Seconda edizione della rassegna “Frammenti di un inconscio condiviso”: dal 16 settembre al 7 ottobre 2023 a Gorizia

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È ormai realtà la seconda edizione dell’innovativo progetto artistico denominato “Frammenti di un inconscio condiviso” che si svolgerà a Gorizia dal 16 settembre al 7 ottobre 2023 e che si è svolta dal 14 luglio al 16 agosto in diverse locations. Il titolo scelto in questa occasione è molto suggestivo: “Qui ma Altrove. L’essenza dell’assenza”.

Frammenti di un inconscio condiviso
Frammenti di un inconscio condiviso

Anche questa volta si tratta di un’operazione culturale particolarmente raffinata nei contenuti e originale nel modo di proporsi al pubblico: un’“operazione artistica diffusa” come la chiama Livio Caruso, artista, curatore del catalogo, e instancabile e geniale animatore di questa impresa a cui partecipa un nutrito gruppo internazionale di artisti.

Questi gli artisti partecipanti: Daniele Bredeon, Livio Caruso_DDS, Lin Delija, Maurizio Gerini, Guillermo Giampietro, Pranvera Gilaj, Fabio Grassi, Laura Grusovin, Federico Ielusich, Francesco Imbimbo, Pierina Malatesta, Vera Elvira Mauri, Agnese Melchiorri, Alessandro Melchiorri, Flavio Riz, Roman Romanyshyn, Cristina Suligoi, Maria Fernanda Veron.

Anche in questo secondo evento dice Livio Caruso va ricordato che l’inconscio, soprattutto quello “collettivo”, è uno “spazio unitario”, indivisibile perciò non frammentario o frammentabile, ma che il titolo fa riferimento a qualcosa di diverso, a un inconscio condiviso  e che il senso dei frammenti va considerato come una sequenza di immagini che appartengono all’inconscio di ognuno degli artisti, condiviso nel gruppo, come tanti frammenti giustapposti fra loro, in una sequenza mutabile e mutante dell’inconscio individuale del singolo artista che incontra gli altri, colto in frammenti e ricomposto in un racconto condiviso. Inoltre, le opere riguardano anche la follia, la dimensione fantasmatica, i sogni, le paure, le identità, la psicologia in generale, la spiritualità e quant’altro riguardi l’individuo. Per il 2023 la tematica in linea generale rimane la stessa, ma indaga in maniera più particolare alcuni aspetti: presenza, assenza, ombra, oltre, altrove, rifugio, cura, terapia, confini e limiti. Le tematiche, del resto, appaiono quanto mai significative e pertinenti al periodo post-pandemico che la comunità globale sta tutt’ora vivendo, con la tragica aggiunta della guerra in atto e di crisi migratorie di varia natura. Le relazioni umane interrotte da situazioni emergenziali, come quella sorta di reclusione che il mondo ha dovuto sopportare durante il Covid, dal tempo sospeso, da fughe e esodi, dalla scomparsa di persone e cose causata da molteplici accadimenti, da nascondimenti, da fragili confini geografici ma anche psicologici, da ambiti sociali sempre più sofferenti. Da tali eventi scaturiscono bisogni inattesi, sconosciuti, sentimenti di abbandono, voglia di fuga sia fisica che mentale. L’assenza e l’altrove, nel più ampio ventaglio di possibili interpretazioni e dimensioni, è il paradigma che sempre più invade e pervade la vita dei singoli e delle comunità. L’umanità è messa a dura prova soprattutto riguardo gli spazi mentali, consci e inconsci, terreno nel quale si sviluppano, in termini positivi ma soprattutto negativi, fobie e tensioni relazionali e identitarie. Ecco, perciò, che la “cura” risulta un elemento sempre più necessario all’individuo, ma sempre meno accessibile. L’arte e la bellezza è il medium, il rimedio principale a molti di questi problemi.”

