“Le cose che sono nell’aria” di Giampaolo Manca: tutto ha un senso e tutti portano un piccolo dono

La vita prende, la vita dà. Come una freccia che attraversa un bersaglio di carta si bucano le occasioni, che diventano occasioni mancate. Che si nascondono nella memoria e rimangono occasioni perdute. E quando le hai perforate non lo sapevi che erano le tue migliori, e che sarebbero poi diventate nostalgia.

Le cose che sono nell’aria di Giampaolo Manca
Le cose che sono nell’aria di Giampaolo Manca

Forse non ci pensi, ma scende una lacrima inutile, perché poi quella freccia non ripasserà mai più dentro quel bersaglio.

C’è una soluzione? Filippo Roversi, il protagonista del libro di cui parliamo, la cerca per centosessanta pagine. Il magistrato Filippo Roversi per farlo si deve fermare, aprire un foglio bianco e scrivere una sentenza dove specchiarsi e confrontarsi con la parola “fine”. L’uomo Filippo Roversi per farlo si deve fermare, aprire il vecchio baule dei ricordi e cercarsi.

Si resta sospesi per tutto il libro in un percorso di maturazione. Il protagonista alla fine lo dice chiaramente che la vita che ha gli piace, che è quella che ha scelto, ma rimangono tutte quelle sagome di carta centrate senza averle neppure viste.

Lui vorrebbe essere la freccia che rimane conficcata nel centro del bersaglio per essere ammirata. Si cerca sempre quello stare lì, al centro, a schiena dritta, elegantemente soddisfatti.

Ma è un imbroglio perché per arrivare lì ti sei lacerato l’anima, hai attraversato delusioni e anche dolore. E dov’eri quando il mondo intorno a te crollava? Dov’eri? Lanciato dritto verso il tuo centro senza vedere niente?

No, c’eri, ma se non ti fermi a guardare, non lo capisci. Ed è un peccato.

Ecco, sono centosessanta pagine che portano subbuglio. Sono centosessanta bellissime pagine che portano subbuglio perché ti fanno riflettere. E stai in bilico sul bordo di un precipizio a pensare se devi fermarti a capire il senso della vita, oppure correre e basta perché intanto le cose che sono nell’aria ci sono comunque, anche se non ti incanti davanti a loro. Anche se non senti quel vento che le fa volare.

Che cosa è che ti condiziona, ti esalta e ti uccide? Sono Le cose che sono nell’aria, appunto. E non poteva esserci titolo più azzeccato per questo romanzo di Giampaolo Manca, edito da La Zattera edizioni, Cagliari.

Il libro inizia dove finisce la carriera del giudice Filippo Roversi.

Il protagonista di punto in bianco decide che vuole abbandonare la toga per fare l’avvocato. Perché? Perché quel male di vivere che patisci, e che non riesci a diagnosticare, ti porta fuori da te stesso senza avviso; piano piano su un piano inclinato.

E allora il magistrato mette in pausa la vita e si ritira nel suo piccolissimo paese natale per scrivere una sentenza che sia speciale. Fuori dalle contaminazioni e da quella fredda razionalità che porterebbe a un giudizio obbiettivo, asettico e tecnicamente perfetto, ma forse inutile. E invece no, si devono recuperare i valori e quel senso della vita che fa capire la bellezza della Cose che sono nell’aria, e giudicare sulla strada dell’umanità.

Perché siamo tutti persone fallibili, chi sbaglia e chi condanna.

Il processo su cui deve scrivere la sua ultima sentenza da magistrato riguarda un caso di omicidio stradale: un automobilista investe e uccide una ragazza che attraversava la strada. Ma per Filippo è un dramma già vissuto, perché la sua vita è stata scalfita terribilmente da un episodio analogo quando, da giovane, un amore accecante lo aveva travolto come una slavina.

Per un giorno aveva vissuto una follia d’amore affamata di emozioni e di sensualità, forte e definitiva come la morte. Ma la nera signora lo aspettava dietro l’angolo. Anzi aspettava Marta, la sua Marta su una strada qualunque di Perugia, in un’alba speciale, dopo una lunga notte di Marta e solo Marta. La attendeva per scrivere la parola fine col sangue su una brutta riga d’asfalto.

I colori sfumati dell’alba, e lasciare la vita lì, senza una ragione, senza un motivo, falciata da un pirata della strada. Per lui una sentenza senza appello; fine pena: mai.

E ora, ritiratosi nel suo paesino, deve trovarla lui, la ragione e il motivo, per condannare e giudicare. Ma ci mette un tempo infinito, perché sbrogliare il se stesso che era prima e confrontarlo col sé stesso che è diventato è come guardarsi in uno specchio rotto, mancano i pezzi. E mancano tanti tasselli, ma vanno tutti a scovarlo mentre è in ritiro lì, nella sua vecchia casa di un paese sperduto.

Giampaolo Manca
Giampaolo Manca

Tutti i ricordi, tutte le cose vissute fin in fondo, e quelle passate vicino senza averle capite vanno a bussare alla sua vecchia porta sgangherata.

Tanti personaggi si mettono in fila capitolo dopo capitolo portando tutti qualcosa come i Re Magi. Portano in dono una tessera persa del suo puzzle. Ognuno una riflessione, un sentimento, un dolore che non possa, o una sorpresa, e tutti insieme sono una corte dei miracoli che ricompongono il mosaico della sua vita.

Ecco che quel fermo forzato nel suo piccolo paesino gli fa scoprire la vita, lo porta dove la vita scorre e si vedono Le cose che sono nell’aria.

Giampaolo Manca scatena tutta la sua bravura anche nei personaggi che sembrerebbero marginali. Ma di marginale, lo capiamo insieme al protagonista, non c’è niente. Tutto ha un senso e tutti portano un piccolo dono su un cuscino di velluto rosso.

Ogni personaggio una storia, quasi un piccolo libro. E via avanti con il prossimo, che ti colpisce, e rimane ben fisso nei fotogrammi del libro.

Forse un romanzo di formazione in una età che la formazione dovrebbe essere già compiuta. Oppure anche con questo Manca strizza l’occhio al lettore perché la formazione non finisce mai.

 

Written by Pier Bruno Cosso

 

Bibliografia

Giampaolo Manca, Le cose che sono nell’aria, La Zattera, 2017

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *