“Scomparsi – Emanuela Orlandi” docu-serie condotta da Pietro Orlandi: una ferita ancora aperta

“Una preghiera per Emanuela, rapita, di cui siamo tutti preoccupati insieme con la sua famiglia. Per parte mia, posso assicurare quanto umanamente possibile per la soluzione della dolorosa vicenda. Voglia il Dio concedere per la trepidazione di questi giorni la gioia degli abbracci.” – Giovanni Paolo II

Scomparsi _ Emanuela Orlandi
Scomparsi _ Emanuela Orlandi

Fra gli eventi drammatici del Novecento italiano, la scomparsa della giovane Emanuela Orlandi è stato uno dei più eclatanti.

“Sono sicuro che, in qualunque modo, il Vaticano c’entri qualcosa. Un papa non fa sei appelli in totale per una ragazza scomparsa…” – Pietro Orlandi

Trentotto anni sono lunghi, anzi lunghissimi, per una famiglia che si è spesa oltre ogni misura per conoscere una verità che le è stata da sempre negata. Un arco temporale avvolto da un impenetrabile mistero, durante il quale hanno fatto la loro comparsa persone e situazioni che non potrebbero essere più distanti fra loro, perché partecipi di un intrigo indistricabile, ordito da chi e per quale motivo, ancora oggi, non è dato sapere.

A proporre il drammatico episodio è la piattaforma on demand Nexo Plus, della Nexo Digital, con un documentario dove si riferisce della vicenda, quanto mai scabrosa, della sparizione della giovane cittadina vaticana scomparsa nel nulla in un pomeriggio del 1983.

Il reportage dedicato ad Emanuela vede Pietro Orlandi, suo fratello, ripercorrere sul filo di un ricordo lucido e dettagliato, l’angosciante vicenda che ha minato il destino della sua famiglia.

Interviste, dichiarazioni di giornalisti, dell’avvocato di famiglia, spezzoni di TG dell’epoca, i quali hanno offerto la loro testimonianza al fine di dare completezza ad una narrazione quanto mai sofferta.

Da ciò che è emerso dalle indagini, anche se la verità è ancora lontana da venire, una è l’ipotesi più accreditata di altre: quella del rapimento. Ovviamente con intenzioni bieche e controverse.

Se di rapimento si è trattato, come riferito da Pietro Orlandi, lo scopo sarebbe stato un riscatto che ha visto il coinvolgimento anche dello Stato del Vaticano. Riscatto per vedere la giovane restituita alla propria famiglia.

Entrato a forza in questa vicenda, il Vaticano è il luogo in cui Emanuela con i suoi familiari viveva: il capofamiglia, Ercole Orlandi, era allora impiegato presso la Prefettura vaticana. Naturale quindi che gli Orlandi abitassero entro le solide mura dello Stato del Vaticano. Come inevitabile, anche se non accettabile, è la segretezza dietro cui si sono nascosti alcuni prelati.

“Emanuela è stata rapita, sottratta volontariamente alla sua famiglia. Ritengo si stata ‘oggetto’ di ricatto ancora attuale.” – Avvocato della famiglia Orlandi

Ma veniamo alla sequela dei fatti.

Così come Pietro Orlandi li ha ricostruiti grazie all’eccellente documentario proposto da Nexo Plus.

È il pomeriggio del 22 giugno 1983 quando Emanuela, di soli 15 anni, non fa ritorno a casa.

Dotata di talento musicale, con un promettente futuro da musicista, ha partecipato a una lezione di musica in una scuola situata all’esterno del Vaticano.

Scomparsi _ Emanuela Orlandi
Scomparsi _ Emanuela Orlandi

Terminata la lezione, in una breve conversazione telefonica con la sorella, la ragazza ha dichiarato di essere in ritardo a causa della lentezza dei mezzi pubblici.

Nel frangente, le racconta anche di un episodio piuttosto anomalo: un uomo l’avrebbe avvicinata offrendole un lavoro part time. Dopo di che della giovanissima non si ha più notizia.

Angosciati, i familiari ne denunciano la scomparsa che dà il via alle prime indagini.

Sono molte le segnalazioni che arrivano da ogni dove, anche se in certi casi mancano dei riscontri specifici. Se non per quanto riguarda l’indicazione di un vigile urbano in servizio davanti al Senato, il quale conferma di aver visto la giovane intrattenersi con un uomo. Mentre la testimonianza di un’amica racconta che la ragazza si sarebbe fermata, invece, a parlare con una donna. Ma il risultato di tali dichiarazioni non porta da nessuna parte: da quei momenti di Emanuela si perdono le tracce.

A quel punto non si può parlare che di rapimento, il quale echeggia con forza in Piazza San Pietro durante l’Angelus del 3 luglio 1983 recitato da papa Wojtyla. Appello, che suscita enorme clamore, per l’invocazione rivolta da Giovanni Paolo II ai rapitori, il quale chiede che la giovane non sia trattenuta contro la propria volontà.

A seguire, qualche giorno dopo, una telefonata alquanto ambigua arriva presso la sala stampa vaticana. Che si riferisce ad un personaggio di cui la cronaca ha dato conto in occasione del ferimento del papa nel 1981: si tratta di Alì Agca, l’uomo che ha attentato alla vita di Karol Wojtyla.

Durante la conversazione, l’interlocutore reclama uno scambio di persona fra Emanuela, tenuta presumibilmente in ostaggio dalla banda criminale dei Lupi grigi di cui l’attentatore fa parte, e il terrorista. La pista, però, considerata inattendibile, viene presto smentita, e porta a una battuta d’arresto delle indagini.

A riaccendere l’attenzione sulla scomparsa della giovane è la trasmissione di RAI 3 Chi l’ha visto?

È il 2005 e alla redazione del programma arriva una telefonata anonima, durante la quale si indica nella persona di un malavitoso ucciso il tramite per avere notizie di Emanuela.

Il luogo di sepoltura di tale De Pedis è la Basilica di Sant’Apollinare, una delle chiese storiche di Roma. Luogo alquanto inusuale per custodire le spoglie di un uomo che aveva molti conti in sospeso con la giustizia.

Comunque sia, i dovuti accertamenti in proposito vengono fatti, e corrispondono a verità.

Perché Renatino, così come veniva soprannominato Enrico de Pedis, boss della Banda della Magliana, è stato sepolto nella Basilica.

Ma perché De Pedis è entrato in una vicenda che riguarda una famiglia per bene?

Lui, un criminale incallito cos’ha da spartire con gli Orlandi?

Quello di cui si ha contezza è che i collegamenti fra il Vaticano e la banda esistevano davvero.

Renatino sarebbe stato in contatto con Paul Marcinkus, già vescovo e segretario dello IOR, la banca vaticana. Che avrebbe impiegato i soldi della Banda della Magliana in investimenti, che adesso esigeva, tramite il rapimento di Emanuela, la restituzione del denaro da parte del Vaticano.

La giovane sarebbe stata un ostaggio importante in mano ai criminali, e diventata perciò, anche in questo caso, merce di scambio.

La drammatica vicenda legata alla sparizione di Emanuela rimane avvolta dal silenzio per un lungo periodo, fino a quando l’ipotesi di una pista legata al mondo della pedofilia apre un nuovo scenario. Che si intreccia con personaggi più o meno equivoci. La Loggia massonica P2, per esempio, nella persona di Licio Gelli; o Roberto Calvi, altro protagonista della complessa vicenda.

È infine il 2015 quando la Procura chiede l’archiviazione dell’inchiesta; cui seguono anni di silenzio anche mediatico.

Ma l’attenzione è nuovamente puntata su Emanuela quando vengono recuperati alcuni reperti ossei durante i lavori di restauro della Nunziatura Vaticana. Si ipotizza possano appartenere a Emanuela, ma la questione, anche questa volta, si conclude con un nulla di fatto.

Per arrivare al 2019, quando una lettera anonima raggiunge l’avvocato della famiglia Orlandi.

Il luogo su cui puntare l’attenzione è in questo caso una tomba del Cimitero Teutonico. Ma, al momento dell’apertura di due loculi, si recuperano soltanto ossa che non appartengono a Emanuela.

Scomparsi - Emanuela Orlandi
Scomparsi – Emanuela Orlandi

A quel punto, l’inchiesta, archiviata definitivamente dal Vaticano nel 2020, chiude uno dei capitoli più tristi della storia italiana.

Anche se oggi, Pietro Orlandi, affiancato dalle sorelle, continua a portare avanti una battaglia contro il tempo e la negligenza. Una battaglia legata a ipotesi e congetture, ma ricostruita capillarmente nel documentario con passaggi che vedono la famiglia Orlandi non perdere la speranza di riabbracciare Emanuela.

Vicissitudini, le loro, che suscitano ancora interesse perché hanno chiamato direttamente in causa il Vaticano.

“Perché coinvolge il Vaticano. Emanuela era, ed è, una cittadina vaticana e questo rappresenta un unicum nella storia. Non esiste un altro caso di scomparsa analogo, una vicenda in cui il Papa si sia preso la briga di intervenire in prima persona. Ci sono tutta una lunga serie di elementi che hanno reso il caso ancora così attuale. E per noi lo è e lo sarà ancora perché finché non ci saranno elementi che ne proveranno la morte, noi continueremo a cercarla come fosse viva.” – Avvocato famiglia Orlandi

Raccontato con perizia documentaristica ineccepibile, il reportage scandaglia molti dei possibili scenari, già approfonditi all’epoca della sparizione di Emanuela. Ipotesi, molte delle quali sono poi state confutate in seguito a riscontri non veritieri o inaccettabili, che danno la misura della complessità dell’indagine con cui gli inquirenti si sono confrontati. Non venendo, purtroppo, a capo di nulla.

“Noi continuiamo le nostre indagini difensive. Qualcuno, anche se con una certa reticenza, comincia a raccontare qualcosa. Vediamo se è vero, se si tratta di informazioni attendibili. Di sicuro, faremo tutto quello che serve per arrivare alla verità. Dopo 38 anni di dolore, la famiglia Orlandi merita la verità.” – Avvocato famiglia Orlandi

 

Written by Carolina Colombi

 

Info

Guarda il documentario su Nexo Plus

 

 

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