“Artemisia Gentileschi. Pittrice guerriera” docufilm di Jordan River: una donna oltre le convenzioni dell’epoca

“Ho voluto realizzare quest’opera per raccontare anche la dimensione interiore di un’artista, anche in questo caso, una donna. Nei documentari d’arte la dimensione spirituale è quasi assente. Penso che un pittore ‘maturo’, quando realizza dei capolavori, non si limiti a come dare colore e abbellire i salotti dei regnanti, ma esprima anche e, soprattutto, una visione interiore dell’esistenza umana…” – Jordan River, regista

Artemisia Gentileschi. Pittrice guerriera
Artemisia Gentileschi. Pittrice guerriera

A raccontare di Artemisia Gentileschi, pittrice-simbolo dell’arte italiana, è un docufilm realizzato nel 2020 dal regista Jordan River.

Prodotto da Delta Star Pictures e trasmesso da alcune piattaforme online, fra cui Amazon Prime Video, è un viaggio nella vita della pittrice attraverso la sua produzione artistica. A partire dai suoi inizi, nello specifico nel 1623, anno in cui viene ammessa a frequentare l’Accademia del disegno presso Firenze: fatto inedito per una donna dell’epoca.

Sono dunque le opere di Artemisia a parlare per lei nel docufilm Artemisia Gentileschi. Pittrice guerriera, tracciandone un profilo umano e professionale minuzioso, e mostrando i suoi capolavori oggi conservati in musei di livello internazionale: il Detroit Institute of Arts, Columbus Museum of Art, Palazzo Reale di Madrid, Galleria Spada a Roma, a cui aggiungere collezioni private.

“L’unica donna in Italia che abbia mai saputo cosa sia pittura, colori e impasto e simili essenzialità” – Roberto Longhi, 1916

Nata l’8 luglio del 1593, fin dall’infanzia Artemisia denota un talento superiore a quello dei suoi fratelli maschi; sollecitata a farne buon uso anche da suo padre, Orazio Gentileschi, valido pittore ed esponente del caravaggismo romano.

La frequentazione della bottega di suo padre è costante, tanto che la sua inclinazione ha occasione di esplicitarsi con un sapiente uso del disegno come della mescolanza e preparazione dei colori che daranno luminosità ai suoi dipinti.

Artemisia, interpretata nel film dall’attrice Angela Curri, è un’eccellente esponente del periodo Barocco, ed è pittrice che abbraccia lo stile del Caravaggio, artista che ha occasione di conoscere e con cui si confronta.

Seppur la datazione delle sue opere mostra qualche dubbio, e perciò di non semplice collocazione temporale, è certo che la Gentileschi affronta una pittura ‘alta’, nonostante le siano precluse le pale d’altare. I suoi dipinti hanno carattere piuttosto conflittuale, sia per il tema come per l’aspetto figurativo.

La sua pienezza di pittrice esprime una forza incisiva che va oltre le convenzioni dell’epoca, manifestando grazie alla sua padronanza pittorica grande creatività riconosciuta anche dagli artisti a lei coevi. È dal padre che assorbe lo stile caravaggesco, anche se rivolge il suo interesse pittorico a un naturalismo più drammatico, soffermandosi su aspetti crudi del quadro pittorico, con lo scopo di aggiungere pathos e carica emotiva alla rappresentazione.

Artemisia Gentileschi. Pittrice guerriera
Artemisia Gentileschi. Pittrice guerriera

I soggetti sacri e biblici da lei raffigurati abbandonano il modello iconografico convenzionale, tracciando colori e forme in una visione ravvicinata rispetto allo spettatore, tesi a drammatizzare il contatto con lo stesso. Esplorando, al contempo, atmosfere intime, fino a raggiungere, grazie anche a effetti chiaroscurali plasmati tramite la luce della candela, una maturità pittorica di notevole livello. Non indugiando su soggetti fino ad allora appannaggio di pittrici donne, quali nature morte, o altre tematiche legate al mondo femminile.

I suoi modelli pittorici sono impegnativi; raffigura soggetti sacri e scene bibliche da cui traspare un enorme vigore espressivo, rappresentato dal dolore e dalla rabbia espressi dalle figure da lei delineate. Dove, a contraddistinguere il suo stile, sono tinte forti e giochi di luci e ombre creati con maestria. Sebbene, intorno al Seicento, affermarsi in un campo di dominio maschile non era affatto facile. Tutt’altro! Ma è proprio grazie al suo talento e a un impegno oltremodo totalizzante che Artemisia riscuote successi importanti.

“Nel realizzare questo documentario volutamente un po’ didascalico (proprio per fornire agli spettatori gli strumenti utili per ogni livello di conoscenza, rendendolo accessibile a tutti) volevo ripercorrere tutta la vita dell’artista, senza però ridurlo a un mero racconto biografico.” – Jordan River, regista

Ma, oltre alla sua abilità pittorica, che metterà a frutto nel corso degli anni, l’episodio che rende memorabile la figura di Artemisia donna è uno, più di altri: la determinazione con cui vuole veder processato Agostino Tassi, suo stupratore.

Ed è ciò che la fa assurgere a simbolo femminista; in quanto pur di vederlo punito accetta anche di essere torturata. Purtroppo, durante il dibattimento, la ragazza si trova a sua volta ‘processata’; viene, infatti, messa in discussione la brutalità subita, oltre che essere oltraggiata, dovendo descrivere nel particolare come si sono svolti i fatti.

Ma, circostanza ancora più grave è che le vengono costrette le falangi, strumento di lavoro indispensabile per un artista, in una morsa strettissima. Una tortura a cui lei risponde però con forza e determinazione: qualità che le appartengono caratterialmente. Mentre la pena che viene inflitta al Tassi è lieve, e non ripaga certo Artemisia della violenza subita.

Comunque siano andati i fatti successivi allo stupro, il docufilm mette in luce la caparbietà della giovane Gentileschi che non si piange addosso, ma trova in sé la forza per portare avanti il suo cammino di vita non sempre facile. Dopo aver contratto matrimonio con un mediocre pittore, allietato poi dalla nascita di tre figli, si trasferisce a Firenze, città dove dà inizio a una brillante carriera. Ottenendo commissioni anche da importanti famiglie fiorentine, fra cui i Medici.

Artemisia Gentileschi. Pittrice guerriera
Artemisia Gentileschi. Pittrice guerriera

Intrattiene amicizie anche con Michelangelo il giovane, nipote del Buonarroti, e stabilisce con Galileo Galilei un certo affiatamento. Mantenuto poi vivo grazie a un loro cospicuo carteggio, durante il quale la pittrice chiede allo studioso consigli e suggerimenti per ottenere pagamenti che le spettano, ricordandogli anche l’apprezzamento di alcuni regnanti delle diverse corti europee che le hanno commissionato dei lavori, i quali hanno riscosso grande successo.

Intorno al 1627 Artemisia raggiunge Venezia, e anche qui ottiene apprezzabili commissioni. Quando poi successivamente si trasferisce a Napoli è per lei l’occasione di un nuovo inizio. A parte una breve parentesi per raggiungere il padre e assisterlo fino alla morte in quel di Londra, si stabilisce a Napoli dove si spegne nel 1653.

“Penso che la vita di Artemisia e le sue opere possano oggi farci immergere nella potenza dell’arte sul piano emozionale e comprendere ciò che vive nell’animo di un artista a tratti oppresso da quelle circostanze quotidiane che a volte la vita può riservare a un essere umano” – Jordan River, regista

È il 1610, o probabile il 1611, quando Artemisia dà vita a una delle sue opere più significative che ne decreta l’ingresso a pieno titolo nel mondo dell’arte.

Si tratta di Susanna e i vecchioni da cui si evince sia il realismo proprio del Caravaggio, come l’influenza di Annibale Carracci, artista di scuola bolognese.

Opera intensa, ricca di pathos, che esprime una scena di esplicita violenza in cui una donna è sottomessa da due uomini al loro volere. Elaborato con particolare attenzione all’anatomia dei personaggi e al sapiente uso di luci e ombre per esaltarne i volumi, è dipinto nel quale si può leggere un’accusa lanciata dal soggetto femminile ad Agostino Tassi, tanto da poterla definire un’opera in parte autobiografica.

Giuditta che decapita Oloferne è probabile opera del 1612. Dipinta appena terminato il processo, alcuni storici pensano che sia frutto del sentimento dell’artista. Intrisa di un acceso realismo, dall’uso intenso dei colori, illuminati da una luce radente, si evincono plasticamente le forme dei personaggi.

Giuditta con la sua ancella è opera la cui realizzazione potrebbe risalire al 1618 o 1619. Dipinta durante il suo soggiorno a Firenze, l’illuminazione che si sofferma sulle due donne è probabile luce proveniente da una candela, la quale aumenta la drammaticità della scena. È opera che esemplifica la abilità di Artemisia di saper ricreare effetti chiaroscurali mirati.

Conversione della Maddalena - Artemisia Gentileschi
Conversione della Maddalena – Artemisia Gentileschi

Conversione della Maddalena è opera dalla evidente tematica femminile in cui la pittrice si misura con la storia della Maddalena, l’unica donna discepolo di Gesù. Abbigliata con un abito color dell’oro, è colore che dà al personaggio un aspetto di nobiltà ed eleganza, a differenza di altre rappresentazioni della Maddalena.

Quella di Artemisia è una storia tutta al femminile, in quanto è stata fra le prime donne che hanno combattuto contro la discriminazione di genere, grazie anche alla sua affermazione professionale. Le sue opere però non rappresentano una voglia di riscatto, e neppure lontanamente sono una forma di sublimazione per la violenza subita; così come sottolineato dal regista nel docufilm Artemisia Gentileschi. Pittrice guerriera.

Film di eccellente stampo documentaristico, grazie anche a interventi e commenti di esponenti del mondo dell’arte, che con il loro contributo hanno dato un ulteriore significato testimoniale, se mai ce ne fosse stato bisogno, al fine di conoscere e apprezzare come merita una pittrice appartenuta a tempi lontani, ma dall’intramontabile fascino artistico. Fra cui Adriana Capriotti, Storica dell’arte; Alessandra Masu, anch’essa Storica dell’arte e collezionista. Oltre a Simon Gillespie, restauratore britannico, il cui ritrovamento del Davide e Golia (1639) è elemento di aggiuntivo riconoscimento di una pittrice che tanto ha dato all’universo artistico, e che tanto ha contribuito all’evoluzione femminile, perché alle donne vengano riconosciuti gli stessi meriti, in certi casi anche superiori, a quelli degli uomini.

 

Written by Carolina Colombi

 

 

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