“Come d’aria” di Ada D’Adamo: il memoir di una madre
I giorni passati, quelli vissuti ci cambiano, in meglio o in peggio a seconda degli avvenimenti.

L’unica certezza è che ci trasformano, ci formano, ci fortificano, ci offrono una visione diversa delle cose, la quale ci permetterà di districarci meglio nel futuro, se sapremo fare buon uso del risultato ottenuto dalle esperienze vissute.
I libri semplicissimi oggetti, in teoria, non sono altro che una raccolta di pagine, ben rilegate tra loro e intrise di inchiostro nero. Essi dovrebbero banalmente riempire i tempi morti dei nostri giorni e lasciare, nelle nostre teste, un briciolo di cultura, intesa in senso stretto, niente di più.
Eppure, ci sono libri che, senza troppi convenevoli, entrano dentro e scavano nei luoghi più intimi dell’anima, trovando presto il loro posto perenne dentro il cuore.
Dinnanzi a questi libri, non puoi rimanere impassibile, non puoi non fermarti a riflettere, non puoi non immaginarti lì, in quei luoghi a vivere gli eventi con i personaggi di cui raccontano, non puoi non farti accarezzare e schiaffeggiare, non puoi non gioire e non piangere, non puoi non rabbrividire dinnanzi ai racconti dei piatti serviti dalla vita in modo oltraggioso, non puoi non stupirti dall’immensa grandezza dell’amore che tutto sopporta e tutto trasforma pur di raggirare e superare qualsiasi ostacolo.
“Come d’Aria” di Ada D’Adamo fa proprio questo: ti rapisce, ti scuote, ti contorce, ti stravolge e ti offre, se sei ben disposto ad aprire la tua mente e il tuo cuore, una visione profonda e reale benché cruda dell’esistenza terrena in tutte le sue infinite sfaccettature.
Questo libro ti sbriciola e ti rigenera.
Lo fa mettendo in discussione l’amore donato incondizionatamente e ricevuto altrettanto incondizionatamente o con larga riserva; il dolore profondo, indegno e indefinibile; la rabbia che trasforma senza eccezione; i sensi di colpa che imprigionano e staffilano percosse lasciando cicatrici indelebili; i piccoli progressi che, in maniera quasi illusoria, appaiono come fossero colossali conquiste; le delusioni che lacerano le carni; le inspiegabili ingiustizie che tormentano la ragione conducendola alla follia.
Il 2023 inizia positivamente per Ada D’Adamo infatti, proprio a gennaio 2023, il suo romanzo autobiografico viene pubblicato da Elliot. Dal momento della pubblicazione, arrivano tanti apprezzamenti e infiniti abbracci virtuali, accompagnati da lacrime di commozione, per una donna coraggiosa che decide di raccontarsi senza risparmiare nessun particolare della vita di sua figlia, della sua vita.
Non ho trovato un pensiero negativo su questo libro, chiunque abbia espresso verbalmente o per iscritto il suo pensiero, ha cercato di sottolinearne la profondità e l’immane insegnamento.
“Come d’aria è un libro intenso, penetrante, che racconta una storia che ti colpisce dritto al cuore e ti lascia senza fiato, come solo le storie vere sanno fare.” ‒ Elena Gibellini
“Come d‘aria è un libro magico. Lo leggi e pensi che nessuno può farcela a sopportare tanta angoscia, e insieme pensi che no, non è vero, si può fare perché loro ce l‘hanno fatta e tanta gente ce la fa, perché questa non è nient’altro che la vita.” ‒ Elena Stancanelli
“Un libro che ti sfonda il cuore e te lo restituisce danzante.” ‒ Chiara Gamberale
“Un libro toccante, straziante e pieno di vita. Leggerlo è come un attraversamento.” ‒ Lisa Ginzburg
Ovviamente gli apprezzamenti individuali e collettivi si traducono in meritatissimi premi che “Come d’aria” vince proprio in questo dolorosissimo anno in cui, purtroppo, la sua autrice viene a mancare. Nello specifico il memoir di Ada D’adamo si aggiudica: Premio strega Off 2023, Premio Strega 2023, Premio Strega Giovani 2023, Premio Mondello 2023 – Opera italiana, Premio Flaiano Speciale alla memoria 2023.
Il libro si apre con due concetti mirati e imponenti che lasciano poco spazio all’immaginazione i quali, in modo fulmineo e inatteso, nello spazio ridotto occupato da pochissime parole, preparano psicologicamente il lettore ad approcciarsi nel modo corretto all’argomento principale e a quelli satellite trattati nel libro.
Il primo è: “Gravità”.
Il brevissimo capitolo non è propriamente tale e non è un’introduzione, bensì un intimo e accorato augurio che l’autrice porge a sua figlia, il quale verte e ruota attorno a questo concetto spiegato dalle leggi della fisica e viene introdotto da una frase concettuale di Steve Paxton che dice:“Birth is not so much a beginning as it is an abrupt change in which suddendly there are different factors than those in the womb, and there is gravity.” ovvero: “La nascita non è tanto un inizio quanto un cambiamento improvviso in cui all’improvviso compaiono fattori diversi rispetto a quelli presenti nel grembo materno, e c’è gravità.”
La gravità trasforma così come mutano le parole se le lettere utilizzate per comporle vengono spostate, disunite, agganciate da un apostrofo che le rinnova, ed è proprio nelle parole, in particolare nei nomi, che spesso si nasconde il destino delle persone.
