“Macello” di Maurizio Fiorino: romanzo di formazione tra sangue e tentativi di riscatto da una vita non richiesta
“Tornato nel retrobottega, osservai a lungo il riflesso del mio corpo nella parete d’acciaio della cella frigorifera. Capii, da quello sputo, che dentro di me si era radicata una realtà a cui avrei fatto fatica a dare un nome, ma che mi avrebbe per sempre costretto a guardare ad alcuni momenti della vita come in quel momento stavo guardando me stesso: in uno specchio che mi restituiva un’immagine distorta e confusa.”
Sud Italia, anni Settanta. Biagio, orfano di madre, vive con un padre taciturno e macellaio del paese.
Elsa ha amato il padre e ha provato a stare vicino a quel ragazzo pieno di dubbi ma così come è arrivata se ne è anche andata improvvisamente. Ci sono Lia, la vicina di casa che crea intrugli per scacciare il malocchio, e Vittorio, il “vizioso” del paese.
Sara è la compagna delle elementari che lui finisce per sposare, con sofferenza, tra vari tentativi falliti di felicità. E poi arriva lui che gli fa intravedere un qualcosa di diverso, sposta più lontano il suo orizzonte, gli mostra un mondo sconosciuto.
“Macello” (Edizioni E/O, agosto 2021) è l’ultimo romanzo dello scrittore calabrese, classe 1984, Maurizio Fiorino.
Biagio racconta la storia di un’Italia bigotta, ancora non pronta ad accogliere tutti, e quella di un giovane uomo cresciuto senza una guida e pertanto pieno di incertezze e con l’unica scelta di una vita per lui ordinaria con una moglie e dei figli che non arriveranno mai.
Biagio non conosce se stesso e quando comincia a capire qualcosa di più fatica ad accettarlo, rincorrendo un’idea di mascolinità che crede possa regalargli un futuro.
“Mi tornò in mente quando, un giorno, mi aveva stretto la testa tra le mani guardandomi dritto negli occhi e ripetendomi, con la solita voce piena di rabbia, che dovevo diventare un uomo. Lo aveva detto così tante volte da farmi venire le lacrime agli occhi. Era come se mi stesse chiedendo di diventare una montagna, un muro di cemento, una città intera.”
Da qui i suoi tentativi infiniti di avere successo come boxer, con quel pugilato che gli sgancia pugni dritti in faccia e sangue, quei pugni mai avuti prima e spietatamente rivelatori.
Come affrontare il mondo senza basi, senza amore, senza una figura che lo abbia guidato fin da piccolo.
“Avevo quasi sedici anni e nessuno che mi baciasse gli occhi mentre dormivo.”
Un romanzo doloroso, pagine che scorrono veloci ma che lasciano il margine a numerose riflessioni che sfociano un finale che si sarebbe voluto diverso per quel ragazzo che vede solo bruttezza attorno a sé.
“Ho sempre pensato che mio padre avesse un’altra vita, perché da qualche parte, anche se sei la persona più triste del mondo, l’idea di felicità, fosse solo per un attimo, deve pure incuriosirti.”
“Macello” è il luogo di lavoro del padre ma rappresenta soprattutto la confusione nell’animo del protagonista, per una storia relativamente semplice da leggere ma difficile da scordare.
Written by Rebecca Mais