Perché questo titolo? Qui ma altrove… Arthur Rimbaud scriveva: “Io è un altro”, un’affermazione che interpretata in senso lacaniano significa ammettere che l’origine del soggetto sono gli incontri che, uno dopo l’altro, si stratificano a formare l’identità stessa del soggetto. Per dirla con Freud: ogni individualità è abitata da un abisso insondabile che assedia e tormenta.

A riguardo Livio Caruso aggiunge:Dicendo che l’Io è Qui e l’Altro è altrove, parliamo dell’universo mentale dell’uomo, della mappa psichica che permette di riconoscere, di riconoscersi, in un ambito astratto e al tempo stesso assolutamente concreto. L’essenza dell’assenza invece rimanda all’assenza dell’immagine, del visibile. L’inconscio, la spiritualità, la trascendenza, sono dimensioni che sentiamo potentemente ma non ne abbiamo conoscenza diretta, spesso non ne abbiamo consapevolezza. L’assenza della parola, come nei primi mesi di vita. L’inconscio non parla, non pensa. Conosce ma non dice. Nell’artista l’inconscio dice, parla attraverso, il gesto, il segno, la superficie, il colore. Esprime l’ombra dell’oggetto, conosciuto non pensato.”

La prima edizione ha portato alla realizzazione di quattro mostre, nell’arco del 2022, tra Friuli-Venezia Giulia e il Veneto che avevano come tema centrale il mondo dell’inconscio.

Questa seconda edizione si è svolta in diversi luoghi: a partire dal 14 luglio 2023 da Antrodoco (RI), antico borgo dell’Appennino Centrale, che ha offerto due spazi espositivi, il Museo civico “Lin Delija – Carlo Cesi” e la Chiesa di Santa Maria Extra Moenia, successivamente si è spostata il 15 luglio a Rieti nelle sale della Galleria “Le Stelle” del Polo Autismo Sant’Eusanio dove è stato presentato il catalogo della rassegna. La sezione sabina della rassegna si è poi conclusa il 16 agosto 2023.

Questa iniziativa culturale che si inserisce coerentemente nel progetto ambizioso del Comune di Antrodoco di diventare un punto di riferimento culturale per i Comuni dell’Alta Valle del Velino.

Onorati di ospitare una collettiva internazionale d’eccezionecomunica Nunzio Virgilio Paolucci, Presidente della Cooperativa “Loco Motiva”mostra di grande qualità, inclusiva e integrata, coerente con lo spirito della nostra onlus che gestisce uno spazio per persone adulte con autismo. Un collegamento profondo e condiviso da Basaglia al Polo Autismo Sant’Eusanio, da Gorizia a Rieti, che ha la stessa motivazione: dare dignità ai “fragili” e riconoscerli come persone a tutti gli effetti.”

Ma perché è stata scelta la zona della Sabina come luogo di inizio per questa seconda edizione?

Il punto di contatto è il pittore Livio Caruso, il quale, nei primi anni Settanta, frequentò il maestro Lin Delija. Caruso ha in mano il filo rosso che collega gli artisti Goriziani con quelli della Sabina, fil rouge che passa tra le mani dell’indimenticato Delija, abbracciando alcuni artisti che negli anni Ottanta ebbero modo di frequentare la Libera Accademia di Belle Arti “Carlo Cesi”, istituita dal maestro all’interno della sontuosa struttura settecentesca di Villa Mentuccia che domina Antrodoco. È il caso di Fabio Grassi e Alessandro Melchiorri, personalità ben note nella provincia di Rieti, presenti in questa seconda edizione con le loro opere.

Successivamente le locations che accoglieranno l’evento fra il 16 settembre e il 7 ottobre 2023 saranno la Sala espositiva “Prologo” Associazione Culturale per la promozione delle Arti Contemporanee e il Centro di Salute Mentale e il Centro Diurno del Parco Basaglia a Gorizia in Friuli-Venezia Giulia.

