“La Svastica sul Sole” di Philip K. Dick: un’ucronia nell’ucronia
“La Svastica sul Sole” (The Man in the High Castle) è il romanzo, scritto nel 1962, in cui Philip K. Dick presume che le forze dell’Asse abbiano vinto la Seconda guerra mondiale, che rappresenta uno degli esempi più apprezzabili di ucronia nella storia della letteratura.

«Non si può, è chiaro, far si che non sia stato ciò che è stato. In compenso si può, senza destare scandalo e senza bisogno di prove, sostenere che ciò che è stato sarebbe potuto andare diversamente, che prima di tradursi in atto l’avvenimento esisteva in un numero quasi infinito di forme virtuali e che ognuna di quelle forme avrebbe potuto benissimo avere la meglio» scrive Emmanuel Carrère nel suo recente libro, da poco ristampato, dal titolo, Ucronia.[1]
L’ucronia è la storia come se le cose fossero andate diversamente. Se l’intento dell’utopia è elaborare una possibilità futura che nella realtà odierna non esiste, l’intento, dell’ucronia è invece quello di cambiare ciò che è stato.
Carrère, in Ucronia, non ha potuto non nominare Philip Kindred Dick, certamente uno dei più importanti scrittori di fantascienza, autore tra l’altro di Blade Runner[2] il romanzo reso famoso dalla sua versione cinematografica con la regia di Ridley Scott.
D’altra parte, la fantascienza è il genere dove probabilmente è stata più utilizzata l’ucronia e dove per l’appunto giganteggia Philip Dick, il quale, secondo Carrère, grazie alla sua indifferenza da nichilista, può mantenere una posizione imparziale, raccontando come la storia avrebbe potuto essere se qualcosa fosse andato diversamente di come è effettivamente andato.
Fernanda Pivano non ebbe dubbi nel considerare P. K. Dick come il più grande scrittore di fantascienza.
Come già detto ne “La Svastica sul Sole” le forze dell’Asse hanno trionfato e l’America è divisa in due parti, l’una assoggettata ai giapponesi, più umani, l’altra ai nazisti, più atroci. Agli Italiani sono andate le briciole. Permettetemi una domanda, un po’ retorica, un po’ ironica: chissà perché, ucronia o non ucronia, agli italiani vanno sempre le briciole?
Il potere esercitato dai tedeschi è tremendo e non lascia scampo. Nel romanzo, sul razzo diretto a San Francisco, a un certo punto Baynes dice a Lotze: «È un mondo psicotico, quello in cui viviamo. I pazzi sono al potere. Da quanto tempo lo sappiamo? Da quanto tempo affrontiamo questa realtà? E… quanti di noi lo sanno? Non Lotze. Forse se uno sa di essere pazzo, allora non è pazzo. Oppure, può dire di essere guarito, finalmente».
Con la vittoria dei nazisti, naturalmente, vincono il razzismo, il suprematismo bianco e il culto dell’uomo forte. Non solo, l’accanimento imperialista non si ferma e i nazisti dalle loro nuove rampe di lancio si preparano a inviare razzi su Marte. Chissà che Elon Musk non si sia ispirato anche a questo libro nei suoi sogni di viaggi spaziali.
Ovviamente, nell’ipotesi storica di un mondo dominato dal Terzo Reich e dal Giappone è quasi giocoforza che i due alleati dell’Asse entrino in competizione, se non in conflitto, tra loro, creando un quadro di intrighi, spionaggio e cospirazioni varie.
Curiosamente, gli oggetti della tradizione folcloristica americana divengono feticci molto ambiti dagli occupanti, oggetto anche di falsificazione. I gadget di Topolino, Minnie ecc. ad esempio, acquisiscono valori immensi.

Vi sono infine due libri, cui accennare, che rivestono un ruolo molto importante in questo romanzo. Il primo è il millenario “I Ching” (I King) o anche conosciuto come “Il libro dei mutamenti”, utilizzato da diversi soggetti del romanzo come guida per le scelte da compiere nei momenti topici.
Il secondo è il best-seller del momento, anche se vietato in tutti i paesi direttamente dominati dal Reich, dal titolo: “La cavalletta non si alzerà più”. In questo libro si ipotizza un’ulteriore realtà alternativa, vale a dire che gli Alleati abbiano vinto contro l’Asse. In pratica si tratta di un’ucronia nell’ucronia. Davvero divertente.
Per concludere, un libro da leggere, anche se assai inquietante, perché ci mostra la storia come non è stata, ma come avrebbe potuto essere, quasi come in un incubo. Facendoci però sorgere qualche dubbio su quale sia la realtà che effettivamente stiamo vivendo.
Written by Algo Ferrari
Note
[1] Emmanuel Carrère, Ucronia, Adelphi, 2024
[2] Il libro uscii in versione originale con il titolo “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” nel 1968, per poi uscire nel 1971 con un altro titolo ancora: “Il cacciatore di androidi” e infine con lo stesso titolo del film: “Blade Runner” nel 1996, da Fanucci Editore.
Bibliografia
Philip K. Dick, La Svastica nel Sole, Fanucci, 1997