Il secondo è: “Dolore”.
Questo concetto è presente in modo sfrontato nel prologo, esso arriva come un manrovescio che stordisce eppure, con il libro fra le mani, ci si concentra nella ripetuta lettura della frase di Rita Charon che lo introduce: “È necessario raccontare il dolore per sottrarsi al suo dominio”.
Cosa è il dolore? Quale è il dolore più lacerante? Dove lo si avverte? Come lo si affronta? Come lo si placa? Ma soprattutto, è possibile soffocarlo al punto di dissolverlo per sempre affinché non ci condizioni la vita?
Il dolore è il sentimento che più ci trasforma, lo fa nella pienezza del nostro essere: corpo, mente, cuore, anima e in tutta la pienezza lo si avverte. Il dolore è un guerriero che ci logora, ma non è un nemico. Esso è il compagno di viaggio che ci farà ritrovare il coraggio per affrontare i problemi e ci porrà dinnanzi le soluzioni da adottare per la risoluzione totale o parziale degli stessi. Esso è l’unica vera fabbrica capace di produrre l’armatura impenetrabile che tiene al sicuro il nucleo.
Fin qui il discorso è semplice e abbastanza lineare.
Ma cosa accade quando, questo nostro compagno di viaggio attacca la sfera emotiva, quella più intima? Esso però, diventa subdolo e insolente quando proviene e si concentra sugli affetti imprescindibili, quelli più cari e stretti.
Quando la vita ci riserva la fortuna di diventare genitore, si sposta il baricentro.
Quando la vita ci dona un figlio disabile, due baricentri si uniscono.
“Quando hai un figlio disabile cammini al posto suo, vedi al posto suo, prendi l’ascensore perché lui non può fare le scale, guidi la macchina perché lui non può salire sull’autobus. Diventi le sue mani e i suoi occhi, le sue gambe e la sua bocca. Ti sostituisci al suo cervello. E poco a poco, per gli altri, finisci con l’essere un po’ disabile pure tu: un disabile per procura.” ‒ cit. da Come d’Aria
Avere un figlio disabile implica una fusione tra corpi e menti, per potergli consentire di vivere e di godere dei giorni terreni nella più totale compiutezza. Essere madre di un figlio disabile, ti porta a sperare che anche gli altri vedano con i tuoi stessi occhi.
“Inutile dirlo: come ogni madre, vorrei che chiunque ti apprezzasse, che ti amasse come io ti amo. E allora provo a far innamorare le persone di te raccontando le tue prodezze. Qualche volta ci riesco. Ma non sempre. Così, quando vedo il rifiuto negli occhi di chi dovrebbe prendersi cura di te, il boccone è sempre amaro da mandar giù.” ‒ cit. da Come d’Aria
Essere genitore di un figlio disabile, ti costringe a rinunciare e a guardare in faccia la solitudine.
“Avere un figlio invalido significa essere soli. Irrimediabilmente, definitivamente soli. Indietro non si torna. Uguale a prima non sarà più.” ‒ cit. da Come d’Aria
Alcune volte invece, essere genitore di un figlio disabile, ti offre sorprendenti opportunità.
“Spesso la malattia separa, allontana, distrugge. Qualche volta invece genera, allaccia, moltiplica l’amore.” ‒ cit. da Come d’Aria
Essere genitore di un figlio disabile ti impone di acquisire prontamente le doti dell’interprete e l’agilità del pugile per schivare il colpo o per attutirne la potenza, per uscirne il più illeso possibile.
“Il pianto era l’unica freccia al tuo arco, un’arma semplice, ma potentissima, capace di trafiggermi il cuore e il cervello. Potevi urlare anche tutta la giornata, senza stancarti mai. Io non avevo scudi, solo la mia disperazione, ero stanca, estenuata da te, bisognosa di sonno, rinchiusa in gabbia.” ‒ cit. da Come d’Aria
Il genitore di un figlio disabile deve essere positivo e coraggioso, sempre e comunque; deve dispensare abbracci che rigenerano, quietano, confortano e infiammano.
Il genitore di un figlio disabile deve spalancare le porte alla speranza e accendere le luci per scongiurare le tenebre del fallimento e della dipartita.
“Un tempo di pace non lo abbiamo conosciuto mai. Ogni volta abbiamo reagito dicendoci: ‘Affronteremo anche questa’, ‘Ce la faremo’. E puntualmente abbiamo abbandonato sul divano le sagome delle nostre solitudini per rinserrarci nell’armatura di un abbraccio che ci avrebbe reso invincibili.” ‒ cit. da Come d’Aria

Il coraggio è un dono dei guerrieri, di quelli che cercano la luce nelle tenebre, di quelli che non si arrendono neanche quando la vita continua a colpire in modo indomito, mentre essi cercano a tutti i costi di sollevarsi per trovare il proprio equilibrio.
Il coraggio fu il dono di una giovane donna che danzava leggera e che portava con sé una valigia piena di sogni e di speranze, una valigia gremita d’amore.
Questa giovane donna ha poi colmato la sua valigia con tante altre virtù, che forse non sapeva di possedere.
Ha trasformato il suo dolore e la sua rabbia in eterna tenerezza e ha deciso di donarsi completamente a noi tutti attraverso le sue parole che viaggeranno attraverso lo spazio e il tempo, per sempre.
Written by Manuela Orrù