Sabato 16 settembre 2023 alle ore 17:00 è previsto il vernissage della mostra e la presentazione del catalogo. Venerdì 29 e sabato 30 settembre il programma dell’iniziativa prevede nel pomeriggio una visita guidata del parco Basaglia (a cura della Cooperativa Sociale “La Collina”), letture di poesie assieme ad accompagnamento musicale e proiezioni video (presso il CSM).

Sabato 7 ottobre alle ore 17:00 è programmato il finissage presso la Sala espositiva “Prologo” con letture e musiche.

La mostra accoglie una serie di opere di artisti nazionali e internazionali provenienti per formazione da studi accademici ma non solo, e vari di loro hanno sulle spalle una carriera, per così dire, collaudata e consolidata. Le opere esposte sono estremamente variegate per tecniche e stili artistici.

Si spazia dal tocco delicato ed evanescente dell’acquerello, al segno a volte delicato e a volte materico della pittura ad olio, dell’acrilico, dell’incisione e della ceramica, ai giochi fra luce e ombra della matita, del carboncino e della fotografia.

Anche gli “stili artistici” sono improntati verso un ventaglio di stilemi espressivi che spaziano da opere concettuali tipiche dell’arte contemporanea, alle opere astratte e figurative, altre poste a metà strada. Opere che all’interno di spazi quasi astratti contengono elementi e forme simboliche, oggetti e richiami realistici ma sempre in una dimensione surreale e metafisica. Altrove opere di artisti autodidatti di una freschezza “naïve” si accompagnano ad opere astrattiste gestuali o simbolico-formali in cui si utilizzano simbologie e forme che tendono a raccontare e visualizzare probabili visioni inconsce.

Tra le opere figurative salta subito all’occhio un elemento ricorrente, la “sedia”, da sempre oggetto e soggetto di grandi opere d’arte e di grande valenza psicoanalitica. Il fatto che artisti sconosciuti fra loro (sincronicità) l’abbiano utilizzata come espressione di un universo interiore, apre una finestra sulla profonda simbologia da sempre rappresentata da questo oggetto.

Last, but not least vi è una sezione dedicata al potere evocativo della parola poetica sia scritta che visualizzata tramite suoni, video, immagini pittoriche e la fotografia ‒ una sorta di persona o alter ego del poeta/artista.

Degne di menzione alcune opere di tre artisti non più viventi: i goriziani Maurizio Gerini e Flavio Riz e lo scutarino Lin Delija. Gerini è un astrattista (assimilabile per certi aspetti all’Art Brut), mentre Riz è più evidentemente riferibile all’Espressionismo anche se in modo del tutto personale. Lin Delija, pittore esule albanese del Novecento, antrodocano per scelta, formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, artista di indiscusso spessore e fama (per informazioni più esaurienti sull’autore si rimanda al sito LinDelija).

La manifestazione goriziana si inquadra in un più vasto progetto di rigenerazione in chiave storico-culturale del Parco Basaglia a Gorizia. “Franco Basaglia nel 1964dice Franco Perazza, Psicologo e già Direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Goriziaaffermò: ‘Chiudere i manicomi è un fatto urgentemente necessario se non semplicemente ovvio’. Allora era Direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Gorizia. Oggi io affermo che realizzare il Progetto di rigenerazione in chiave storico-culturale del Parco Basaglia a Gorizia è un fatto urgentemente necessario se non semplicemente ovvio. L’urgenza sta nel fatto che il progetto, nato dall’incarico per la valorizzazione del comprensorio che mi era stato affidato dalla Direzione dell’Azienda Sanitaria nel 2016 aveva preso formale avvio con un Protocollo d’intesa tra Regione FVG e Azienda Sanitaria siglato già nel lontano 2017. Il progetto dispone ormai da anni di un dettagliato Master Plan e del necessario finanziamento che gli hanno permesso di abbozzare timidamente i suoi primi ed incerti passi. Ora però siamo ad un punto di svolta perché un imperdibile appuntamento è alle porte: nel 2025 Nova Gorica e Gorizia saranno Capitale europea della cultura. Si tratta di un’occasione preziosa per far conoscere la straordinaria vicenda del superamento della istituzione manicomiale, iniziata nell’Ospedale Psichiatrico goriziano, alle molte persone che da tutte le parti d’Europa verranno a visitare Gorizia. E non può esserci altra cornice se non questo Parco, testimone silenzioso ma efficace, per narrare questa impresa. Inoltre, grazie alla sua posizione sul confine italo-sloveno, Parco Basaglia sarà una delle principali location dove verranno ospitati gli eventi del 2025 e dunque dovrà farsi trovare all’altezza del compito. Non c’è altro tempo da perdere. L’ovvietà è insita nella storia di questo comprensorio. Sorto come Ospedale Psichiatrico Francesco I nel 1911 quando ancora Gorizia faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico, bombardato e distrutto nel corso del 1916, riedificato e rimesso in funzione nel 1933, il 16 novembre del 1961 accoglie come nuovo Direttore Franco Basaglia. Da quel momento inizia una storia che porterà Gorizia ad essere epicentro di una rivoluzione da cui nascerà un nuovo modo di intendere la malattia mentale e di prendersi cura delle persone che nella loro vita sperimentano la sofferenza mentale. Da luogo di miseri internati, a laboratorio di libertà ed infine cantiere per la costruzione di diritti di cittadinanza: una storia di grandissima rilevanza per la città, per il Friuli-Venezia Giulia e per il Paese tutto. Ma il Parco attende di essere valorizzato anche per le sue caratteristiche naturali e architettoniche, che ne fanno un luogo bello, caratterizzato da un fascino struggente e suggestivo. Senza peraltro sottovalutare la sua collocazione strategica sul confine che lo porge ai cittadini italiani e sloveni nella sua veste di Parco aggregativo transfrontaliero: già ora il Parco accoglie iniziative di collaborazione tra le città di Nova Gorica, Šempeter e Gorizia nell’ambito GECTO GO.

Un progetto che prevede diverse linee di azione.

La prima attiene all’area denominata “Parco storico” e riguarda prevalentemente opere di manutenzione e cura del patrimonio verde, oltre che interventi di infrastrutturazione. Il Master Plan prevede anche interessanti ipotesi di creazione di aree ispirate ai giardini terapeutici e sensoriali sul modello degli healing garden, che pongono attenzione al colore e agli aromi delle piante e dei fiori e si rifanno ai principi della cromoterapia e dell’aromatoterapia. Saranno avviati anche lavori in un’area che va oltre il “Parco storico” e che saranno finalizzati ad ospitare molti degli eventi connessi all’anno europeo della cultura 2025 – GO!2025.

Una seconda linea di interventi riguarda la cessione di alcuni immobili e/o di diritti sugli stessi tra gli attuali proprietari del Parco e i successivi lavori di recupero e di valorizzazione attraverso la loro sistemazione e ristrutturazione. Questa complessa operazione permetterà l’utilizzo degli immobili in modo compatibile e funzionale ai compiti istituzionali dei rispettivi proprietari, e la valorizzazione della memoria storica del comprensorio. A tal fine si prevede la realizzazione per il pubblico di un “Punto informativo” e di accoglienza attraverso un “Punto di ristoro”, in modo da incrementare la fruizione collettiva del compendio e il suo utilizzo anche per finalità di ordine sociale e di sviluppo delle attività produttive già presenti nel comprensorio. Queste ultime saranno sempre ispirate e orientate all’inserimento sociale di persone con fragilità. Ma nei molti edifici a disposizione potranno trovare comodamente accoglienza anche associazioni culturali italiane e slovene, o potranno essere realizzate esperienze di “residenze d’artista”. Un ulteriore piano di sviluppo dell’area prevede la realizzazione di forme innovative di partenariato pubblico-pubblico e/o pubblico-privato per la gestione dei beni e la valorizzazione in chiave culturale degli stessi. Il Tavolo volto all’elaborazione del Master Plan e del Progetto esecutivo è presieduto dal Direttore generale di ERPaC ed è composto da sei componenti designati da Regione Autonoma FVG, Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina; Sopraintendenza archeologica, belle arti, e paesaggio del FVG; Università degli Studi di Trieste-Dipartimento di Ingegneria e Architettura; Comune di Gorizia; Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia. Molte delle azioni previste dal progetto vedranno impegnati e coinvolti soggetti del terzo settore, in particolare della Cooperazione Sociale.

Alla fine… Dopo anni di trascuratezza, di incuria, e di frammentazione, grazie a questo progetto unitario e coerente, il Parco ritroverà tutto il suo valore e potrà liberare tutte le sue potenzialità che lo rendono uno dei luoghi più belli ed innovativi della città.”

Qui ma altrove - Frammenti di un inconscio condiviso
Qui ma altrove – Frammenti di un inconscio condiviso

Il confine fra Italia e Slovenia racconta di vite ai margini delle rispettive Patrie. Vite che talvolta possono assumere l’aspetto di una vera e propria psicopatologia, in grado di alterare la percezione degli altri e di noi stessi, perché, anche se gli Stati terminano alle rispettive frontiere, tuttavia essi sono abitati da genti con storie antiche e radicate, storie che narrano di prevaricazioni e scarsa tolleranza verso l’alterità. Il confine è in grado di creare un universo a sé. Se le genti vengono divise, siano essi confini reali, virtuali, inconsci, mentali, pregiudiziali, ecc. allo stesso modo si trovano a essere parte integrante di un medesimo gruppo, dove scoprono comuni differenze, paure e specificità. In definitiva, una Nazione tra due Stati.

Come afferma l’artista Livio Caruso: “Isole, labirinti, confini, limiti e altre dimensioni, sono i luoghi che da Qui ci portano Altrove. Esiste un diritto, di cui spesso l’uomo ha bisogno, scarsamente conosciuto: il “diritto di fuga”. Seppur poco considerato come termine di ragionamento, questo diritto viene largamente e quasi inconsapevolmente utilizzato nel quotidiano, da ognuno di noi. Questo “diritto” è stato negato durante la pandemia del 2020, è stato ed è ancora agito dalle persone in fuga dalle guerre, paradossalmente trasformato in dovere o imposizione dalle forme dittatoriali dilaganti, sia per le guerre che per le migrazioni, forzate o indotte. E ci sono altre dimensioni, che si raggiungono attraverso il superamento di un limite, di un confine, di una misteriosa porta che ci introduce altrove.

A volte in percorsi tortuosi o magici o paurosi o splendidi. Queste strade sconosciute, che non sappiamo dove ci portano, ma la cui ricerca della via d’uscita, che sia a ritroso e conosciuta, oppure un nuovo pertugio, un inaspettato passaggio, si trasformano in nuova vita, in superiore consapevolezza. Questo cammino labirintico, a volte diviene una gabbia, una prigione anche dolorosa, o molto spesso è imposto da cause esterne o addirittura endogene. Ed ecco nuovamente il diritto a fuggire, a cercare ancora, il viaggio a ritroso, il ripresentarsi dell’infinito ritorno verso casa… ma che in varie occasioni risulta irrealizzabile.

Il viaggio ‒ nostos ‒ è quindi allegoria dell’esistenza, ma anche dell’esilio, e rappresenta la condizione dell’uomo lontano dalla sua città, immagine universale dell’uomo lontano dalla sua vera patria e lontano dalla Felicità e dal Bene ultimo, condotto dalla nostalgia…”

 

Written by Federico Ielusich

 

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