“Le lacrime di Medusa” di Gard Sveen: il lungo inverno dell’ispettore Tommy Bergmann
“Le lacrime di Medusa” è il secondo giallo con protagonista l’ispettore Tommy Bergmann, il primo è stato L’ultimo pellegrino, che non ho letto.
L’autore inizia dal 1988 quando Bergmann e il collega accettano una chiamata: trovano il corpo martoriato di una giovane che era scomparsa.
La madre della ragazza tenta il suicidio.
L’atmosfera è quella nevosa e fredda della Norvegia: “Continuava a nevicare e il mondo assomigliava a un globo di neve in cui la malvagità non esisteva”.
Ma la malvagità esiste, eccome, e continua a disegnare le sue macabre figure.
Il romanzo, infatti, fa un balzo temporale e si riparte dal 2004, quando viene rinvenuta un’altra vittima, la settima, uccisa in un modo che ricorda molto il delitto del 1988.
Il problema è che il colpevole è rinchiuso in un manicomio criminale: “L’uomo più odiato dell’intera Norvegia sembrava piuttosto un ragazzino malconcio che si contorceva sulla sedia”.
Ecco che vediamo il romanzo frammentarsi e seguire i vari protagonisti: tutti tesi a seguire le proprie piste e le proprie storie, ma in modo solitario. Incrociandosi, collaborando, ma quasi fossero un branco scollato.
Bergmann comincia le sue indagini, preso però dai suoi problemi personali: un’infanzia di cui ricorda poco e la terapia che sta seguendo per domare la sua aggressività.
“Bergmann sapeva che se avesse trovato l’assassino di Daina avrebbe trovato anche quello di Kristiane e delle altre ragazze”.
Susanne, che vuole riuscire a dimostrare di poter essere una brava detective che segue piste alternative; madre singole, che cerca di “trovare qualcosa che allora era sfuggito”.
Poi abbiamo la madre della prima vittima, personaggio ambiguo, sofferto: picchiata dal primo marito, che cerca rifugio nelle braccia di altri. Con due figli che scoprono di essere fratellastri e che, pare, possano cadere nell’incesto.
“Lei voleva essere un meno. Un maledetto meno”.
Non è una storia facile da seguire. L’autore cerca di affondare lo sguardo, più che nella vicenda, nella psicologia dei personaggi, nelle loro debolezze, fragilità, negli errori e nelle loro conseguenze.
Le frasi sono essenziali, con scene che, anche se crude, si presentano all’immaginario del lettore permettendogli di stare in un angolo ad osservare, partecipando col cuore.
Ci sono alcune pagine scritte in modo asciutto e frammentato e sono quelle che ho più fatto fatica a seguire.
Ovviamente il titolo si rifà al mito di Medusa, all’interno del libro la troviamo in una lettera che Rask, colui che sta scontando la pena forse da innocente, tiene nascosta nella sua cella.
La fine non ha fine.
Scopriamo chi è l’assassino; ma nel frattempo un’altra ragazzina è stata rapita e, qualcuno, sta scrivendo delle lettere criptiche a Bergmann.
Lo stesso ispettore non ha risolto i suoi problemi.
Eccoci arrivati, dunque, ad aver potuto sbirciare nella stanza della verità, averne colto un angolo di sottana e poi, la porta ci è stata sbattuta in faccia.
Probabilmente si riaprirà all’inizio del prossimo libro di Gard Sveen e, forse, solo allora ne sapremo di più.
© 2022 Marsilio Editore
ISBN 978-88-297-0854-3
€ 19,00
Pag. 439
Written by Miriam Ballerini