“Mara. Una donna del Novecento” di Ritanna Armeni: un romanzo storico sul Fascismo

“Sono pronta, non vado neppure a controllare allo specchio. Camicetta bianca stirata benissimo, senza una piega, le scarpe lucide, i pantaloni corti neri mi stanno ancora bene, sono più aderenti dell’anno scorso, ma non importa, i capelli stretti in una treccia…”

Mara. Una donna del Novecento di Ritanna Armeni
Mara. Una donna del Novecento di Ritanna Armeni

È sul filo cronologico di eventi del passato che il romanzo storico Mara. Una donna del Novecento di Ritanna Armeni, scrittrice e giornalista, ripercorre il fenomeno che va sotto il nome di Fascismo.

Pubblicato nel 2022 dall’editore Ponte alle grazie, Mara. Una donna del Novecento gode di una suddivisione in tre parti, ciascuna scandita da un preciso ordine temporale.

“Avrei voluto capire meglio quel che era successo e che aveva mosso in agitazione tutta la comunità ebraica ma non mi è stato possibile…”

Il racconto, ambientato nella Roma dell’epoca, è filtrato dallo sguardo di Mara, adolescente nell’incipit del romanzo, investita dall’autrice a raccontare le sue personali ambizioni, il contesto familiare in cui vive e la realtà storica che le appartiene. Che, per circa venti anni, ha visto l’Italia sottoposta al regime autoritario guidato da Benito Mussolini, e leader indiscusso per Mara e Nadia, la sua amica di sempre, il quale rappresenta l’ideale del buon padre di famiglia votato agli interessi nazionali. Al fine di fare dell’Italia un grande paese.

La narrazione del romanzo prende il via dall’anno 1933, anno che dà inizio alla prima parte del libro, per concludersi poi alla soglia del 1938. Periodo che vede Mara, Nadia e Giulio, fratello di Nadia, seguire fedelmente i dettami del duce, partecipando con entusiasmo alle adunate e alle manifestazioni sportive riservate ai giovani. Frequentazioni a cui le due aderiscono con passione, anche perché condivise dalle loro famiglie d’origine.

D’altra parte, il consenso tributato all’epoca a Benito Mussolini da gran parte della popolazione è cosa nota; era quindi nell’ordine naturale delle cose non trasgredire ai principi promulgati dal fascismo e fatti propri dai protagonisti fin dalla più tenera età.

Mara e Nadia abitano a poca distanza da piazza Venezia, dove ha sede lo storico balcone da cui il duce si affacciava con proclami e discorsi ad effetto. Discorsi, che fanno fibrillare i loro giovani cuori e a cui i giovani si abbeverano ciecamente.

Nella seconda parte del romanzo viene considerato il periodo che va dal 1938 al 1943, ed è con dovizia di dettagli che la giovane Mara racconta la sua quotidianità, in seno alla propria famiglia, quella dei suoi parenti e dei suoi vicini di casa. Tutti emotivamente partecipi all’evoluzione degli eventi che hanno visto l’Italia intraprendere le imprese coloniali in territorio d’Africa, le quali avrebbero dovuto assegnare all’Italia un Impero. Proposito crollato nel più misero dei modi.

Sarà la guerra a riportare la popolazione dentro al perimetro di una devastante realtà, riportata nella terza parte del romanzo, che racconta gli anni che vanno dal 1943 al 1946. Durante il quale, agli eventi bellici si affianca uno sviluppo narrativo che vede la protagonista prendere consapevolezza dello sconquasso sociale ed emotivo portato dalla guerra, motivo per cui vede naufragare ogni suo sogno, soprattutto quello di diventare scrittrice.

Ma non saranno soltanto i sogni della gente ad essere infranti; anche i più elementari bisogni umani, come quello di alimentarsi, vista la pochezza del cibo da mettere in tavola, saranno per molti motivo di ripensamento circa l’operato del duce.

Periodo, in cui le donne sostituiscono gli uomini impegnati al fronte, anche in lavori considerati prettamente maschili. Donne, lusingate dai suoi proclami per cui hanno donato i loro pochi averi al regime, la fede nuziale in primis, e poi schiacciate dallo stesso, nel momento in cui hanno visto cadere sotto la scure degli eventi bellici mariti, figli e fratelli.

Presa consapevolezza della tragica situazione in cui versa l’Italia, Mara non sconfessa il suo credo fascista e la sua fiducia in Mussolini, ancora considerato da lei e da Nadia un pater familias.

Ritanna Armeni
Ritanna Armeni

Ma, un inevitabile cambiamento, lento ma imponderabile, avviene in lei, che la porta a misurarsi con una grande amarezza che prende il sopravvento sulle sue altre emozioni: dopo aver inneggiato a un modello storico che non ha avuto corrispondenza nella realtà, la giovane, e con lei il resto della popolazione, vede crollare ogni aspettativa riposta nel regime.

“Lina riesce a fare previsioni e analisi insospettabili. Dice di non capire molto di politica e di volere solo vivere in pace, invece capta gli avvenimenti, con un intuito veloce li mette insieme, li sintetizza e trae le conclusioni…”

Infine, è il 1946 quando la protagonista e con lei per la prima volta le donne italiane, dopo la caduta di Mussolini, devono votare per scegliere tra Monarchia o Repubblica.

Svolta narrativa finale che porta all’epilogo il bel romanzo dell’Armeni. Che è sì un romanzo storico, e perciò motivo di approfondimento per il lettore; ma grazie ad un registro di scrittura fluido e accattivante si presenta come una lettura gradevolissima da apprezzare in toto. Come riferito dall’autrice a fine libro, scrivere di una donna fascista calandosi nei panni di Mara, è stata per lei una sfida letteraria.

Sfida realizzata in maniera più che egregia, rispettando l’obiettivo che si era posta, descrivendo persone e situazioni in maniera oggettiva, senza lasciarsi trascinare in alcuna polemica, che avrebbe potuto deviarla dal suo intento. Perché l’Armeni ha realizzato il suo romanzo senza emettere giudizi di sorta su ciò che il fascismo ha rappresentato per il paese, attestando così di non essere un’intellettuale di parte, ma un’autrice impegnata a dare conto della realtà dei fatti in una rappresentazione quanto mai attenta ed equilibrata.

“Mi sono svegliata due ore prima per la fila al fornaio. C’erano già un centinaio di donne. Pazienti, silenziose, rassegnate aspettavano il loro turno. Ci ho messo un’ora e mezza per le quattro pagnotte che mi spettavano…”  

Mara. Una donna del Novecento è dunque un romanzo davvero arricchente, che testimonia gli eventi storici che hanno attraversato l’Italia nel ventennio fascista.

Oltre a testimoniare il pensiero e il sentire di due giovani donne vissute in epoca fascista, ma che non parla soltanto delle protagoniste del libro, ma di tutte le donne vissute in un’epoca storica oscura. E ciò grazie anche alla struttura del romanzo che, in un’alternanza di capitoli, allo sviluppo narrativo di stampo storico si accompagnano riferimenti e riflessioni riguardanti l’universo femminile e la condizione delle donne nel contesto storico del fascismo.

“La pioggia dell’ultimo giorno di aprile è triste e fastidiosa. Sporca la primavera appena iniziata, cancella il benessere conquistato col primo sole caldo. Devo studiare, a giugno darò tre esami, ma non ne ho voglia…”

 

Written by Carolina Colombi

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *