“La sposa gitana” di Carmen Mola: quasi un giallo nel thriller!
Lavorare sui casi di omicidio è una delle cose più crudeli che esistano.
“La sposa gitana” di Carmen Mola è un thriller ben congegnato, accattivante e insolito.
Ambientato a Madrid, l’ispettrice Blanco si trova a dover indagare a un caso di omicidio davvero particolare: una ragazza uccisa in modo lento e crudele, tramite incisione di fori in testa e introduzione di vermi che si nutrono con tutta calma del cervello della stessa, fino a portarla alla morte.
In realtà è il secondo delitto, a distanza di anni, compiuto nello stesso modo; l’altra vittima era Lara, la sorella di Susana, entrambe stavano per sposarsi.
Figlie di un gitano, si sospetta che il padre possa essere l’artefice dei due delitti.
C’è un fatto: un uomo è stato incolpato per il primo omicidio e ha già scontato diversi anni in prigione.
Nelle indagini viene coinvolto anche l’ex poliziotto che si occupò del primo delitto, ora affetto da demenza senile. Fece degli errori?
Ci sono delle pagine scritte in corsivo, dove si narra di un bambino abbandonato in un capannone, costretto a vedere un cane morto ricoprirsi di vermi; la storia del vero omicida?
Intanto Elena Blanco, l’ispettrice, la si conosce un poco meglio: “Lo colpisce quella donna che dirige una delle squadre di polizia più prestigiose della Spagna, ma che al tempo stesso canta canzoni italiane nei karaoke, beve grappa e si porta a letto un nuovo collega il giorno stesso in cui l’ha conosciuta.”
Elena ha perso un figlio, rapito nella piazza sottostante casa sua, ormai è un’ossessione quella di ritrovare la persona che ha intravisto prendere il suo bambino: “Ha paura di dimenticare quella faccia e di non riuscire a riconoscerla, se mai la dovesse incontrare.”
L’autrice scrive in modo pratico, dedicandosi in pieno alle indagini, facendo scendere in campo, uno alla volta, le varie comparse, così da non confondere il lettore.
Ma troviamo anche delle frasi particolari ne “La sposa gitana”, come questa: “Le tende ondeggiano leggere e formano le pance di due cuoche incinte.”
Si indaga assieme all’ispettrice, dedicandoci di volta in volta alle varie ipotesi e ai vari protagonisti.
“La sposa gitana” è un thriller che dedica particolare attenzione ai lati psicologici di tutti, dove le varie persone che si aggirano nelle pagine hanno ognuna una personalità ben distinta e coerente con la propria parte.
Si legge in copertina che è il primo caso dell’ispettrice Elena Blanco, da questo e dall’ultima frase del libro, si comprende che ci saranno altri romanzi con lei protagonista. Una donna dura, eppure fragile; cocciuta, la cui scorza può sembrare graffiante, ma che al suo interno nasconde un legno morbido.
Una madre che è stata moglie; una professionista e ormai una donna piena di sfumature.
Interessante anche il personaggio di Zàrate, poliziotto che viene introdotto alla BAC, diciamo l’agenzia spagnola corrispondente all’FBI americano.
È diviso a metà fra quello che è il compimento del proprio dovere e la difesa del suo ex capo, il poliziotto che fece le prime indagini e che ora viene accusato di avere svolto male il proprio lavoro.
Di volta in volta si sospetterà di questo o quello, fino a giungere alla cruda verità che rischierà di far morire la stessa Elena Blanco.
Sulla quarta di copertina vengo a scoprire che l’autrice, in realtà, sono ben tre e che, il nome Carmen Mola, non è altro che lo pseudonimo di Jorge Díaz Cortés (Alicante, 1962), Agustín Martínez (Lorca, 1975) e Antonio Santos Mercero (Madrid, 1969).
Quasi un giallo nel thriller!!!
© 2024 Adriano Salani Editore
ISBN 978-88-310-2041-1
Pag. 410
€ 18,00
Written by Miriam Ballerini