“Trilogia dell’Infinito” di Igor Sibaldi: la nostra è un’epoca di Noè?
“«Non importa se spieghi i Vangeli e la Bibbia» mi spiegò, «puoi anche metterti a scrivere un Vangelo, o un’intera Bibbia, se ti va, ma a nessun giornalista della pagina della cultura importerà mai niente: perché tu sei fuori, sei uscito dal sistema, con quelle tue cavolate sugli Angeli e gli spiriti-guida. E dato che prima eri dentro, la cosa è ancor più grave: perché è incomprensibile.» ‒ “Trilogia dell’Infinito”

Edito nel 2024 da Spazio Interiore, “Trilogia dell’Infinito” è un saggio atipico, sia per l’impaginazione sia per la presenza di inserti riferiti al pubblico in atto dialogico con domande, risposte, esclamazioni, note. A prima vista può sembrare la trascrizione di una conferenza durante la quale l’oratore-autore Igor Sibaldi porta avanti i punti focali ‒ i tre capitoli del libro “Il tuo aldilà personale”, “Discorso sull’infinito”, “La scrittura del dio” ‒ con i vari intervenenti del pubblico ordinati a destra del foglio, ma così non è. Ed è lo stesso Sibaldi a rivelarlo a pagina 79, nella risposta alla domanda “Ma esisterebbe soltanto nella nostra mente?”
“Diciamo che esisterebbe soltanto per noi. Per la nostra mente, per tutta la nostra psiche, e di conseguenza per tutta la nostra vita. […] D’altra parte abbiamo tutto il tempo che vogliamo: qui in questo libro non sto mica parlando per le due o tre ore di una conferenza normale, necessariamente trottanti. È un libro: state leggendo, e potete rileggere quante volte volete. Dico bene? ‒ Voci dal pubblico: «Bah. Vediamo come prosegue.»”
Oggi, il poter rileggere è un potere poco praticato, durante le conferenze abitualmente l’oratore è posto dinnanzi ad un pubblico in passività di ascolto, si sta seduti in silenzio per una o due ore ed in questa porzione di tempo possono sorgere svariate domande, magari sollecitate da una semplice pausa di pochi secondi tra una frase e l’altra oppure a causa di una parola non compresa. Il poter rileggere invece pone il pubblico nella possibilità di maggiore comprensione, il lettore può scegliere quando fermare la lettura per “rispondere” ad una domanda con ricerche sia online sia con ulteriori testi a disposizione. Inoltre la lettura sollecita l’imago ed il ritmo, ognuno di noi infatti ha un proprio ritmo ed immagini uniche che provengono dall’associazione di eventi del proprio vissuto connessi alla cultura.[1]
L’argomento principale de “Trilogia dell’Infinito” è svelato nel titolo: l’infinito (in-finitum, senza limite) connesso al tutto, dunque come parte dell’intero.
“Ne viene che il termine finito indica tutto ciò che è in qualche modo scisso, separato da un intero di cui fa parte; e che infinito si applica a ciò che non è separato da tutto il resto. Nella nostra psiche, noi siamo in una dimensione finita ogni volta che ‒ a voler proprio parlare come un neurologo ‒ utilizziamo soltanto le facoltà dell’emisfero sinistro, e siamo infiniti quando estendiamo la nostra attività cosciente anche all’emisfero destro: allora ognuno di noi, nel suo nutshell, nel suo guscio di noce, comincia a diventare re di uno spazio infinito.”
Igor Sibaldi è un autore serio ma piuttosto ironico, complice la sua formazione tra letteratura ebraica e russa, leggere i suoi testi è sempre molto piacevole perché ci si aspetta un tranello, e questa sorta di benevola ansia permette di ragionare ulteriormente su ciò che si legge proprio perché si è desti nella ricerca dell’agguato. A fine lettura, però, si è certi di essere stati comunque raggirati e questo non può che strappare un sorriso di stima verso questo studioso che, dal 2000 circa, ha messo da parte la carriera come stimato traduttore di letteratura dell’Europa Occidentale per le grandi case editrici per proporre la teoria antica degli Angeli e per portare in luce una reinterpretazione della Bibbia (traducendo ex novo dall’ebraico).
E così come il “buon amico giornalista” aveva predetto ‒ e come Sibaldi riporta nel libro a pagina 105 (citazione iniziale del presente articolo) ‒ la scelta di trattare argomenti “fuori dal sistema” ha prodotto il totale silenzio sulle sue pubblicazioni e ricerche seppur di grande pregio ed importanza. Ma nel bivio si incontrano due strade: una meno battuta ed una più battuta.[2]
Coloro che stanno dentro il sistema si precipitano verso la via più battuta ma il poeta/filosofo/mistico, di norma, sceglie quella meno battuta, dunque la scelta operata da Igor Sibaldi è stata una semplice necessità, è stato attento ad ascoltare il daimon così da portare avanti la grande svolta di quest’epoca: ripristinare l’antica unione tra filosofia e mistica.
Una connessione che, nei millenni, non ha mai smesso di esistere in una manciata di autori e che, se notata, poteva portare condanne a morte e nei casi più fortunati all’esilio. Un esempio fra tutti è la richiesta di Carl Gustav Jung di “nascondere” al pubblico per oltre 50 anni dalla data della propria morte l’ormai celebre “Il libro rosso”, questo perché i tempi non erano ancora maturi per la lettura di un libro così sconvolgente che avrebbe potuto oscurare tutta la sua carriera come psichiatra. Ma forse ripensandoci ancora oggi i tempi non sono maturi ed Igor Sibaldi riceverà il podio che si merita tra 100-200 anni.
“Nell’attesa, lasciati esistere” consigliava il mistico e filosofo armeno Georges Ivanovič Gurdjieff, oppure “nell’attesa” potresti iniziare a leggere “Trilogia dell’Infinito”.

“La Genesi è l’unico libro in cui si narra, tra l’altro, dell’eroico coraggio di un uomo, Adamo, che disobbedisce a un comando ingiusto di un Dio supremo, e non se ne pente. Nessuna religione ne parla in questi termini, ma provate a rileggere il capitolo 3 della Genesi lasciando da parte quello che vi hanno detto i ‘noi’. Leggetelo per conto vostro. Lì Adamo è uno che dice: «Tu, Dio, mi hai ordinato di non arrivare alla conoscenza. Io aspetto che vai via un attimo e ci arrivo. Dopodiché tu ti arrabbi, fai tutta la scenata, ma non puoi farci niente, perché ormai io ci sono arrivato, all’albero della conoscenza. E io non ti chiedo perdono». Ad Adamo non passa neanche per la mente di chiedere scusa a Dio: gli risponde solo: «Puoi dire quello che ti pare, ma io sto con Eva e non con te. Ci cacci? E noi ce ne andiamo via! Così impari a dare quel tipo di ordini». Conosci qualcosa di più lontano dalla tua religione? E nella Bibbia e nei Vangeli, di cose così ne trovi a centinaia.”
Written by Alessia Mocci
P.S. La risposta alla domanda del titolo “la nostra è un’epoca di Noè?” la si può trovare leggendo “Trilogia dell’Infinito”, si augura buona ricerca.
Note
[1] Il ragionamento sulla lettura non vuole assolutamente sminuire l’importanza della presenza nelle conferenze, ma sottolineare la diversità delle due esperienze.
[2] Poesia di Robert Frost: “La strada non presa“.
Info
Acquista Trilogia dell’Infinito di Igor Sibaldi su Amazon

