi che, giusti o sbagliati, necessitano di un’analisi approfondita. Prima di formulare qualunque tipo di giudizio. E forse, questo libro ci insegna proprio questo.
Written by Cristina Biolcati