“Mor. Storia per le mie madri” di Sara Garagnani: graphic novel per comunicare in un modo atavico

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Mor. Storia per le mie madri” di Sara Garagnani (Add editore, 2022) è una storia al femminile che inizia con l’infanzia della madre dell’autrice in Svezia, Annette.

Mor. Storia per le mie madri di Sara Garagnani
Mor. Storia per le mie madri di Sara Garagnani

Il padre è assente per lavoro, le giornate passano con il fratello nella neve e a scuola, ma quando entrambi tornano a casa trovano una madre austera, indispettita, spesso arrabbiata.

L’umore della madre, Inger, cambia di colpo inspiegabilmente.

Un animo inquieto e ferito che dimostra le sue debolezze nella rabbia e in punizioni abnormi rispetto alla colpa: apparecchiare la tavola, sistemare la stanza sembrano prove difficili da superare per i due bambini. Non solo, i due fratelli vengono spesso messi l’uno contro l’altro per un pizzico di affetto materno.

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Inger non è felice, una donna in lotta con se stessa, con il proprio passato. Una ferita da ricucire che passa di generazione in generazione per via femminile.

Olga, la bisnonna dell’autrice era una donna autoritaria, entrambe le figlie hanno avuto difficoltà nelle relazioni familiari. Annette segue la madre lungo i suoi spostamenti, a casa dei vari compagni che diventano pietre d’inciampo molto in fretta e diventano un nuovo pretesto per colpevolizzare i figli, per dare assenze e incomprensioni.

Il legame con la madre, sia Inger che Annette non riescono a ricucirlo durante la crescita, non c’è nessun tipo di comprensione, di scuse, di abbraccio. Esiste lo scontro, la rabbia, il chiudersi in se stessi, nessuna comunicazione.

Soltanto a distanza di anni e per vari problemi di salute di Annette, è Sara, l’autrice del libro e figlia a sua volta che deve riprendere in mano quel filo, con cura ritrovarne l’inizio, se un inizio esiste, dipanare una matassa diventata troppo intrigata nel corso degli anni, unire i bordi degli strappi, non trovare il perché di ogni gesto e azione, ma vedere l’insieme delle conseguenze e analizzare i sintomi.

Tutto sembra avere un motivo profondo: quel cordone ombelicale che non viene reciso con la nascita diventa un male psicologico, la mancanza di amore è mancanza di sostegno per crescere e per la serenità.

Mor in svedese significa madre, mormor è nonna. La madre ritorna sempre anche nelle generazioni future. I simboli della graphic novel diventano un modo per sostituire le parole, comunicare in un modo atavico senza frasi articolate, con un linguaggio basilare, su dati certi.

Più volte la realtà viene spezzettata in tanti quadrati in una sola tavola, sono le pagine che mi hanno dato l’idea delle tessere a cui dare un senso, una mancanza a volte rappresentata come un puzzle di cui mancano i pezzi. La realtà si mescola a suggestioni visive, analisi psicologiche a posteriori dell’autrice, forti immagini che ne richiamano altre. I colori riescono ad accentuare il senso delle singole emozioni, ad esempio quando ci sono scene di rabbia il colore usato è il rosso.

A volte ci sono cose che non si possono spiegare, nemmeno condannare.

Sara Garagnani non colpevolizza la sua famiglia, una generazione di donne non amate, sole, dove gli uomini non sono stati mai un aiuto, a volte un danno.

Alla fine c’è il perdono, il conforto di una madre che si ritrova e si scopre veramente soltanto troppo tardi durante la malattia.

Sara Garagnani
Sara Garagnani

I disegni diventano una chiave di lettura di un universo personale, una storia di madri che diventa quella di una figlia, ma anche di altre figlie e madri che hanno vissuto percorsi di crescita simili. Disegni che riescono a far rivivere quel mondo fatto a pezzi, vivisezionato, spezzettato, ma anche radioso in parte e a volte incomprensibile. Molti i disegni con fondo nero e linee attorcigliate in cui non c’è via di fuga. Acquerelli in sfumature di grigio che richiamano il gelo svedese. Colori più accesi nel periodo italiano.

Linee che ritornano e riportano indietro nel tempo, quello che accade non è solo una storia personale. Ci sono molte donne che hanno vissuto lo stesso modello educativo, che hanno problematiche e difficoltà di riportarsi ad una madre per mancanza di affetto, di comprensione, di aiuto. Sara è riuscita a raccontare in modo molto personale e toccante una storia che non avrei mai detto potesse interessarmi così nel profondo perché ho avuto una infanzia e una genealogia personale del tutto diversa. Nonostante questo ho capito quali sono o possono essere le difficoltà di potersi liberare da costrizioni mentali e da legami non visibili che rimandano al passato famigliare.

Si legge con attenzione, la lettura procede lentamente e all’inizio non si capisce in che direzione andrà la storia perché i personaggi si scoprono poco a poco. Ci sono episodi molto violenti, parole non dette che ne racchiudono altre molto forti e un modo personale dell’autrice di delineare l’ambiente freddo della Svezia ed equipararlo all’interno della casa di Annette.

In questa graphic novel vengono raccontate più storie che hanno senso nella visione complessiva, soltanto a fine lettura anche abusi psicologici, rabbia repressa e depressioni riescono ad avere un nome ed essere collegate ad una unica parola: mamma.

Mamma non è un termine rassicurante, al contrario ci mostra il suo lato nascosto pieno di fragilità, una visione di un mondo femminile che ferisce e non accoglie.

Solo nelle pagine finali c’è il ribaltamento e la comprensione di una figlia verso sua madre o forse il contrario. Molto commovente, crudo e sincero. Lettura davvero consigliata perché apre un mondo visivo e psicologico in cui un filo non chiude le ferite, quelle rimarranno, ma lascia spazio ad un cielo meno grigio e a un fardello meno pesante da portare.

 

Written by Gloria Rubino

 

 

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