“Cieli in fiamme” di Mattia Insolia: abbandonarsi ad un vivere passivo
Dell’opera “Cieli in fiamme” di Mattia Insolia (Mondadori Editore, 2023) mi colpiscono molti elementi, tra i quali la struttura narrativa che si concretizza nel saliscendi duale dei capitoli, come in un ascensore.
Il lettore si trova di fronte all’alternanza delle vicende accadute a Camporotondo nell’estate 2000 e a quelle riconducibili a Paloma nell’inverno 2019.
In sintesi, tutto il libro è l’epica della storia di Teresa e Riccardo e quella del loro figlio Niccolò. Le figure genitoriali qui rappresentate si caratterizzano subito per il loro retroterra familiare e sociale difficile e condizionante. Teresa è cresciuta con una madre violenta e con un padre vile e passivo. Anche Riccardo ha trascorsi familiari oscuri e sicuramente poco edificanti.
La disfunzionalità genitoriale si è riversata sul figlio che viene fotografato nelle pagine come un giovane sfrontato, abituato a frequentare luoghi perversi e personaggi poco raccomandabili.
Ha egli il profilo del ragazzo spavaldo che, facendo uso di sostanze stupefacenti, organizza assieme al branco azioni malevole e talvolta violente. Economicamente vive bene. Il tenore agiato del giovane è finanziato dal compagno accondiscendente della madre Teresa, la quale è descritta come una figura soffocante e ansiosa.
A sua volta Riccardo, il padre effettivo, nella relazione col figlio si qualifica come un personaggio latitante e anaffettivo. Gli sporadici incontri fra padre e figlio avvengono per prassi, senza un minimo contatto partecipato.
Fin dall’inizio il romanzo è parecchio incentrato sul viaggio in macchina preteso ad un certo punto dal padre col figlio per scopi che inizialmente sfuggono. La breve gita, dopo un po’, si rivela problematica, con colpi di scena imprevedibili e situazioni inquietanti.
Nelle tappe estemporanee i numerosi momenti drammatici, quasi surreali, rivelano al ragazzo la reale identità di Riccardo. Il giovane, durante il tragitto, si specchia nel profilo psicologico del padre e si riconosce identico a lui, specie nella comune folle dissolutezza. Si rende conto che il genitore, alla sua stessa maniera, è un individuo allo sbando che si barcamena in una quotidianità dissoluta e trasgressiva.
Il racconto, proseguendo, sprofonda sempre più nelle tinte fosche del dolore, anche per la comparsa di altri personaggi torbidi ed emblematici. Il narrato si inabissa poco a poco in un nichilismo che riguarda quasi tutti i personaggi. Viene a galla fra le righe la vuota filosofia del lasciarsi accadere, una modalità di esistere assai diffusa anche in certi contesti contemporanei.
“Abbandonarsi ad un vivere passivo” sembra essere il mantra più volte ribadito dal padre.
Se ti abbandoni senza ribellione agli accadimenti, forse riesci a convivere con i vuoti affettivi che ti porti dentro! È il pensiero sotterraneo che risuona nella scrittura, quasi come speranza!
Niccolò e il branco sono avvezzi a tali messaggi fuorvianti, incuneati nei contesti di appartenenza.
Morale del romanzo: le problematiche di certe famiglie si riversano in automatico sulle generazioni successive. È questo anche il romanzo in cui i figli giudicano i genitori, scoprendoli a volte stabilmente fissati nella loro adolescenza.
Mattia Insolia, in quest’opera, denuncia il degrado umano di certi contesti di vita dove l’esercizio della sopraffazione è una costante! E tuttavia, sotteso in alcuni capitoli, si sente scorrere il dolore dei personaggi, la loro ricerca di un’affettività negata, talvolta un celato desiderio di riscatto. Se esiste un monito in questo romanzo, lo intravedo nella forza degli espedienti narrativi che invitano i personaggi a riappropriarsi della propria soggettività! Lo scrittore qui assume alla perfezione il registro comunicativo delle nuove generazioni, per rendere palpabili i temi della prevaricazione, della violenza domestica e sociale.
Qui si racconta la diffusa amoralità di certi ambienti, quella che spesso si fa scudo di inezie ideologiche, di ipocrite ovvietà, di un diffuso e vacuo bigottismo religioso.
Questa storia si interfaccia con più generazioni tramite vicende assimilabili alle attuali e ricorrenti notizie di cronaca.
Leggere “Cieli in fiamme” aiuta a riflettere sulle problematiche del nostro tempo e lo fa con sapienza narrativa. Il lettore, nel corso dell’affascinante viaggio fra le pagine di “Cieli in fiamme”, potrà chiedersi se possa esserci uno spiraglio di salvezza, una minima possibilità di redenzione per Niccolò.
Lo scoprirà negli ultimi capitoli.
Written by Antonietta Fragnito