“Casa sul mare” poesia di Eugenio Montale: la marea rode col moto alterno
Di seguito si potrà leggere la poesia intitolata “Casa sul mare” di Eugenio Montale ed una breve biografia del poeta.
“Casa sul mare”
Il viaggio finisce qui:
nelle cure meschine che dividono
l’anima che non sa più dare un grido.
Ora i minuti sono eguali e fissi
come i giri di ruota della pompa.
Un giro: un salir d’acqua che rimbomba.
Un altro, altr’acqua, a tratti un cigolio.
Il viaggio finisce a questa spiaggia
che tentano gli assidui e lenti flussi.
Nulla disvela se non pigri fumi
la marina che tramano di conche
i soffi leni: ed è raro che appaia
nella bonaccia muta
tra l’isole dell’aria migrabonde
la Corsica dorsuta o la Capraia.
Tu chiedi se così tutto vanisce
in questa poca nebbia di memorie;
se nell’ora che torpe o nel sospiro
del frangente si compie ogni destino.
Vorrei dirti che no, che t’appressa
l’ora che passerai di là dal tempo;
forse solo chi vuole s’infinita,
e questo tu potrai, chissà, non io.
Penso che per i più non sia salvezza,
ma taluno sovverta ogni disegno,
passi il varco, qual volle si ritrovi.
Vorrei prima di cedere segnarti
codesta via di fuga
labile come nei sommossi campi
del mare spuma o ruga.
Ti dono anche l’avara mia speranza.
A’ nuovi giorni, stanco, non so crescerla:
l’offro in pegno al tuo fato, che ti scampi.
Il cammino finisce a queste prode
che rode la marea col moto alterno.
Il tuo cuore vicinino che non m’ode
salpa già forse per l’eterno.
***
“Casa sul mare” è stata tratta dalla silloge “Poesie per Camillo Sbarbaro”.
Ultimo di sei figli di un grosso commerciante, Domenico Montale (madre: Giuseppina Ricci), Eugenio Montale nacque il 12 ottobre del 1896 a Genova (morto il 12 settembre del 1981 a Milano).
Trascorse la sua infanzia ed adolescenza a Genova nella stagione invernale mentre in quella estiva la famiglia era solita recarsi nella villa a Monterosso, nelle Cinque Terre. Di salute cagionevole perse qualche anno di scuola, e si diplomò come ragioniere.
Con la sorella Marianna, però, si dedicò allo studio del canto presso l’ex baritono Ernesto Sivori sino al sopravvento dell’interesse verso la poesia e la letteratura.
Le letture che Montale preferì furono Rousseau e Constant, Baudelaire, Mallarmé, Maurice de Guerin, Jammes, Lemaître, Valéry, Campana, Onofri, Manzoni, Cervantes, Gentile, Croce.
Fra i suoi conterranei ebbe stima profonda per Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, Boine e per il poeta e scrittore Camillo Sbarbaro (1888-1967) a cui fu legato da una stretta amicizia ed a cui dedicò anche la silloge da cui è stata tratta “Casa sul mare”.
Come lo stesso Montale dichiara nel 1976 in “Confessioni di scrittori (Intervista con se stessi)”: «L’argomento della mia poesia […] è la condizione umana in sé considerata: non questo o quello avvenimento storico. Ciò non significa estraniarsi da quanto avviene nel mondo; significa solo coscienza, e volontà, di non scambiare l’essenziale col transitorio […]. Avendo sentito fin dalla nascita una totale disarmonia con la realtà che mi circondava, la materia della mia ispirazione non poteva essere che quella disarmonia.»
Filomena Gagliardi nella recensione del libro “Satura” (Mondadori) scrive: “In generale, quella di Montale è una poesia dell’oggetto, della concretezza, anche nel senso che essa stessa può diventare oggetto da dare in dono. L’unico modo per rendere vivo qualcuno che è morto è porgergli oggetti votivi: e quale oggetto votivo merita più della poesia? E così, paradossalmente e malgrado le intenzioni dello scrittore genovese, la poesia torna centrale: non sarà certo l’assoluto, ma è il meglio che si possa dare. […] Leggete più Montale e amatevi di più, con complicità e con ironia, ma in modo intenso e meta-fisico, oltre i difetti, oltre le piccole brutture, oltre le mille contraddizioni. Satura, del resto, indicava anche l’insieme degli argomenti vari insiti nel genere satirico: tutta la poesia, però, può aspirare a cogliere le innumerevoli sfumature possibili del reale!”